S2N day33 As Somozas _ Ribadeo, 102km 1910mD
Ristorante chiuso, birreria chiusa… ma c’è la piscina! E dove c’è la piscina, c’è un chiringuito aperto!
Che infatti mi salva la cena, con un’ottima hamburgesa ed un bel cartoccio di patate fritte!
Due birre, la frutta comprata al super, e ci siamo!
Sveglia con calma, alle 07.30, che la colazione è alle 08.00: intanto carico la bici e pulisco la trasmissione.
Ottimo ed abbondante il breakfast: ci metto mezz’ora a smantellarlo, ma ne vale la pena… oggi tappa tosta e solitaria, a giudicare dalla mappa.
Nel frattempo, in televisione, il telegiornale spaventa il suo pubblico minacciando la Terza Ola del Calor: ok, moriremo tutti.
Due chiacchiere con Lorena e Josè e si parte nel mattino fresco e nuvoloso: 08.40 e via.
Sulla strada ancora deserta, mi inoltro tra i prati già falciati ed un parco manutenzione delle enormi turbine eoliche che adornano i crinali delle colline sovrastanti il pueblo.
Giusto un paio di chilometri di riscaldamento nel vento, ovviamente presente ma non ancora così forte, prima di lasciare la strada che dirige verso la costa per la solita secondaria tra i campi e le colline, a tagliare il promontorio dall’interno e ritrovare la costa in direzione nord-est.
All’altezza di As Enchousas (08.50 km03) riprendo la strada, passo il cartello Rabo de Gato (bel nome, questo!) e raggiungo O Bordos (km06,5) dove si scende bene al Ponte de Queiroga per attraversare il rio Mera (0910 km08,5), da cui, ovviamente, si risale tra i pascoli ed i campi di mais, nell’odore delle balle di fieno, belle ordinate lungo il bordo dei campi.
Si sale sgocciolando a San Miguel (09.30 km10,5) e poi si sale ancora un po’ di più, su strada ancora meno importante, a giudicare dal fondo sbrecciato, seguendo il crinale tra gli ultimi filari di alberi ed i reticolati sulla sommità del colle.
Ormai in falsopiano tra i pascoli sommitali e le felci (09.45 km12), sempre in leggera salita ma sferzato dal vento, posso vedere le colline al di là delle quali sono partito e la valle che ho sceso e da cui sono risalito fino a qui: l’umidità è molto alta, anche se la temperatura si mantiene fresca.
Niente traffico, è tutto molto silenzioso a parte lo stormire delle foglie: faccio scattare un bel maschio di capriolo infrattato a lato strada, che probabilmente a causa del vento non mi sente arrivare e fugge spaventato.
Il conteggio ha quasi raggiunto i km13, quando raggiungo la sommità del colle, ben oltre i 600mslm: si scende!
Gli uccellini appoggiati sui reticolati sembrano le note su uno spartito musicale, che fa da colonna sonora al ruminare tranquillo delle vacche al pascolo.
Ed insomma si scende e si risale, pedalando tra le nuvole: sento il rumore degli aeromotori, ma la foschia è così fitta che non riesco neanche a vederli, questi giganti che torreggiano sopra di me!
Poi scendo in località Vidueiro (10.15 km17,5) per prendere la strada AC101, che lascio dieci minuti dopo (10.25 km19,5) e scendere sotto i 500m di quota a Vilar, dove si torna a vedere qualcosa (10.30 km22)!
Discesa fino a Pena de Mouriscon, giusto un cartello e due case in pietra (10.40 km26): ovviamente da qui si ripete il pattern “scendere, attraversare un torrente e risalire tra i boschi”, in questo caso di castagni!
Bastano dieci minuti e 500 metri di risalita per imbattersi nella chiesa bianca, verde e rossa di A Igrexia (1050 km26,5): poco oltre c’è anche un cimitero, e il piccolo borgo soprastante, ora semideserto, poteva vantare anche una scuola.
La strada sale quindi a Carcalosa (11:05 km28): non c’è più spazio, qui, per gli eucalipti, ma solo per i pascoli e per i boschi di castagno e roveri; ancora presenti i pini da taglio ma in misura molto ridotta.
Procedo a mezza costa, e sono evidenti le tracce di un incendio, ma tra le nere e fredde ceneri e le foglie accartocciate, già spunta il verde tenero delle felci (11.15 km29).
Giù fino a una sella tra i pascoli e poi a Vilarino, ormai ex paese con tanto di chiesa (11.30 km33): si scende a fanale acceso tra le nuvole, sul fianco della montagna ricoperto di erica… scarsa la visibilità, lucido di umidità il fondo stradale, perdo quota veloce sotto ai costoni dirupati che precipitano verso il fondovalle, dove ritrovo le colture di eucalipti, i roveri ed i pini.
Oltrepassando un ponticello sull’immancabile torrente, cambio lato della valle (11:40 km37): ad un centinaio di metri trovo la strada e una ciclabile che la costeggia e scende fino ad Ourol (11:45 km38,5).
