Day08 Simancas_Castromonte, 31km
Giovedì 03 gennaio
Pomeriggio ozioso in quel dell’hotel, leggiucchiando un libro, approfittando del wifi o schiacciando un pisolino: cala il buio, appaiono le stelle ed è ora di mangiare!
Sottopassiamo la nazionale e torniamo in paese, per entrare a los Infantes: bel locale ma cena deludente, purtroppo!
Comunque sia, torniamo in stanza, ancora un po’ di cazzeggio ed è ora di spegnere la luce.
Risveglio puntuale, ormai abbiamo preso il ritmo, e giù di corsa a saccheggiare il buffet della colazione! Caldo e freddo, dolce e salato: con calma facciamo il pieno, che la cena di ieri sera non è stata soddisfacente, e poi, ripresi gli zaini, via nel luminoso mattino castillano! Niente nubi e niente nebbia, oggi: venticello freddo ma cielo terso e clima secco… moooolto meglio!
0830, aggiriamo l’hotel e guadagnamo il cammino che, subito sterrato, si snoda in falsopiano tra i campi ghiacciati, rosati dal sole nascente: mentre le ombre si accorciano e la brina si scioglie, la pendenza si fa più decisa ed in breve (0955) raggiungiamo Cigunuela.
Paesone agricolo semideserto, dopo aver circumnavigato la chiesa di San Gines ed aver fotografato il bell’albergue “La casa del maestro” non ci resta che attraversarlo e proseguire: ancora una rampa da superare sulla bella sterrata ed eccoci sul vasto plateau di terra rossa e sassosa, punteggiata da stoppie e radi cespugli, che solchiamo sicuri e veloci per quasi novanta minuti… una rapida discesa ed eccoci a Wamba, altro pueblo apparentemente spopolato adagiato sul fondovalle, dove troviamo un’oasi animata al bar Rincón, bello nascosto per tener fede al suo nome.
Sosta caffè al calduccio, quindi: una bella mezz’oretta prima di raccattare gli zaini e tornare nel vento che, oltre a tagliare le orecchie, scaccia le nuvole e favorisce le scivolate d’ala dei nibbi, numerosissimi.
Tanto eravamo scesi per raggiungere il pueblo, tanto si risale, ed in breve sarà nuovamente terra rossa e piatta fino all’orizzonte: un’altro giro di lancette più una buona metà e, questa volta, il paese ci attende al di là di una larga depressione coltivata in cui pascola un gregge di pecore.
La meta è in vista, ma le frecce improvvisamente scompaiono e la terra arata e sarchiata non aiuta: improvvisiamo un percorso in discesa per evitare i campi lavorati ed approdiamo al fondovalle, agganciando l’evidente sentiero che sale a Penaflor de Hornija con una breve impennata.
Salutiamo gli arzilli vecchietti del pueblo a spasso per le viuzze e raggiungiamo la plaza major per infilare i piedi sotto al tavolo: un buon plato combinado è quel che ci vuole!
1345: a quanto pare è l’ora giusta per vedere un po’ di movimento, in queste lande!
Il bar è un continuo viavai di persone ma, nonostante non manchino i trentenni e ci siano pure un paio di adolescenti, l’età media sembra pericolosamente alta: sarà per questo che qualche avventore continua a gettarci occhiate curiose?
Un’ora dopo siamo di nuovo in movimento: si scende, si traversa la carretera, e si risale subito sul bel fondo sterrato che riporta in quota tra i campi sassosi e… sì, ancora!
È la Castilla y Leon, baby!
Ben presto, comunque, cominciano ad apparire spogli alberi da frutto isolati, poi macchie di cespugli, boschetti di pini e di mandorli e, ormai un’ora dopo, un paio di recinti in cui si allevano i tipici maialini neri… la nostra meta odierna è in vista!
Ancora pochi chilometri con la torre campanaria che si fa più grande ad ogni passo e, ore 1630, eccoci davanti alla ex scuola del paese trasformata in albergue: la terza telefonata è quella giusta, ed in breve ecco la coppia di hospitaleros a far gli onori di casa!
Cartacce varie, credenziali e raccomandazioni di rito ed eccoci padroni della bella e pulita struttura, completa di cucina e lavatrice… il tempo di organizzarsi, bere un tè caldo e fare una doccia e via in branda ad aspettare l’ora di cena!