OrientXpress Day09 Moldova Veche_Cetate Port, km219

Martedì 09 luglio 2019
Giornata interamente trascorsa lungo la sponda rumena del Danubio, qui chiamato Dunarea. Complice il fuso orario, si parte nella frescura e nella luce ancora incerta del primo mattino: veloce colazione al Lidl locale e, 0815, si pedala in direzione Orsova.
Nessun problema di orientamento previsto: c’è una sola strada, incassata tra la sponda nord alla mia destra ed a sinistra le falesie che il fiume ha pazientemente inciso.
Poche auto in giro, solo qualche vecchietto mattiniero e, appena fuori paese, le rive si popolano di pescatori attrezzatissimi ed agguerritissimi, mentre il larghissimo fiume è solcato solo da qualche enorme chiatta carica di tubi o carbone.
Passo così Coronini (ore 0840), poi Liubcova (0940 km1212), Berzasca e Svinita (1120, km1243) dove inizia, all’incirca, la zona del Grande Kazan, ovvero dove le sponde si fanno più vicine ed il Danubio si restringe al massimo, cioè 150 metri.
Girando verso l’interno si inizia a salire: un paio di chilometri all’8% conducono a Dubova (1220, km1267) da cui si scende a bomba per tre chilometri. Bel colpo d’occhio: dopo la strettoia il fiume di riapre, creando un golfo punteggiato di casette e ristorantini… ed è ora di pranzo (1230, km1270)! Che tempismo: mi fermo un’ora e mezzo a mangiare e a prendere il fresco in terrazza, poi è ora di proseguire.
Il fiume continua a scorrere tra strapiombanti pareti che stringono e si riaprono: nel 103dC, nel punto più stretto, i genieri romano costruirono un ponte, immortalato nella Colonna Traiana e nella lapide che posero contestualmente a ricordo, la Tabula Traiana, appunto, che si trova di fronte a me… sulla sponda serba!
Poco oltre, a guardare la riva romana oltre l’antico limes, sta la gigantesca scultura del re Decebalo, che di Traiano fu avversario: tripudio di bancarelle e paccottiglia, giusto una foto e tiro oltre!
Pedalo dunque fino ad Orsova (1520, km1292) dove la tranquilla e semideserta strada secondario viene promossa ad E70, e qua finisce il divertimento: un fiume in piena di autoarticolati e rimorchi, stretto su due corsie e su asfalto di merda.
Fino alle Porte di Ferro è poco meno di un’ora in apnea, attento a non farsi affrescare sull’asfalto o sulle spallette dei ponti: in pratica, effetto tunnel, non vedo nulla che non abbia a che fare con la sopravvivenza!
Con questo nome, Portile de Fier, viene indicata l’ultima gola attraversata dal Danubio, che geograficamente segna il passaggio dai Carpazi ai Balcani: qui sono state costruite due imponenti centrali idroelettriche, che fungono anche da ponte tra Serbia e Romania; il traffico fluviale risulta comunque garantito da un canale artificiale.
Getto solo una fugace occhiata ad alta velocità alla colossale opera, ed inchiodo solo per rifiatare a Simian, quando lascio la E70.
Da qui traffico moderato, ed eccomi a Dobra Severin (1645, km1320) per un po’ di relax: giretto, orientamento, merenda e si riparte.
Individuata la direzione (1730, km1324) basta tirare sempre dritto per giungere ad Hinova (1815, km1339) e beccarsi una bella salita, che a fine giornata un po’ fa soffrire: mezz’ora pensando ad altro e finalmente ecco la discesa (1845, km1345) che in cinque minuti e tre chilometri mi deposita a Rogova, da cui proseguo in scioltezza.
Mentre il sole cala, raggiungo Vanju Mare (1910, km1356) ed ormai le gambe vanno da sole: ecco apparire una strana casetta a bordo strada… è proprio un bar, in cui rimedio una birra, salsiccia e pomodori (2005, km1374). Con un po’ di autonomia in più dopo mezz’ora di sosta, posso ripartire: ancora veloce rettilineo, poi un’ultima salita ed eccomi a Cetate: ormai è scuro, nessuna luce o lampione, si pedala nel cono del fanale anteriore… un paio di domande ad un signore ed ottengo l’indicazione definitiva!
Giro verso il fiume e, ormai buio pesto, raggiungo Cetate Port (2155, km1402), dove trovo rifugio per la notte…