MediterraneanConnection2021 Day17 Fraguas _ Rio Sonsaz, 89km 2101mD

Fraguas è un esperimento sociale, un atto di ribellione, la ri-occupazione di un pueblo svuotato con la forza dal regime franchista negli anni ’50: i suoi (pochi) abitanti hanno una fonte d’acqua, pannelli solari, generatori, un grande orto, spazi comuni ed una cameretta ciascuno.
Mi offrono una doccia ed un piatto di riso con le uova delle loro galline, poi si chiacchiera di tutto… muchas gracias, giovani ribelli!
Sistemo le mie cose nel sottotetto e anche stamattina sveglia 06.30, su un’ora dopo. Vabbè.
La cosa più difficile è la manutenzione della bici con Pope che vuole giocare e continua a prendermi alle spalle!
Un’ora e parto, lasciando ai ragazzi addormentati un messaggio di ringraziamento.
Basta un quarto d’ora per risalire alla pista di ieri e scendere alla carretera (08.45 km5,5 1050m), che porta ancora più a valle, fino al rio Siobre ed al bivio per Muriel (850m) prima di risalire a quota 1000m. Buongiorno.
Falsopiano ed ecco Tamajon (09.25 km16,5 1050m) dove una zuccherosa colazione non me la toglie nessuno e dove ne approfitto anche per sistemare l’ennesimo problema tecnico.
In qualche modo fatta anche questa, speriamo duri: si può andare.
Un’ora è passata: una foto alla bella iglesia inghirlandata da un volo di rondini, un’occhiata alla formazione rocciosa conosciuta come Ciudad Encantada, una visitina alla bella Ermita de los Enebrales e, finalmente, si scende e si sale lungo le pareti ferrose ossidate da tempo e dagli elementi.
In breve (10.50) si imbocca una secondaria in quota a mezza costa sopra l’embalse del Vado: la qualità appenninica del fondo impone una certa attenzione.
Venti minuti ed ecco la breve discesa che porta alla Presa del Vado (11.10 km29 930m), ossia alla diga che da origine all’invaso artificiale.
Ovviamente da qui, attraversato lo sbarramento, si risale: sterrando abbastanza agevolmente si arriva al Mirador de Orejon (11.50 km34 1135m) da cui si può godere di un buon colpo d’occhio prima di buttarsi in discesa fino all’arroyo de la Valloseta, che scorre sul fondo della barranca (12.05 km38 980m) e da cui tocca dunque risalire.
Stesso schema di ieri, insomma!
In salita giungo a “La Vereda, pueblo tradicional de la arquitectura negra” (12.20 km40 1100m) ossia un bel villaggio in ardesia che una associazione culturale si sta occupando di restaurare: d’obbligo la visita!
Si continua a salire su fondo prevalentemente sabbioso, fino a prendere il camino de los Arrieros (13.00 km45 1245m) che non molla fino alla cresta (1330 km48 1450m) quando, finalmente, si scollina e si scende.
Mica facile, questo fondo: la polvere più fina e compatta mai vista! Molto traditrice, faticosa e fastidiosa per la trasmissione.
Comunque eccoci nuovamente in fondo, combinazione “arroyo – puente” (14.00 km56 1095m) e risalita assicurata.
Quasi sicuramente dura.
Ritrovo l’asfalto, che comincio davvero ad apprezzare (1425 km58 1215m), ed i pinares della monocoltura lasciano spazio alle essenze originali de robles y encinas.
Neanche mezz’ora di risalita (14.50 Km63,5 1350m) e mi dirigo incontro ad un tratto spettacolare nella sua durezza, la Muralla China, discesa e risalita su rampa cementizia a rigole, ovviamente con pendenze criminali, tra lame di ardesia e licheni bruciati dal sole. Tortura pura.
Scendo, risalgo, tratto in falsopiano polveroso e TimeOut, cazzo! Mi serve una pausa!
Sosta merenda e manutenzione trasmissione incrostata e cigolante  (15.45 km73 1115m), rifare il punto e via ancora.
Ore 17.00 e si va verso Campillo de Ranas, bel pueblo negro dove carico acqua alla fuente (1100m 76,5km) visto che altro non si può fare.
Poi è la volta di Mayaelrayo, ultimo pueblo in testa alla valle (17.35 km80 1180m) dove una cerveza sì ma mangiare nada, e da cui in venti minuti imbocco la bella forestale bianca che scavalca la sierra: il fondo è buono e sempre pedalabile, e permette di raggiungere in fretta il primo collado (18.50 km85,5 1600m) da cui buttarsi giù e giungere al rio Sonsaz, per poi risalire ancora una volta (18.55 km89 rio Sonsaz m1587).
Invece no: c’è una piccola costruzione in ardesia, qualche tavolo, una bella pozza d’acqua trasparente… stanotte bivacco qui.

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