S2N day07 Zujàr _ La Calahorra, 88km 2020mD


07.00 sveglia riottosa, affardellamento e manutenzioni express e via al bar all’incrocio: far colazione è facile, pagare meno!
Il barista è ipnotizzato dalla tele che trasmette in diretta il primo encierro de San Firmin a Pamplona, quello dove mollano i tori per strada…
Riesco a pagare e monto in sella al mio personale torello: 08.00 e si sale sterrando tra le aride mesetas, paralleli alla principale fuori vista, già sudando copiosamente nonostante il sole ancora basso.
Si scollina, finalmente, e si scende (08.25, km05), seguendo la pista sabbiosa per un paio di facili chilometri, per poi abbandonarla in favore di un passaggio da capre che si infila in un arroyo: al di là trovo una pista rural parallela… ormai si prosegue in piano tra da muretti diroccati e frutteti bruciati, neri di cenere.
Ecco di nuovo la strada: attraverso la parte alta del pueblo ed arrivo alla ciclabile Via Verde della Sierra de Baza (09.00 km13, Baza).
Registro il percorso e carico il successivo: contatori azzerati e si riparte!
Ore 09:00: la TransAndalus sfrutta questa ciclabile per scendere in Almeria… la mia traccia, invece, se ne discosta subito e si infila tra ulivi e muretti su un agile singletrack parallelo alla sierra.
Poco meno di 2 km mi infilo su di una asfaltata secondaria nella stessa direzione; un chilometro ancora (09.25) e diviene una traccia in salita tra i mandorli; ancora uno e, oltrepassato un cancello, sto spingendo la bestia su di un sentiero in salita tra ghiaia, sabbia e rocce. Rocce alte come scalini. Massi che mi arrivano al ginocchio. Tanto per esser chiaro.
Procedo così sul bordo di una barranca per un altro chilometro e, finalmente, posso pedalare su di un singletrack tra i pini (09.50 km05), non facile ma fattibile.
È con gran piacere che, 10.05 km6,5, il percorso sbuca su pista forestale nei pressi di una grande fattoria: ci gironzolo un po’ attorno, spaventando un grosso cinghiale intento a fare i fanghi nella pozza vicino il cortile… il poveretto galoppa via e scompare in una nuvola di polvere!
Cogito, medito e poi ci provo: seguo il navigatore su sentiero che diviene singletrack e si infila nel letto sassoso di un arroyo… storia già vista, torno sulla pista (08km)!
Taglio ad occhio per il bosco e dopo un chilometro ecco la sterratona che sale, lenta ma costante ed in ampie volute, tra gli alberi.
Si sale senza storia, nel bosco sempre uguale: 10.45 km12, 1250mslm; 10.55 km14,5 rientro in traccia; 11.05 km16,5 area attrezzata ad uso turistico Fuente de la Taza, ottima acqua gelata e breve sosta di dieci minuti all’ombra.
Ore 11.45 area ricreativa Canaleja Alta, sorta di gran centro visitatori, tutto chiuso, con fuente gelata nascosta nel boschetto dietro la struttura principale. Altri dieci minuti a cambiare l’acqua alle borracce.
Si continua a salire sull’ottima pista e finalmente l’aria si fa più fina ed il cielo più azzurro, mentre giù nella pianura una cappa di umidità ricopre tutto e lo rende opaco.
Ore 12.20, km27 e 1760mslm, la pista spiana per affrontare al meglio lo stretto tornante conosciuto come Curva de los Conejos, poi continua a salire senza paura mentre il panorama si fa grandioso: raggiungo quota 1900 metri, ore 12:40, e posso guardare indietro e vedere il percorso fatto fin qui, che serpeggia dalla vallata su lungo il fianco della sierra fino al balcone a cui sono affacciato.
Si sale ancora: una breve rampa cementata, e la vista spazia sulle sierras dirupate ricoperte di pini e solcate da barrancos… riesco ad intravedere, più su verso quello che sembra essere il passo, un tetto rosseggiare tra gli alberi.
Ore 13.00, km28, e raggiungo Los Prados del Rey, a quota 2020mslm: il punto più alto di questa giornata, e l’unico fin qui vietato ai mezzi a motore! Peccato pare non lo usino più per il pascolo…
Dieci minuti ed un chilometro dopo sosto al Prado de la Fonfrìa: venti minuti a godere della vista che spazia dalle sierras agli altipiani sottostanti e dell’aria fresca e pulita.
