HeartQuakes day07 Forche Canapine _ Amatrice, 32km 590mD

05.45 servizio sveglia: i cacciatori vengono a provare i cani che, eccitatissimi, latrano senza sosta.
06.00 oook, capito: mi alzo! Nonostante la notte ventosa la tenda, al risveglio, è viscida di una patina d’acqua: mentre, smontata, provo a lasciarla asciugare un po’, imposto lo zaino e faccio colazione con mezzo panino risparmiato ieri sera ed un mezzo d’acqua.
Poi, sia come sia, impacchetto e carico tutto, e ci siamo quasi…
Nel frattempo anche Paolo esce allo scoperto: saluti e salamelecchi, ma ormai si va!
07.35 ed eccomi sulla pista sassosa che sale a scollinare verso la zona dei pascoli: i Pantani di Accumuli
(08.05 km02 1600mslm).
Serpeggiando sulla bianca mulattiera si sale fuori dalla piccola valle: mi lascio alle spalle i Pantani ed i suoi armenti, dirigendo verso la vicina Forca dei Coppelli (08.10 km02,75 1627mslm), da cui si inizia facilmente a scendere tra i pascoli.
Si passano in sequenza ravvicinata la solitaria capanna di Prata Piane, poi una fonte in secca, una pozza con vista, ed un segnavia dove sosto dieci minuti (08.45 km05,5 1480mslm).
Un paio di chilometri di pista e, al cambio pendenza, inizia una rampa cementata che si fa poi asfalto: da qui quasi non toccherò più terra fino al termine della tappa!
Un bivio è sufficiente (09.20 km07,75) per dirigere i passi in direzione di Accumoli, dove l’unico bar-minimarket è, ta-daaaan! Chiuso!
Senza provviste, chiedo info a Pino, unica persona visibile nel circondario: ottengo un invito per un panino ed una bottiglia d’acqua, che non mi sogno minimamente di rifiutare  (09.50 km11 860mslm 100mD)!
La pausa si protrae a lungo, mentre Pino mi spiega di come sia stata gestita la ricostruzione delle attività del paese (spoiler: male), e le difficoltà di vivere nelle Sae, in un paese ormai spopolato.
Ringrazio il mio anfitrione, azzero contatori e cambio traccia e, ore 10.40, si va: passo per il paese che, al netto dei cantieri, sembra sia stato bombardato… sentiero chiuso e deviazione obbligatoria, a quanto pare: normalmente me ne sbatterei, ma mi pare prudente rispettare i divieti, in questa occasione!
Lunga deviazione su asfalto a prendere la strada Salaria (11.25 km04), percorrere il viadotto fino a Fonte del Campo, gli ultimi metri in compagnia di Bernard che, diretto a L’Aquila, mi riconosce e si affianca per chiacchierare un po’.
A Fonte del Campo (11.45 km05,5) torno in traccia, ma urge un pitstop vesciche, i piedi sono spappolati: quindici minuti e riparto allo scadere dell’ora, dieci minuti e tocca lasciare il bitume per un sentiero di sterpi, rovi e merdaccia varia (12.10 km06,5). Un quarto d’ora per fare trecento metri, tornare in strada e sostare di nuovo, bestemmiando (12.25 km06,85).
Dieci minuti per recuperare l’aplomb e azzerare la navigazione, che il coso si è incartato: riprendo da qui.
12.35 e riparto, venti minuti e bivio per altro sentiero, incasinato e sporco pure lui (12.55 km0,85): muretti crollati, bosco mezzo abbattuto e tronchi ovunque, segni latitanti… eccheccazzo!
Riesco ad uscire dal tratto di bosco in abbattimento per altro bivio, stavolta su mulattiera che, prima a mezzacosta e poi in discesa, costeggia un’azienda agricola e conduce poi al borgo abbandonato di San Tommaso (13.25 km02,5 1040mslm): una fontana resiste e mi fornisce acqua per dissetarmi e per lavarmi! Pezzo di sapone ed asciugamano, e via polvere e sale dalla pelle: sistemo i piedi e poi unisco due panchine e, zaino come cuscino, ci dormo sopra.
Letteralmente.
Scoccano le 15.00 e dopo il borgo inizia l’asfalto: dieci minuti ad un’area Sae; subito dopo mi lascio alle spalle le case di Collalto e continuo a scendere sulla strada verso Cossito (15.25 km04,5), poi San Flaviano (15.45 km06)… il sole mena forte, il bitume è rovente e le zampe sono fuse: al bivio verso Sant’Angelo mi concedo una pausa all’ombra lato strada (15.55 km07).
Mi faccio bastare i soliti quindici minuti, poi tocca ripartire: in altri dieci si sterra giù per San Pietrone (16.25 km08,3 980mslm), che inizia bene ma poi si infila nell’ennesimo fosso di merda, pieno di detriti, rovi e rifiuti… evabbè. Poi discesona a ritrovar l’asfalto in prossimità di un ponte (16.50 km10) e ritornare sulla Salaria con ampio giro (17.15 km12) per poter percorrere tutta la cittadina, polverizzata dal sisma… rovine impressionanti.
Una breve sosta, ed eccomi al bar del centro servizi, prefabbricato claustrofobico dove sono state raggruppate la maggior parte delle attività commerciali di Amatrice (17.35 Km13 390mD).
Un paio di tramezzini, birrotta e gelato, due chiacchiere con Anita e Marco e si risolve anche per cena e pernotto: un chilometro e poco più ancora ed eccomi arrivato all’agriturismo Amatrice.
Doccia e lavalava, breve svenimento in branda, tipica cena leggera: amatriciana abbondante, agnello arrotolato con patate al forno, arrosticini, crema coi mirtilli, mezzo di rosso, caffè, biscotti tipici.
Buonanotte.

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