CMSB day07 San Benedetto _ Villamassargia, 25km 523mD

Prendo possesso in modalità autogestita della Posada: il telefono non capta nessun tipo di segnale da ormai 48h, ma ogni tanto, sulle creste, un breve messaggio di testo riesce a filtrare.
È così che, nei pressi di Arenas, mi son giunte le istruzioni per l’ingresso alla struttura: le foto non son riuscito a scaricarle, ma i testi erano sufficientemente chiari e vado a colpo sicuro.
Entro e subito attacco stufette e pompa di calore e controllo lo scaldabagno e la dispensa: urge fare la spesa, ed il signor Torre ha nominato una bottega… via le braghe corte e le scarpe, su pantaloni, felpa ed infradito e di corsa in bottega!
C’è, ed è pure aperta!
Salume sardo, di cui scordo subito il nome, formaggio, pane, birra locale, patatine rustiche tipiche: aperitivo sardo time!
Torno in posada, doccia e cambio pulito, aperitivo e diario, lettura con copertina sulle spalle in modalità pensionato.
Ore 20.30 e mi cala un po’ l’abbiocco: meglio preparare la cena, va là!
Pasta tonno e pomodoro, birretta e via in branda, che quattro coperte mi attendono!
Sveglia alle 07.00, attacco subito la stufetta e la pompa in cucina, rapida colazione con caffè e fette biscottate, controllo e chiudo tutto e si va.
08.05 e dal centro del villaggio silenzioso e deserto si esce in salita oltrepassando il pozzo Zimmermann, appena oltre l’ultima casa: l’asfalto termina e si fa mulattiera sul tracciato della vecchia ferrovia che, con bonaria pendenza, si inoltra nella valle tra dirupi e capre mattiniere (08.20 km1,75).
Giungo all’impianto di rovesciamento (08.55 km04) e cazzeggio un po’ nei paraggi, poi via ancora sulla cengia ferroviaria, un po’ scavata un po’ costituita da muretti a secco, purtroppo spesso al limite del diroccamento.
L’aereo percorso compie una stretta inversione ad U per tornare sopra al villaggio e tagliare a mezza costa verso la valle del Marganai: numerose le piante e gli arbusti ad intralciare il passo, e le rocce ed i detriti rotolati dall’alto.
Logico e ben visibile, comunque, il tracciato fino alla località Canali Acquas, dove il cammino prosegue sul ponte ferroviario in muratura per oltrepassare il canale, invece di scendere per la più evidente mulattiera che porta alla strada che scorre sul fondovalle.
Ci penso un attimo e resto in quota: il sentiero si fa anche più sporco e, quasi al termine, per attraversare un folto di rovi solcato da un rigagnolo devo buttare lo zaino al di là e gattonare in un tunnel, probabile opera dei cinghiali!
Non proprio il massimo, ma vabbè.
In tutto son solo 10 minuti prima di trovare il sentiero che conduce, anch’esso, al fondovalle (09.10 05km) dove i cacciatori locali si son dati convegno: due squadre, con la carrabile come confine, battono le rive opposte della valle, che già risuona di richiami e latrati.
Per sicurezza metto la copertura fluo allo zaino, che non si sa mai, e procedo facilmente sulla strada Marganai, giungendo in breve alla foresta demaniale in località Mamenga (09.25 km06,5).
Altri cinque minuti per il bivio che decido di ignorare in favore dell’evidente cartello con il nome che cercavo (09.30 km07): si cammina dunque veloce tra i lecci, sul fondo regolare che conduce a Case Marganai (09.50 km08,5), dove gironzolo un po’ per tornare sui miei passi una volta scelto come muovermi.
Dal Giardino montano Linasia (km09) torno nel folto del bosco su sentiero dapprima in salita, poi, dopo qualche bivio, in decisa discesa sul versante opposto (10.10 km09,5).
Dalla traccia ripida e semidistrutta dai cinghiali si passa ad una mulattiera anch’essa segnata, ma più larga e percorribile, oltre che in minor pendenza, che conduce al bivio Is Acacias/Case Reigraxius (10.15 km10): si procede in falsopiano tenendo sulla destra i ruderi delle antiche abitazioni mentre a sinistra le pendici digradano verso valle.
Poi si scende: il fondo non è stato arato dai porci pelosi così spietatamente come più a monte, e raggiungo con meno attenzione la sbarra e la mulattiera in località Planotzara, 200m più giù (10.30 km11.25, 430mslm).
Adesso è proprio facile: dieci minuti all’area di sosta Predi Gianni Antoni, con tanto di sorgente (10.40 km12) e poi il collegamento con la strada Gutturu Farris (10.50 km12,75 300mslm).
Si oltrepassa in fretta un enorme e fatiscente ex allevamento di polli (11.10 km14,5) e si arriva al ponticello asfaltato sul rio Sarmentus (11.15 km15 229mslm), che non attraverso, proseguendo dritto lungo la riva destra per raggiungere così l’ingresso nord della Grotta carrozzabile più lunga d’Europa, quella di San Giovanni (11.20 km16).
Suono il campanello e, dopo lo scatto del cancello pedonale, posso entrare: caschetto d’ordinanza take away e mi inoltro nella enorme cavità carsica, suggestivo highlight della giornata e gran finale di questo viaggio!
Poco più di un quarto d’ora, passato prevalentemente con il naso all’insù,  ed eccomi all’uscita, dove la credenziale mi vale il biglietto ridotto: cinque euro ben spesi (11.40 km17,25)!
Mollo il cammino per attraversare la cittadina dall’alto, in cerca di cibo: raggiungo le prime case (12.10 km20) ma in un quarto d’ora attraverso quasi tutta Domusnovas prima di trovare da mangiare.
Carbonara, omelette, quarto di rosso e caffè: ore 13.20 e si va a fare un breve saluto a Santa Barbara, titolare dell’omonimo cammino, nella medievale chiesetta dietro l’angolo; due chiacchiere con una coppia di ciclo-climbers olandesi che girano le falesie del Mediterraneo con belle bici in acciaio (e traghetti), poi imbocco via Ugo Foscolo, dapprima asfaltata, poi su sterrata tra i campi, diretto alla stazione che segna la fine di questo cammino.
Un ultimo sentiero fangoso tra i campi, poi l’intersezione con l’asfalto (14.00 km24): in fondo al rettilineo, sulla destra, si vede il cavalcavia sul quale il cammino scavalca i binari e dove abbiamo iniziato il percorso nel 2019.
Ancora un chilometro e faccio il biglietto, mi sciacquo nella toilette e mi cambio: treno per Cagliari ore 14.31, here we go!
L’attesa sarà lunghetta ma… Cammino Minerario di Santa Barbara  completato!

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