E di una barretta alle mandorle, in realtà!
La sosta passa in fretta, facendo anche due chiacchiere con l’unico rider visto oggi, che sgrana gli occhi quando prova a sollevare l’albionico semicingolato: ti credo, la sua Cannondale peserà un terzo!
Bon, ore 13.30, casco, guanti e via in discesa: giusto cinque minuti (13.35 km31,5) ed ecco il bivio per Charches, dove spero di agguantare un piatto qualchesia!
Sempre a bomba su fondo spettacolare, con la camicia schioccante per la velocità: gran panorami, ma guai a distrasi!
Ore 14.00, km39,5 ed al bivio successivo tocca pulire ed oliare la catena sofferente.
La strada risale poi in tranquillità e dopo 1km dal bivio c’è l’ennesima bella fonte di acqua gelata da cui fare qualche sorsata (1800mslm).
Il sole nel frattempo si è nascosto dietro alle nuvole, regalandomi un inaspettato momento di vero refrigerio.
Altro chilometro, altro bivio, e tengo la destra, proseguendo per un po’ a mezza costa in quota prima di scendere ancora tra i roveri sul fondo sempre un morbido e curve sulla pista veloce e polverosa.
Tornante, si risale leggero, ulteriore fuente e poi il bivio de la Fraguara (14.40, km46.5 1650mslm ).
L’ultima parte della discesa, invece, è sassosissima e segnatissima: senza ammortizzatori e stracarica, la bici saltella impazzita: daje de freni, e schiva più ostacoli possibile, va là!
È comunque una mezz’ora impegnativa per mani, polsi e roba collegata!
Gli ultimi metri sono su asfalto, e dall’alto piombo su Charches ed inchiodo di fronte al bar(15.15, km53,5 1430mslm), perfettamente in orario per un plato di carne in salsa con patate fritte, clara con limon (tranquilli, è la radler! Anzi, sono due…) e gelato.
Un’ora secca e si riparte: asfalto, caminos rurales tra i campi variamente arati, coltivati, sarchiati, ma sempre sterrando in discesa a tutta!
Ed è proprio scendendo a bomba, con lo sguardo che, come un metronomo, controlla il terreno e traguarda l’orizzonte, che rialzo la testa e vedo, dritta davanti a me ad altezza assassina… una sbarra di metallo che luccica al sole!
Punto i piedi sui pedali, mi aggrappa ai freni, gonfio il petto… e mi schianto sull’ostacolo!
A parte la botta al torace e ai bicipiti, me la cavo lasciando due mucchietti di pelo biondo dei miei avambracci attaccato alla sbarra, ridotta ad un boomerang: son riuscito a prenderla proprio al centro, dove, vista la notevole larghezza, il tubo rettangolare poteva opporre meno resistenza al peso mio e della bici, lanciato ad alta velocità… è andata bene, dai.
La sbarra incriminata chiude l’accesso ad una specie di aia, cui la sterrata conduce direttamente: probabilmente i proprietari non ne sono particolarmente felici!
A guardar bene, comunque, un timido sentiero la aggira un paio di metri sulla destra: ripresomi dall’impatto e risistemato il materassino sul manubrio, che si è fortunamente infilato a pelo sotto la traversa, accolgo il velato suggerimento a servirmene anch’io e, in neanche mezz’ora, ecco un nastro di asfalto da attraversare (16.40, km63,5) per proseguire tra i campi riarsi, disseminati di serre, impianti fotovoltaici, pale eoliche, ed altri edifici: all’orizzonte, contro le sierras, è già in vista il Castillo de la Calahorra.
Ora il camino scorre a lato della A92 (17.00, 70km), che poi sottopassa, ed è un attimo sfilare sotto la fortezza, che dal suo poggio domina la valle.
Ore 17.15, km73,5 entro a La Calahorra: ci son passato l’anno scorso, ultima tappa della MediterraneanConnection2021, e gironzolo per il pueblo ritrovando i riferimenti necessari… inchiodo davanti all’hostal LaBella e la giornata a pedali è finita… adesso tocca la corvèe (17.25 km75)!