HeartQuakes day09 Mascioni _ Collebrincioni 23,7km 590mD

Seratona al Porcello coi fiòi di Imola!
“Se arrivi al ponte ceniamo assieme!”
Cazzeggio un po’ a Mascioni, il tempo sembra peggiorare… provo giù al “rifugio”: ragazzini che ascoltano trap ed improvvisano rime su KungFuPandaaahh!!
Non ce la possi fare: e ponte sia!
Un paio di km asfaltosi ed eccolo: molti camper, un gruppo di bikers tipo hellzangelz che piantano le tende… ed individuo il mio spot!
Chiedo a Gigi della Chioscheria se mi lascia piantare la tenda sotto la tettoia del suo spiazzo privato: in cambio domani quando apre mi mangio un cabaret di briosche!
Ride ma ci sta, ed in venti minuti è tutto pronto: vado al Porcello, niente bici in vista… ma il boss mi avvisa “i tuoi amici ti aspettano di sopra!”
Ma va?
Ed infatti eccoli, Pier, Camil, Pippo e Andrea: “dai, fatti una doccia che si cena!” Ohhhhhh yeah! Che lusso!
Arrosticini come se piovesse, braciole e salsicce di fegato, pane e pomodori, birre ed amaro di genziana sparando cazzate!
Poi tutti in branda, io nella tenda vista lago.
Notte ventosa ma tranquilla, sveglia con calma, tutto pronto alle 07.30 ma prima delle 08.00 la Chioscheria non apre: ammazzo l’attesa chiacchierando (ma va?) con Gio del Porcello… Gigi arriva, ma le brioche sono in ritardo!
Evabbè.
08.20 ed eccole qua: bikers, vecchietti, operai, camperisti ed il sottoscritto si fiondano sui cabaret sfidandosi per la pasta preferita!
Due cappuccini, un bombolone alla crema, un croissant alla nutella, un mezzo d’acqua, il conto ed alle 08.30 zaino in spalla e, finalmente, si va.
Oltrepassato il ponte, provinciale verso L’Aquila per un paio di chilometri: all’angolo della diga giù su bianca pista in discesa (08.55 km02,2) che porta ad un pascolo circondato da fitti boschi (09.15 km03,5)… da qui niente più segni o indicazioni, tracce confuse e sommerse di sterpaglia, rovi, arbusti.
Pista pessima, insomma, di difficile lettura e percorrenza, che mi richiede mezz’ora per coprire un chilometro e mezzo a dir poco fastidioso (09.45 km05). La situazione migliora leggermente, ma solo negli ultimi cinquecento metri prima di raggiungere la provinciale la mulattiera è riconoscibile come tale, sia pure male in arnese (10.00 km06).
Venti minuti lato strada per arrivare al bivio per Campotosto (10.20 km07,5) ed un’altra mezz’ora per il successivo di Valle Acqua Santa (10.50 km10): ancora qualche passo ed ecco l’agognato Ponte della Lama, dove l’asfalto cede il posto alla terra (10.55 km10,5 1290mslm).
Si impone una sosta pedicure: le estremità sono distrutte dalla combo caldo-bagnato-asfalto ed un po’ di riposo è il benvenuto.
Quasi mezz’ora (11.20) e, lasciata la strada, si sale subito decisi sulla sassosa mulattiera che, oltrepassato un orto recintatissimo, conduce ad una ex cava: si apre una bella valle circondata di creste sassose e bei pascoli, punteggiati di cespugli di rosa canina e alberi isolati.
Il sole picchia forte mentre raggiungo la chiesetta di San Vincenzo, circondata da una mandria, a bordo strada(11.50 km12,2 1450mslm): un furgone accosta per chiedere informazioni e “vuoi acqua? No, scusa, preferisci una birra?” Bè, ma sei un mago!
Una birretta, due chiacchiere, un cuscous di verdure fatto al momento, un po’ di fiaschetta (salume tipico), biscottoni ripieni di cioccolato, caffè: pausa pranzo con Omar e Monica, da Cagliari… grazie mille, ragazzi!
13.15 ed i sardi ripartono verso il Gran Sasso, mentre io mi rimetto in cammino: un paio di curvoni provinciali per poi imboccare il tratturo di Fonte del Cupo (13.35 km14 1473mslm), bei pascoli con greggi e mandrie.
Ci si fa strada tra le vacche ed i pastori maremmani mentre i pastori a due zampe, abruzzesi forse, fischiano per richiamare all’ordine guardiani ed armenti: è appena dopo l’edificio dello stazzo che si sale, guadagnando il crinale che divide le due valli verdi d’erba e di alberi, a sinistra le creste aggirate stamattina.
Incontro una pattuglia cinofila dei carabinieri forestali: la conduttrice ed il suo “cane da veleno” sono alla ricerca delle carcasse avvelenate che gli allevatori abbandonano nei pascoli per combattere, sia pure in modo cruento ed illegale, il lupi.
Proseguo quindi con bella vista in quota tra i pascoli, sotto il cielo azzurro punteggiato di nuvole: la pista erbosa sale sulla cresta successiva, molto panoramica (14.15 km16,4), da cui si scende in cinque minuti all’ennesimo bivio, il cui cartello è stato divelto dalle mucche desiderose di grattarsi: la segnaletica verticale, così ridotta ad orizzontale, è praticamente inservibile… i bollini sulle rocce sono quasi assenti e per orientarsi troppe volte tocca dipendere dalla traccia GPS: situazione da migliorare!
Breve sosta liquidi e via in discesa, seguendo gli ometti, mentre la valle sembra ormai a portata di mano: la ripida e mobile discesa del costone mi deposita in testa alla valle nei pressi di uno stazzo presidiato da un maremmano assetato di sangue (14.55 km18,5).
Scongiurato l’assalto della belva, proseguo fino al bivio a fondovalle, dove sosto il canonico quarto d’ora (15.00 km18,8 1160mslm).
Poi si risale il versante opposto su bianca pista forestale, passando in mezzo alle candide vacche al pascolo: prendendo quota si costeggia un canyon prima di infilarsi tra gli alberi che, in parte, ombreggiano il percorso.
Ancora un bivio che porta a scendere tra i prati (15.35 km20,5), un boschetto di alberi di noce (15.55 km22) ed ormai eccomi a Collebrincioni.
Attraverso tutto il paese giù fino al Circolo Arci, dove mi faccio una birra aspettando che Giulia e Marco si liberino (16.20 km23,7 590mD): gestiscono, assieme ad altri giovani volontari, l’accoglienza in paese, e mi accompagnano su alla struttura lungo la pista, in alto dove i pascoli finiscono ed il paese inizia.
C’è anche Paola (già in branda!) giovane bergamasca che è partita da Accumoli ed oggi si è persa tra i pascoli.
Doccia bollente, lavalava, un po’ di relax e, essendo ovviamente chiuso l’unico ristorante, tocca preparare la classica pasta da cammino: tonno, cipolle, pomodoro!