S2N day06 Pontòn Bajo _ Zujàr 113km 1620mD
07.00 sveglia controvoglia, ma meglio partire presto, se ci riesco!
Colazione nell’unico bar aperto, manutenzione ed affardellamento e 08.20 si può andare.
Dapprima si secondaria, poi su sentiero, ecco le case di Fuente Segura de Abajo (08.40, km03) dove si prende la traccia della TransAndalus.
Dieci minuti e si giunge al Nascimiento del Segura, il fiume cui la sierra deve il suo nome (08.50 km05): da qui si fa sul serio!
Si segue la bella pista forestale dapprima lungo il lato sinistro dell’antico letto del fiume, poi tra i pini: in costante ma leggera salita si arriva a un ampia vallata coltivata, chiusa dalle brulle colline tutto attorno (09.15 km08).
Ci si inoltra nella vallata a destra, dai pascoli delimitati con alte reti: aldilà di una di esse una cerva mi scruta, poi scatta via.
Sopra la valle roteano, pazienti e maestosi, i buitres.
L’ambiente si fa via via più maestoso mentre si sale di quota: da una casera su di un colle getto un primo sguardo a quel che mi aspetta… wow! (09.40 km11,5).
Di colle in colle gli spazi si dilatano, le valli si allargano, le sierras si fanno più alte… il cielo è azzurro, l’aria tersa e fresca… che spettacolo!
La salita manco la sento mentre solco questi altipiani brulli e sassosi, dove lo sguardo si apre a 360 gradi… è come solcare delle onde di roccia e pietra, di erba dura e bassi arbusti, sempre mobili, in continuo saliscendi… pedala, frena, scala, schiva, sgomma, ripeti!
Raggiungo un refugio forestal, piazzato in modo spettacolare in mezzo ad un enorme vallata (10.00 km14,5 1700mslm): pancacce, tavolo, acquaio con agua de fuente fornita da una pompa a mano… bellissimo! Ci voglio dormire anch’io!!!
Dopo essermi dissetato alla pompa del rifugio proseguo di vega in vega, notando le tracce degli animali, udendo i loro campanacci ed i loro belati ma senza averli mai avvistati: i pascoli sommitali sono spettacolari, ed un fresco vento li spazza, portando l’usta degli armenti e sollevando mulinelli di polvere… devo frenarmi dallo smontare dalla bici ogni due pedalate per scattare altre foto, o finisco per restare qua!
Ennesima curva ed una ampia, stupenda valle si apre davanti e sotto di me: scendendo in derapata sulla ghiaia spavento delle pecore… finalmente (10.30 km17)!
Solco l’ampia valle e mi imbatto in un altro refugio, sempre in posizione invidiabile, questa volta però con caminetto (10.40 km19,5): anche qua approfitto della pompa.
Ancora pascoli, ghiaie, rocce, abbeveratoi in pietra, cemento o lamiera e poi… il refugio Rambla Seca (11.20 km28,5 refugio 1550mslm): costruito anch’esso cone gli altri, ma posto al limite tra i pascoli sommitali e la zona delle pinete, tra pareti rocciose e ghiaie che lo sorvegliano minacciose.
Proseguo tra i pini, poi apro e chiudo un cancello ed inizia una pista forestale… mi rendo conto solo ora che perso il tarp, ma non il sacchetto in cui era contenuto… boh!
Vabbè, amen: indietro non si torna!
I prati sommitali lasciano quindi posto ad una foresta di pini, mentre la gola si restringe: ore 11.40, km32, 1600mslm la quota… fine traccia!
Il coso mi avrebbe portato qua, quando 4km prima c’era il refugio… ok, bene, molto furbo.
Registro i dati, carico la nuova traccia e si riparte: ore 11.50, +1,5km ed ecco l’imponente albero Feliz Rodriguez de la Fuente, da cui si inizia a scendere in ampie volute sulla pista sabbiosa.
Neanche mezz’ora e abbandono la pista per un sentiero sterrato su terra rossa che scende giù tra i pini, sulla costa della sierra (12.15 km07,5): subito giù a bomba su pendenza bella spinta, con le pareti dell’altro versante di fronte, fino ad incontrare il fondovalle e seguire l’allegro torrentello che lo incide.
Si segue la sponda su aghi di pino e pigne, roccette e ghiaia, ed alle 12:30 eccomi di fronte al Cortijo barranco del Guadalentin, che scopro così esser il nome del corso d’acqua: sono i ruderi di una fattoria, in un ansa del rio, attorniata da poderosi terrazzamenti ed antichi alberi di noce.
