CMSB day03 Su Trabì _ Montevecchio, 36km 1055mD

Abbondante cena tipica all’agriturismo Su Trabì dove, dopo cena, la signora Antonella condividere preziose informazioni per il cammino di domani: ok, posso andare a dormire!
Sveglia alle 07.00 e affardellamento mentre aspetto la colazione, poi ancora due chiacchiere e, ore 08.15, parto nell’umidità del mattino subito su carrozzabile sterrata tra i fichi d’India e gli ulivi per raggiungere in breve la strada asfaltata che mi porterà a Portixeddu, inizio tappa ufficiale.
Faccio in tempo a percorrerne solo un tratto che arriva il signor Peppe, che d’autorità mi carica per lasciarmi quasi a destino, risparmiandomi un paio di chilometri. Aiò!
Inizialmente ignorando il cammino, seguo la spiaggia ed il camminamento tra gli scogli, che scende e sembrerebbe agganciare il percorso previsto: invece no, ed eccomi tornato sui miei passi per imboccare un sentiero in salita tra gli orti che mi riporta più in quota a calpestare l’asfalto nella direzione giusta (09.10 km03,5).
Seguo il suggerimento della signora Antonella e raggiungo velocemente Capo Pecora su strada in prevalente discesa, evitando un po’ di dislivello gratuito (0940 km06,5).
Qualche foto e ritorno 200 metri sui miei passi per imboccare una comoda sterrata dal fondo sabbioso che si allontana decisa dalla costa, puntando verso l’interno in tranquilla salita, e giungendo in breve ad una fattoria e ad una verde valletta in cui le pecore pascolano scampanellando.
Un paio di bivi e mi ricongiungo al cammino (10.05 km08,5): lasciati gli ovini e le valli da pascolo alle spalle si continua a salire comodamente tra la macchia odorosa dell’umidità del mattino verso La Vedetta, cui giungo in venti minuti: da quassù già si vede la famosa spiaggia di Piscinas (10.25 km10).
Il sentiero dopo La Vedetta merita attenzione, in quanto nel primo tratto, ed in molti tratti successivi, il fondo si presenta pietroso e mobile, mentre si scende sempre circondati dal rosmarino e dai corbezzoli, che ogni tanto mi attardo a piluccare.
Sì scavalca così la gola del Rio Acqua e ci si ritrova in falso piano a mezza costa tra la macchia, su terreno più docile, con il rosmarino a farla da padrone (10.40 km11).
Arrivo così ad un’altra verde vallata che si apre alla mia sinistra verso il mare e che risuona dei belati delle pecore al pascolo, che per ora non vedo ma di cui si sente forte l’odore (10.50 km12): il cammino torna a farsi pista sabbiosa e nella valle gorgoglia un piccolo torrente, che scorre verso il mare lambendo i muri di un’antica masseria.
Un chilometro ancora per superare un bivio (11.05 km13) e giungere in fretta ad un nastro di asfalto: proseguo dritto, lasciando a sinistra un rettilineo che punta deciso verso la costa.
Continuo sulla strada, ormai ben dentro l’oasi di Scivu, ed ecco il bivio per la variante Pitzinurri ciclabile (11.20 km14): sosta 10 minuti a bordo strada, per fare il punto, bucare le vesciche e mangiare un pezzo di cioccolato.
La signora Antonella mi suggeriva di prendere direttamente la variante dal Su Trabì, tagliando un sacco di strada, avvisandomi però che avrei perso i panorami di Capo Pecora: tento allora un compromesso e la prendo ora, evitando 5km di marcia sulle dune e dirigendo verso Bau… sulle carte sembra un affare, ed anche Google Maps è d’accordo!
Via allora tra campi di erba verde tenero, superando in breve l’agriturismo Le Palme (chiuso, 11.50 km16) e arrivando in altri dieci minuti al fatidico bivio: ignoro i cartelli, sterzo deciso a sinistra per Bau e… finisco in carcere!
Merda!
Bau è una colonia penale, ed ovviamente il transito è vietato.
Maps, avevi torto!
Mi informo veloce con la guardia in carraia, ringrazio e dietrofront, torno al bivio (12.05 km17): non resta che risalire lungo la strada per Ingortosu e cercare la vecchia carrabile di cui è la sostituta.
Fermo un furgone per chiedere info ed Antonio la conosce, la vecchia strada, ed anzi si offre di scaricarmi giusto davanti (12.45 km20): subito!
Bastano 5 minuti d’auto ed ecco il cartiglio del Cammino: il tempo di sistemare scarpe e zaino e sono di nuovo in movimento, giusto 10 minuti dopo aver fermato il simpatico autista, che comunque mi ha risparmiato almeno un paio di chilometri (boh, magari anche tre!).
Imbocco quindi una bella mulattiera a mezza costa che bordeggia il lato nord della colonia penale restando in quota con ampia visuale sulle valli sottostanti.
Ormai la fame si fa sentire, ed una grande villa abbandonata sembra fare al caso mio (13.40 km24): mezz’ora di sosta per panino, acqua e cioccolato, vesciche e arieggiatura estremità inferiori.
Poi via di nuovo, ora in discesa, ed in 5 minuti son già sulla strada che, in 500 metri, mi permette di raggiungere la Posada Pitzinurri, con area sosta e laghetto.
Tra roveri e querce da sughero imbocco la via crucis che scende alla chiesa di Santa Barbara, patrona dei minatori e del cammino omonimo, (14.30 km25,5)  e di nuovo su strada giungo al Palazzo della Direzione, che domina sull’antico villaggio minerario di Ingortosu.
Poco oltre ecco il bivio con la camionabile sterrata per Montevecchio (14.30 km26): magari poterla fare in bici!
La strada si srotola tra miniere, cantieri ed installazioni che raccontano la storia di questo importante bacino estrattivo: raggiungo il Pozzo Casargiu, costeggiato da un torrente, dove l’acqua che sgorga da monte ha tinto di ruggine rotaie, cancelli e manufatti (15.15 km29,5).
È il punto più basso della pista: prima dolcemente, poi più decisa, la traccia risale in ampie curve, con edifici direzionali a bordo pista e aperture su scavi e cantieri giù a fondovalle: anche una grande diga, sulla destra, è nel novero delle opere edificate per lo sfruttamento di questa zona (16.00 km33).
Una telefonata mi avvisa che il mio posto letto è in pericolo: la struttura chiude alle 17.00 e riapre alle 19.00!
Non esiste!
Cambio marcia, passo l’arco in cemento armato che scavalca la strada e, sia pure a malincuore, ignoro le interessanti strutture dei cantieri Sanna ed Atzuni più in giù, restando sulla camionabile a testa bassa: giungo così al fatiscente Albergo degli Operai (ma lo sarà stato sul serio? 16.15 km34,5) giungendo poi allo spiazzale del potabilizzatore del villaggio minerario di Montevecchio (16.30 km35,5): ancora un breve strappo ed eccomi al Ceas di Legambiente: a me la doccia (16.35 km36)!

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