È ora di birra e panino!
Rapida pausa e si riparte che ormai mezzogiorno è passato da dieci minuti: scendo a bomba per stradine al rio Grandal, e ovviamente poi già sappiamo cosa succede (km40)!
Si risale e poi si scende a Belsar, mentre inizia a piovigginare (12:30 km43), e si continua a scendere tra pascoli, mucche, pini ed eucalipti, recinzioni, casette rurali isolate, molte abbandonate molte ben tenute, poi attraverso un altro torrente ed ovviamente risalgo, questa volta alla LU-P3801 (km44).
Questa strada sembra essere quanto di più vicino ad una principale ci sia da queste parti!
Risalgo dunque dall’ennesimo torrente, senza sempre senza incontrare anima viva, ma effettivamente c’è qualche casa e qualche borgo in più rispetto alla parte appena trascorsa: passo As Cernadas (12.55 km47) e, dopo il rio Rego das Balsadas, lascio la LUP per il Camino o Machuco, pista gravel che si infila in profondità nel bosco (13.05 km50).
Giusto per dire, ho già 1260m di dislivello positivo su 50 km percorsi: non male!
Il camino risale tra i pascoli e i muretti seguendo il corso del torrente verso il suo nascere; diventa poi mulattiera fradicia ma sempre pedalabile, aggancia una forestale a scende ad un altro torrente… che devo guadare (13.25 km52)!
L’acqua arriva a metà polpaccio nel punto meno fondo: via le scarpe e si passa di là, asciugatina alle estremità, scarpe e si riparte, ad agganciare la LU161 che porta ad O Trobo ed al bivio con LU-P6304 (13.45 km54,5): scelgo di restare sulla 161 e ci guadagno un quarto d’ora di bella discesa, scendo sotto il livello delle nuvole e mi si apre una bella valle, dove il primo borghetto è Sabugeira (14.00 km60); poi si continua a scendere e le case si fanno molto più vicine, la valle si apre sempre di più e posso vedere alla mia destra il contrafforte opposto a quello su cui sto correndo. L’umidità altissima sembra pioggia, ma quella che mi bagna gli occhiali e la maglietta è semplice condensa: è con piacere, però, che mi infilo all’asciutto al ristorante appena giunto a Ferreira do Valadouro (14:05 km62).
La zuppiera fumante di brodo tutta per me è un’emozione!
Allo scoccare dell’ora son già per strada: a Penarredonda incrocio la 6302 (15.05 km64) e si scende molto lentamente tra i pascoli, gli orti ed i boschetti, sotto il livello delle nuvole, ormai, e quindi anche l’umidità si fa meno opprimente.
Le case, nella valle aperta e molto meno ripida, si fanno più vicine e sono molto meno quelle abbandonate, mentre si fanno più numerose le segherie, le carpenterie e le officine, probabilmente anche per la vicinanza con i boschi da taglio.
Sempre numeroso il bestiame: cavalli e mucche, qualche asino, un gruppetto di pecore.
Intersezione con la principale LU152 (15:15 km67), su cui proseguo, ancora in leggera discesa verso il ponte sul Rio Ouro.
Dopo l’ovvia salita (15:30 km71), si scende dall’ennesimo crinale tra prati, boschi, officine, stalle, campi di mais, frutteti, muretti, reticolati, querce, case abbandonate, villaggi mucche, cavalli, contadini con la falca in mano, campi di verze, al borgo di Vilaronte (15:50 km76), dove lascio la LU su pista rurale tra le case che poi risale al ponte sul rio do Masma (15.55 km79).
Dopo 500 metri si prende la N642, la nazionale non ancora trafficatissima, per entrare a San Cosma de Barreiros (16:05 km81), lasciandosi alle spalle il grosso del traffico alla rotatoria prima del paese, all’uscita del quale si sterza con decisione su secondaria (16.10 km83).
L’oceano è già in vista, e lo si può anche sentire, portato dal vento: qui, l’odore del mare e dei prati appena tagliati si mescola.
La stradina corre a valle della principale, un po’ più angolata verso la costa, a forbice tra i prati, i muretti e le siepi: un morbida discesa porta a sottopassare i binari in località Agolada tra le case coloniche e gli horreos, permettendo di raggiungere in breve la strada litoranea (16.25 km87).
La zona è piena di turisti a passeggio sulle passerelle lungo le dune, quindi io neanche ci provo: ritornano intanto i campi di mais filo spiaggia o filo scogliera mentre proseguo sull’asfalto, anche se mi piacerebbe portare le ruote e girare sulla brughiera a picco sul mare, che non è mai comunque troppo lontano, ma sempre in vista.
Sterzo verso la costa per raggiungere in due chilometri il pittoresco villaggio di Rinlo (16.55 km95) e poi, mare alle spalle, mi dirigo verso la città (17.20 km99). Bastano tre chilometri ancora per ritrovarsi in centro a Ribadeo, di fronte all’albergue (17.30 km102, 1910mD).