Dìa05, Mercoledì 17, Monesterio-Calzadilla de los Barros, 30,5km
Anche qui, come ieri… 30,5km e qualcosina in più, speriamo che la serie si interrompa!
Dunque: sveglia alle 05.45, zaino già impostato ma da finire e strada lunga ma non troppo… posso dormire della grossa! Ho fatto fatica ad addormentarmi, nonostante la passeggiatina serale (il paese è più carino di come lo descrivono) ed il comodo letto. Verso la una ero ancora sveglio…
Comunque sia, sveglia, toilette, colazione (solito succo e biscotti) e zaino. Poi via. Sono le 06.30, niente nuvole e un chiarore sufficiente a non sbagliare strada, spero. Si segue la statale e si esce dal paese, poi a sinistra per i consueti querceti, delimitati dai muretti a secco e popolati da maiali e bovini. Sono quasi le sette quando, particolarmente mattutini, alcuni maiali escono dal loro stabbio per la prima grufolata del giorno…
È bello fresco e si cammina bene, su bel fondo veloce e leggero. Piano piano i muretti lasciano il posto a recinzioni in ferro e filo spinato o vari tipi di reti, e le querce cedono il passo ad arbusti e stoppie: dalle fincas dedicate all’allevamento dei maiali si passa agli appezzamenti dedicati ai branchi di pecore, capre, cavalli e bovini. Dopo un paio d’ore i querceti sono ormai solo un ricordo: una vasta prateria ricopre, qualora non siano coltivate a frumento, le colline.
In questi paraggi il primo, grosso dubbio del giorno: ad un bivio il cubo in pietra bicolore, che qui in Extremadura funge da segnavia, mi manda dritto; le frecce gialle mi mandano a destra; le guide, a riguardo, tacciono. Cheffare? Dopo cinque minuti di meditazione mi butto a destra, e più vado avanti più risulta evidente che entrambi i relatori di cui consulto le guide sono passati da un’altra parte… ma come mai hanno taciuto di questo bivio? Comunque sia, le frecce ci sono, e mi preoccupo relativamente, pensando che, nella più probabile delle ipotesi, le due diverse vie siano giustificate dalla chiusura, più o meno temporanea, di una finca…
In capo a tre ore, comunque, giungo ad un trivio dotato di croce pellegrina, con tanto di cassetta tipo libro di vetta per appuntare i propri pensieri… mi merito un po’ di riposo ed un mezzo di succo. E anche mezza stecca di cioccolato.
Dopo venti minuti riparto e, oltrepassata una casa con il simpatico cartello “Santiago, 899km”, sono ormai a Fuentes do Cantos. Passo alcuni orti e alcune baracche, una in particolare attira il mio sguardo: un vecchietto sta litigando con la sua mula, che non vuole fare retromarcia… come faccio a dire “mula”? bhe, la apostrofa con “puta ti e la puta che te pariò!”, quindi…
Per mezz’ora, complice la scarsità di frecce, giro per il paese. Poi trovo un vecchietto seduto su di una panchina, all’ombra di una chiesa: mi indica la via, ed io mi siedo a riposare e a far due chiacchiere. Arriva anche suo fratello… cazzo, è proprio quello della mula! Dei due è il più giovane, 81 anni, l’altro ne fa 83 tra di un mese: orgogliosi, entrambi mi mostrano la bianca cicatrice sul petto abbronzato… gli hanno sistemato la “valvola” e stanno benissimo! Sembrano più giovani, così scuri ed in forma, merito forse del lavoro in orto, mattina e sera, e delle litigate con la mula!
Trascorre una mezz’oretta, e devo proprio andare: ormai il sole è alto, e inizia a fare veramente caldo. Imbocco la strada bianca, e i pascoli cominciano a fare posto alle viti, la terra da scura si fa rossa. Dopo un’ora, è mezzogiorno e mezzo, sono a Calzadilla e, trenta minuti dopo, con la borsa della spesa e con la chiave ritirata all’Ayuntamento, mi incammino verso l’albergue, a quasi due chilometri fuori del paese.
In meno di 20 minuti sono lì ma… sorpresa! La chiave non apre un beato cazzo di niente! Incredulo, provo tutte le toppe in tutti gli edifici, centrale dell’acqua compresa… niente da fare!
A sto punto mi sono già giocato il bonus annuale di bestemmie consentito, secondo grosso dubbio del giorno: scendo in paese a prendere quella giusta o spacco tutto?
È la prima che ho detto, nascondo i miei averi sotto un cespuglio e vado giù di corsa al municipio, dove mi presento grondante e a petto nudo, sbuffando incazzatissimo che mi hanno dato una chiave del… impassibile una tizia confabula con un ciccione che tira fuori una chiave, la aggiunge alla mia e me la consegna.
Chiedo se sono sicuri che siano sufficenti ste due, che non serva altro, perché se torno indietro un’altra volta… me ne vado borbottando cose poco carine al loro indirizzo. Esco dal municipio, e di nuovo di corsa, ma stavolta in salita, torno all’albergue: in dieci minuti ho macinato andata, parolacce e ritorno. Provo la prima chiave, niente, provo la seconda… niente! No! Non è possibile! Ancora! Le provo in tutte le serrature disponibili… niente! Sto già per tornare giù come un missile, poi mi fermo per condedere loro l’ultimo tentativo… con calma provo la prima: niente! Guardo la seconda, le confronto… poi, delicatamente, la avvicino alla toppa e… cazzo, è quella giusta! Magari prima ho provato due volte la stessa… sai, il caldo, l’incazzatura… morale, mi sono comunque beccato un bonus di 3.5km di corsa sotto il sole delle ore 14, mica male.
Il resto è routine: doccia, bucato, bocadillo. Diario. Ormai sono le 16.30…
Oltre che fuori mano, qua ci sono solo io… aiuto, ho paura!
Riposino, mi sveglio alle 18.45… Gironzolo per l’area attrezzata uso picnic qua attorno, c’è anche un laghetto con le oche americane… verso le 20 arriva una coppia di ciclisti: lei va a farsi la doccia mentre lui ripara camere d’aria, scarica i bagagli, prepara il fornello, tira fuori i materassi dalla camerata e li dispone nel portichetto… lei quando torna gli spiega, in malo modo, cosa ha sbagliato e cosa deve rifare! Sembra olandese, ma il senso secondo me è quello!
Alle 21 scendo in paese, faccio un giretto e vado a cena all’Hogar del Pensionista, il club dei pensionati, diciamo: supertortilla de batata, tomate e pimiento del paron, cerveza y limon e una pagnotta intera! Oh yeah! La barista supertettona è anche simpatica e, dopo il primo chupito di orujo (“de hierbas?” “claro que sì!”)uno me lo offre lei! E così, bello contento, me ne torno all’albergue, apro la finestra per la notte… e c’è un geco che mi guarda, che fico! Ma non riesco a fotografarlo, mentre armeggio con la macchina lui se ne va per i fatti suoi…
Esce dal bagno il ciclista olandese ancora da ciclista vestito e con le mani sporche di grasso, mentre la sua compagna già si rotola nel saccopelo… meglio soli!
Buonanotte!