Dìa04, Martedì 16, Almaden-Monesterio, 37km
37 km… e anche qualcosa di più, a dire il vero…
Allora, alle 05.20 sveglia, zaino, colazione con te caldo, che in cucina c’è un fornelletto elettrico, biscotti e fette d’ananas… poi zaino in spalla… e piove. Forte.
Aspetto fino alle 06.20, quando gocciola e basta, e parto. È ancora notte, in mezzo ai campi fuori dal paese è buio. Anche con la frontale si fa fatica a vedere i pochi e deboli segni… ne ho la conferma quando arrivo ad un villaggio minerario che non dovrei visitare: ho sbagliato strada!
Tra ombrello, cappello, bastoni, pila, cartina… devo aver saltato un segnale: ecco perché non si vedevano più segni, non per la mancanza di bivi… ecco la sensazione di essere fuori rotta, troppo verso est… vabbé, dietrofront avanti marsch! Pedalo come un dannato, ho sprecato un botto di tempo: ecco qua, ho tirato dritto e dovevo girare a sinistra, infilare un cancello segnato da freccette striminzite che proprio non avevo notato. E via, si infila una bella canada tra le querce, dal fondo veloce e divertente. Si passa una prima hacienda con i cani legati ed i maiali allo stato brado alla ricerca di ghiande, si traversa un torrentello, poi ancora querce e fincas brulicanti di maiali e pecore e capre… la pioggerella si trasforma: un muro grigio si avvicina veloce, via via più rumoroso mentre armeggio per estrarre l’ombrello: eccolo qua, il temporale; eccolo qua, l’ombrello.
Mentre vado districandomi tra bastoni, ombrello e cappello, capre, pecore e maiali, stretti tra loro alla base delle quercie, mi osservano con espressioni preoccupate tipo “ma dove vai che piove, fermati anche tu sotto una quercia!”, mi spiace ma non posso, e mi infilo in un cancello: sposta l’ombrello, sposta i bastoni, apri il cancello, calci in culo al maiale che vuole uscire, chiudi il cancello, sposta i bastoni, sposta l’ombrello e via ancora.
E via ancora tra le querce ed i maiali, sul sentiero veloce che comincia a farsi fangoso e un po’ scivoloso.
Ma è bello fresco, si cammina volentieri, e quando mai le rivedrò così tante querce?
Poi qualche strappetto in salita, uno scatto in discesa, altra salita, dalla terra rossa fattasi pesante e scivolosa per la pioggia, fino ad un’ultima oltre il culmine della quale intravedo un paio di corna ma non capisco bene chi ci sia sotto… sembra un capriolo, ma prima di riuscire a verificare anche lui mi sente e scappa. Resterò con il dubbio.
Poi giù a manetta, aprendo e chiudendo cancelli, fino ad una larga e comodissima canada, da percorrere in velocità fino a el Real de la Jara. Sono le nove e cinque, e passo davanti all’albergue salutando l’hospitalera… ma tiro dritto fino alla fine del paese. Mi fermo, bevo succo d’arancia e mangio i datteri rimasti. Solo dieci minuti, poi riparto.
Ancora sulla bella canada traverso un torrentello, cui fanno la guardia le rovine di un castelletto abitato solo dalle cicogne e rivolto al castello sull’altra riva: è il confine tra Andalucia ed Extremadura.
E ancora querce e maiali e pecore e tori al pascolo, ma cominciano ad esser continui i muri a secco, e i pascoli aperti iniziano a sostituire le fincas ad encinas. Prosegue diritto il sentiero, alternando discese a falsopiani, fiancheggiando immense tenute d’allevamento allo stato brado, fino a sbucare in un cantiere dell’autostrada Sevilla-Merida. E qua son cazzi.
Oltre 10km di asfalto mi aspettano, adesso. Ed il sole è dalle 11 che si fa sentire… anche un po’ di stanchezza, a dire la verità: sono 30 i km percorsi fino a qui, errori compresi.
Sempre in leggera ma costante salita, fiancheggiando la strada provinciale, o a panino tra la provinciale e l’autostrada, si abbandonano le encinas per incontrare fichi ed ulivi, alla cui ombra concedersi un paio di soste veloci. Dopo un ultimo colle, ecco apparire il paese, che mi vede dirigermi deciso verso il supermercato a comprare una superbaguette, jamon serrano, bottiglione di fanta lemon, cioccolata e tonno in scatola (questo è per domani). E orribile sacchettone di patatine, quelle tipo polilstirolo.
Cerco un posto all’ombra x mangiare ma no lo trovo, e allora mangio al sole e chissenefrega.
Poi, e sono le 14.30, mi presento alla reception di questo hostal El Pilar, che non ci sono albergue peregrini, qui in paese… ma avevo visto un volantino che pubblicizzava questo qua, l’unico con il wi-fi… e gli sgancio 18 euro per una singola con bagno e, ovvio nella Spagna del sud, aria condizionata.
Super doccia, anche se quasi demolisco il piccolo box, bucato, che ho steso in bagno tirando un po’ di cordini, e riposino fino alle 18, che me lo merito.
Ed ora eccomi qua…tutto bene, lì a casa?