Dìa06, Giovedì 18, Calzadilla-Villafranca dos Barros, 40km

plata_061809_0713Sveglia alle 05.20, zaino quasi pronto come sempre quando si dorme su comode brande provviste di lenzuola pulite… veloce colazione con il solito succo e biscotti e via… cielo coperto, non si vede una mazza, ma non importa: tanto è la sesta volta che la faccio, la strada fino al paese! Quasi 12km di bonus! Che culo!
Via per strade di campi tra viti ed olivi, tutto dorme, ancora.
I segni scarseggiano, e non ci si sente sicuri, visto che i bivi sono parecchi: ma la direzione è una, e più di tanto i dubbi non si fanno sentire.
Albeggia, il cielo rimane coperto e il sole non può colpire, ma è comunque parecchio umido: meglio non lamentarsi, però! Va di lusso!
Niente da segnalare per un paio d’ore, se non il canto delle quaglie, poi mi concedo una pausa su un sasso che sembra aspettarmi. Via le scarpe, succo e cioccolata.
Si riparte, e sempre lungo la calzada si arriva a Puebla de Sancho Perez, sorta di sobborgo della cittadona di Zafra, nella cui Plaza Grande mi concedo una pausa. Alla grande: tutto è ancora chiuso, non sono che le nove e mezza, e ne approfitto ficcando i piedi nella fontana tipo turisti a piazza Navona… ma io un buon motivo ce l’ho! Altro succo e finisco la cioccolata.
Altri 5km e sono a Los Santos de Maimona, preannunciato da allegra salitina alla Sierra de los Santos, una collinetta, nonostante il nome, ma fa del suo meglio per farsi sentire. Giù di corsa e attraversare il paesello alla cui uscita, vinto dalla fame, mi fermo in una tienda a comprare pane, jamon e fanta. Colazione.
Ripartenza per gli ultimi 15km, senza possibilità ulteriori di pitstop. 15 eterni chilometri di calzada, senza alberi o ombra o qualcosa da segnalare. A parte il caldo: siamo ormai verso metà giornata e il sole, a colpi, mette il naso fuori, facendosi sentire.
L’ultima oretta è segnata dalla vista del paese-miraggio di Villafranca: è all’orizzonte per 7 o 8km, ma non arriva mai… come previsto, ci arrivo che i negozi hanno appena chiuso, son le 14.15, quindi niente spesa. Allungo le gambe ad un tavolo all’ombra in plaza de Espana e ordino cerveza y limon nel bicchiere più grande che c’è… mi arriva un bicchiere da mezzo! Gli chiedo se faccia sul serio… ride, torna a prendere il vuoto e mi chiede se ne voglio ancora, “seguro!”. Ritorna in 2 secondi, con un bicchiere uguale, ma con una crosta di ghiaccio di 3mm sulla quale ha praticato un foro centrale ed infilato una cannuccia… mi sa che lo sapeva, che non mi sarebbe bastato! Mi porta anche dei cicchetti che non so cosa siano, ma sono salatissimi, a base di carne tipo fegatini e una serie di cosi impastellati e fritti… boh, io li mangio!
Poi, su consiglio dell’oste glaciale, vado a sistemarmi alla pensione Los Amigos: in pratica a casa di una famiglia che affitta un paio di camere. C’è un casino incredibile, ma la case è grande e puoi farti comodamente i cazzacci tuoi. Molto bene.
Doccia, bucato, stendere tutto. Branda. Caldo maiale. Pisolino tormentato.
Alle 19 vado alla tienda a prendere da bere, e a vedere di fare la famosa chiavetta per il pc… mi dicono che senza conto corrente spagnolo non posso. Domani riprovo a Merida, magari mi va meglio.
Tornato in camera, ricaldo maiale, aspetto per andare a cena che sia più fresco.
Alle 21.30 mi decido e vado in piazza, da quello della birra sotto ghiaccio: besciamella con asparagi, aglio e jamon, niente male; polpettine di carne in sugo di pomodoro (e aglio, ovvio); cerveza y limon e merluzzo al vapore come antipasto. Invece del dolce, il solito orujo. Passeggiatina per il pueblo, e poi in camera. Ricaduta nel caldo, e ricaldo, maiale.
Buonanotte, con la bottiglia da due litri di kas al limon sottomano!

 

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