OrientXpress Day10 Cetate Port_Corabia, km163
Cetate Port: stazione fluviale? Centro direzionale? Case di villeggiatura? Boh, nessuno parla inglese e sa spiegarmi cosa fosse, ma mi assegnano comunque una stanza nella dépendance e mi preparano un piatto di affettati e formaggi, vino, acqua, che consumo assistito dai cani di casa nel bel salone.
Doccia rovente e prolungata, niente sveglia.
Sono le taccole a darmi il buongiorno, litigando fuori dalla mia finestra alle 0730: resisto fino alle 0815, poi, tanto vale, salto su. La grande casa si sta risvegliando, e sono il primo a presentarsi per colazione: spazzolo via tutto annaffiandolo di caffè, poi pago, saluto, affardello e smammo!
0945 on the go, bello sincronizzato con la pioggia che mi tiene fresco mentre risalgo sull’altopiano a riprendere la principale su a Cetate: a destra e sempre dritto, direzione Bechet!
Rapidamente passo Maglavit e giungo al bivio con la E79 (1025, km1418): invece di dirigere verso Calafat sullo stradone trafficato, opto per una breve deviazione in senso opposto e per una brusca sterzata verso sud, su secondaria rurale che mi porta a saltare l’importante snodo viario.
Solo tra i campi, qualche gregge sullo sfondo, pochissimo traffico, prevalentemente in piano, divoro la strada ed in breve ecco Poiana Mare (1105 km1432) dove mi reimmetto sulla direttrice principale ormai orfana del grosso dei mezzi pesanti. Via veloce anche oggi tra i villaggi segnati dall’incuria: la striscia d’asfalto è fiancheggiata da case per lo più cadenti e fatiscenti, percorsa da birocci trainati da cavalli. Nella striscia polverosa che separa la strada dalle case, alberi da frutto; fossi colmi di immondizia; carcasse d’auto; stie improvvisate di anatre, galline, oche, tacchini e faraone; cumuli di terra, ghiaia, detriti, mucchi di paglia; bambini che giocano; crocchi di persone sedute; cavalli impastoiati; banchetti di angurie, meloni, pomodori; e su tutto, l’odore acre e penetrante dei fuochi perennemente accesi a bruciare ramaglie, rifiuti, plastiche…
Ogni tanto qualcuno accenna un saluto, la maggior parte mi osserva con freddezza o incredulità, un paio gridano “Ciao, amico!”, un bambino fa finta di darmi il cinque per provare a tirarmi un pugno…
Le laterali sono tutte sterrate; i cani abbaiano e rincorrono; tra i campi ruderi abbandonati di case, capannoni, officine, stalle, complessi agricoli… la pioggia ed il cielo plumbeo non contribuiscono a rallegrare l’atmosfera.
Testa bassa, un cenno o un saluto per tutti, mi fermo dieci minuti netti per una coca e due merendine al triste distributore di Bistret (1240 km1472) e poi via ancora fino al paesone di Bechet (1430, km1516) dove il paesaggio cambia in meglio e mi concedo una pausa pranzo mentre la pioggia rinforza.
Un’ora e dieci e si riparte: i villaggi si fanno nel complesso più curati ed ordinati, l’atmosfera un po’ meno pesante…
Ultimi colpi di pedale per giungere a Corabia
(1745, km1565), grossa cittadina preannunciata da giganteschi stabilimenti semidistrutti ed abbandonati: quasi al primo colpo trovo l’affittacamere e mi dedico alla routine di fine tappa…