Via ancora, sempre in prevalente discesa, fino ad guadare il torrente (12.40 km14) una prima, una seconda, ed una terza volta: si passa di qua e di là del corso d’acqua, mentre la valle si apre ed appare un grande pascolo, ricco di alberi di pioppo, ontani e querce.
L’ultimo guado sembra più profondo degli altri… ed infatti lo è!
Ne esco con le scarpe inzuppate, ma non c’è molto da farci, e comunque subito dopo una salita decisa ma breve permette di uscire dalla valle (1320 km19), salire ancora ed arrivare ad una fattoria tra i lecci e, subito dopo, a La Era e Cortijo Puntal de Ana Maria.
La Era è un terreno circolare dove si coltivavano i cereali e a rotazione altre verdure, e di solito era nei pressi di un cortjo, di una malga, diremmo noi. Questo in particolare è in un punto super panoramico, che domina le valli sottostanti.
Ancora discesa nel bosco, lavorando di freni, ed ecco apparire l’estremità di un embalse: ore 13.50, km23, single track lungo il bordo del bacino artificiale di Pozo Alcòn.
All’inizio un po’ tecnico, poi su fondo lastricato, fastidioso ma senza particolari difficoltà, conduce, sempre in discesa, fino ad un’area di parcheggio (13.55 25km) e ad una sterrata bianca e veloce tra i pini, che si innesta direttamente sulla carretera e, con qualche colpo di pedale ancora eccomi al restaurante La Bolera (1430 km32) dove è ora di menù del dia!
La prima birra arriva con una tapa cicciona, poi tallarines con perdiz, secreto con batatas e son quasi KO: tocca barattare il postre con un orujo! Secondo me, però, erano i tre radler da mezzo a gonfiarmi un po’!
Due ore secche e si rimonta in sella: giusto dieci minuti sulla principale e, 16.40 km33,6, al bivio si gira su secondaria per Campo Camara: da qui si abbandona la strada in un amen per sentiero rurale che si inoltra tra antiche fattorie abbandonate e campi di grano mietuti o già e arati.
Via tra la polvere e le stoppie, nel caldo dei campi riarsi: km38, borgo di case disabitate e strada asfaltata nuova tra gli ulivi.
Sosta tattica al cimitero per rinfrescarmi con un po’ d’acqua ed inzuppare cappello e camicia: attraverso un deserto Campo Camera (17:05 km40) e proseguo verso Los Laneros (17.35 km48) dove sosto per pulire od oliare la trasmissione, che cigola tipo castello infestato.
Bastano dieci minuti, e via ancora nel caldo meridiano: quindici minuti per arrivare a Cortes de Baza possono bastare!
Entro al super e ne esco con un bottiglione di Acquarius, che, nel tempo di fare il punto, svuoto senza quasi accorgermene (18.00 km55 710mslm)
Quindici minuti e si esce dal paese su asfalto ma subito ci si butta sul sentiero in riva al fiume lungo il quale crescono rigogliosi canneti, boschi di pioppi, serre e frutteti, ma presto si lascia la veloce sterrata per inoltrarsi attraverso le torride sierras che scorrono alla nostra sinistra aride e steppose, e con le tipiche case scavate nella creta bianca.
Una salita spietata sotto il sole non può mancare, poi le sierras polverose sono alle spalle: si attraversa un fiumiciattolo, si imbocca una secondaria asfaltata che conduce, ovviamente in salita, ad un colle, e da qui si costeggia un canale bordeggiato di cipressi un po’ spelacchiati (19.00 km64,5)
Basta seguirlo e la giornata dovrebbe esser conclusa!
Il canale prosegue a mezza costa, dapprima bordeggiato da un cammino di servizio asfaltato, poi sterrato: distratto dall’enorme lago artificiale all’orizzonte, faccio una minchiata e lo seguo in discesa, arrivando quasi alla sponda… la traccia, invece, resta da qualche parte in quota (19.30, km72).
Evabbè: proseguo lungolago, risalgo alla quota perduta e poi tiro dritto verso il pueblo di Zujàr.
Al primo bar parcheggio, radler da mezzo, Booking e via, ad un paio di chilometri da qua una stanza mi aspetta (20.00 km78,5).
Venti minuti, arrivo in salita, et voilà, ecco l’Hostal Jaufil (20.20 km81).
Purtroppo senza aria condizionata dormire, da ste parti, è proprio difficile!