Traversée Corse Day05 Cargese_ Calvi 109km 1560mD

Arrivo pomeridiano bonorivo: spesa al super di fronte per fare un po’ di aperitivo, poi doccia e diario in attesa di cenare all’Epicerie… costolette d’agnello alla brace, birra di castagna, tortino fondente alla castagna con miele corso doc.
Ok, si può andare a dormire…
Sveglia come di consueto alle 07.00, preparo la bici e scendo per il petite dejouner: spazzolo il buffet senza pietà, regolo il conto e ci siamo…
08.15 e si parte: giù verso la cala sul viscido asfalto del mattino, costeggiare muretti e canneti, riguadagnare quota e tornare sulla D81 che sale. E sale. E continua a salire, ma con calma.
La linea della costa resta alle spalle, e risalgo l’ampia vallata tra pascoli e maquis: passo oltre la “Casa di U Pastore” (09.20 km12), bergerie e fromagerie il cui gregge di capre dalle lunghe corna e dal lungo manto spadroneggia sulla strada.
La quale esegue una stretta curva piegandosi su se stessa e riportandomi all’ombra: sulla mia destra una profonda forra e le scabre pareti ricoperte da arbusti o, dove più dolci, dalla macchia mediterranea.
La salita termina giunto a Bocca San Martnu (09.30 km14 433mslm), gruppo di edifici rurali da cui la strada procede in falsopiano per una decina di minuti: il passo è presidiato da una caserma di Sapeurs (pompieri) e appena sotto ecco il bel villaggio di Piana (09.40 km17).
Il profilo altimetrico dice “discesa” quindi mi rivesto e cazzeggio un po’ di fronte ai ceppi che bruciano sul sagrato: tradizione corsa, suppongo, ne ho già visti altri, nei villaggi…
Esco dal paese, scendo un po’ sui curvoni resi impegnativi dal fondo glissant ed eccomi all’inizio delle “Calanche de Piana” (09.55 km20, sito Unesco): scendere a curve strette tra le rosse pareti e le guglie aguzze, a piombo sul mare, è veramente fico!
Sono almeno otto chilometri all’ombra ed al freddo, col windstopper sbatacchiante, ma ne vale la pena!
A fine discesa attraverso il fiume sul vecchio ponte a Porto di Ota, e sulla riva opposta si torna a salire: togliere strati o sciogliersi (10.15 km29)!
Sole e salita, dunque, sulla bella strada costiera: rocce rosse, gialle e nere a destra, il mare sempre a sinistra.
La discesa dalla panoramica, sinuosa, fredda, scenografica discesa di Porto (10.45 km35) si conclude toccato il fondo di una valle stretta, ricoperta di macchia e aromi, da dove torno a salire, nuovamente al sole.
Raggiungo dunque la Bocca a Pagliaghie (11.00 km38), da cui, guarda un po’, si torna giù.
Da Parrinellu (11.20 km42) una strada prosegue ora in costa, fiancheggiata dall’uscita del paese da colossali eucalipti, una buona fontana d’acqua ghiacciata, muretti a secco, ulivi, boschetti di macchia, capre di cui si odono solo i campanacci… sullo sfondo a sinistra le aguzze creste che digradano nel mare e dividono una cala dall’altra.
A Curzu (11.30 km45) mangio una manciata di corbezzoli, bevo un po’ d’acqua e proseguo, sempre a mezza costa in leggera ma costante salita tra le case di pietra rossa del villaggio.
Finalmente (11.50 km48) si scollina all’ombra, trascurando l’evidente deviazione a sinistra verso un borgo più in basso: proseguo e si apre subito sotto di me una grande baia, circondata di rocce rosse e solcata da un solitario battello che ne agita le acque multicolori.
Si sale ancora, circumnavigando completamente l’ampio arco di costa: incredibile come le due estremità, così vicine in linea d’aria, siano in realtà così lontane se si srotola il nastro asfaltato che le unisce! Conquisto infine un passo che, dalla quantità di stickers su qualsivoglia superficie disponibile, deve essere molto ambito dai motorari: qualche scatto, sosta vestizione e giù dunque lungo la “Strada di I Sensi” (12.30 km62,5), che non solo è bagnata e scivolosa, ma anche riscoperta di sabbia quarzosa e detriti vari, alcuni anche di medie dimensioni… raddoppiare la prudenza, come minimo!
La gelida discesa termina depositandomi a fianco del letto di un fiume (13.00 km74) sulla cui sponda sonnecchia un borgo con alcune abitazioni turistiche e bed and breakfast, ovviamente attualmente chiuse: proseguo tenendo il fiume a destra, e all’incrocio in direzione Calenzana e Calvi per attraversarlo.
È bello largo e scorre in una ampia distesa di alberi, arbusti e pascoli umidi: è la valle del Fangu, e a poche centinaia di metri da questo ponte si vede il corso d’acqua sboccare in mare.
La strada, invece, si allontana, ovviamente in salita, nella direzione opposta: via qualche strato e pedalare!
Si sale, poi, immancabilmente, si scende: l’asfalto però è molto malmesso, in questo tratto, decisamente sconciato dal tempo e dalle intemperie, e nonostante le ruote ciccione è meglio non prendere le buche troppo di grinta!
Quasi a fine discesa una ciminiera e dei grandi fabbricati diroccati emergono dal fitto bosco e dalla garrigue: sarà una ex miniera (13.50 km87)? Boh, ma poco lontano sulla mappa appare il nome Argentella… chissà?
Asfalto sempre più bisognoso di cure, zona umida litoranea a separare dune e appezzamenti agricoli, maquis sempre più fitto che, finalmente, lascia posto ad una zona a pascolo e vitigni mentre la strada risale e, nuovamente, si scollina (14.20 km93,5).
Si perde quota e si torna a vedere il mare: si scende, si pedala in quota, si scende ancora, ritrovo quattro asini perduti che un cacciatore locale sta cercando con segugi (doveva chiamarmi prima!), ed infine si giunge al bivio che conduce al faro che domina il capo (15.00 km106) oppure a Calvi, lungo la strada principale finalmente ritrovata.
Scelgo la seconda opzione e, con un’ultima discesa, raggiungo lo spiazzo sotto ai bastioni della bella cittadella fortificata, ai cui piedi sta il port de plaisance… sullo sfondo le montagne innevate: che spettacolo (15.10 km109)!