Day09 Castromonte_Medina del Rioseco, 15km

Venerdì 04 gennaio

Al calar del sole, dopo il riposino pomeridiano, raggiungiamo il centro del paese: in giro non c’è nessuno.
Svariati passaggi davanti alla stessa porta prima di renderci conto che sì, è il bar che stavamo cercando! Minchia, da fuori sembra chiuso e abbandonato da anni… e pure all’interno!
Bè, forse sembra l’abbiano appena riaperto dopo averlo chiuso negli anni ’60… in ogni caso è l’unica possibilità di mangiare qualcosa, e quindi blandisco un oste a dir poco pittoresco fino a vincerne la resistenza. Di malavoglia acconsente a dar fondo alle sue scorte alimentari: sei uova, tre salsicce e mezzo filone di pane! Sotto l’occhio vigile e cisposo degli unici due vecchietti del pueblo pervenuti, trascorriamo mezz’ora sparando cazzate di fianco la stufa, ed ecco, finalmente, la nostra cena!
Spazzoliamo i piatti a velocità supersonica, ringraziamo il nostro ruvido anfitrione e torniamo alle nostre brande, attraversando per l’ultima volta la gelida e stellata notte degli altipiani centrali.
Ronfata extralarge, risveglio alle 0800, tè caldo e biscotti in albergue, toilette e via: 0845, freddo becco, ghiaccio e brina, cielo terso, vento freddo… che meraviglia!
Via veloci, pueblo deserto (maddai!), attraversiamo il rio Bajoz sul ponte stradale e ci buttiamo tra i campi, costeggiando muretti a secco e cespugli di rosa canina, un piccolo canyon alla nostra destra: una volpe, colta in mezzo al sentiero, si ferma ad osservarci per un attimo, poi si tuffa tra i cespugli in uno sbuffo di brina.
Risaliamo sull’altopiano uscendo dall’ombra, il sole una piacevole carezza: orizzonte infinito ed infinite sfumature di rosso ed ocra ci accompagnano fino al bivio per Santa Espina, dove giriamo ad est, sole in faccia.
Poi verso nord in linea retta, una brusca virata a est, un angolo secco verso nord-ovest: sappiamo che, fino al prossimo paese, sono gli ultimi passi di vero Camino, e ce li godiamo appieno.
Ed ecco, sul fondovalle, Valverde de Campos: veloce discesa, attraversiamo il pueblo senza incontrare un’anima, prendiamo atto che l’unico bar è chiuso e passiamo oltre… 1035, qualche centinaio di metri di carretera, leggera salita, sassoso cammino parallelo alla strada e via, ultimi chilometri!
Aggirata una collina boscosa, preannunciata dai suoi numerosi campanili, la meta è già in vista: un’ora e poco più e siamo già alla stazione dei bus… Ok, abbiamo tempo, è solo mezzogiorno.
Un giretto in città, un paseo lungo la calle mayor (purtroppo funestata dai numerosi altoparlanti che diffondono insultanti musiche natalizie), qualche foto e, finalmente, un tavolino al sole per un buon menù del día.
Ce la prendiamo comoda, e ne approfitto per farmi raccontare “la lejenda del cocodrilo del rio Sequillo”: c’è infatti una pelle di questo rettile appesa nella iglesia mayor di Medina del Rioseco, conosciuta anche come “la ciudad de los mil milionarios” e che ricevette da Felipe II il titolo di “Ciudad de los Almirantes”.
Questi appellativi si riferiscono al ritorno di chi aveva fatto fortuna nelle colonie americane ed alla presenza in città della residenza di molti nobili ed ufficiali della corte del re… questa concentrazione di potere e denaro spiega l’importanza della città ed il numero e l’imponenza delle sue chiese: la storia del coccodrillo, la cui pelle proviene dalle americhe portata da un “indiano” di ritorno, è un “cuento para los ninos” in cui un muratore del posto, impiegato nella costruzione della chiesa, si improvvisa novello Perseo e sconfigge la bestia che, nottetempo, usciva dal fiume per smantellare quanto edificato di giorno…
Beviamo il caffè, gironzoliamo e cazzeggiamo un po’ al sole ed ormai è tempo: in tre ore il bus ci riporta a nove giorni di cammino da qui, a Madrid.
Dal finestrino vediamo sfilare gli altopiani semidesertici, i paesi quasi disabitati, i radi alberi… la sierra de Guadarrama si fa più vicina, la Maliciosa e la Pedriza alla nostra sinistra, e da qui, mentre cala la notte, raggiungere la capitale è un attimo.
Una breve corsa in taxi ed alle 2000 siamo già in hotel.
Una doccia, la cena, un’ultima notte in terra iberica… Hasta pronto, Espana!

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