Coast2Coast Day01 Ancona_Filottrano, km54
Il sole è già alto: veloce colazione, rapida toilette, carica la bici, pedala in stazione, due rampe di scale, arrampicata bici in spalla sul vecchio vagone dalle strette porte a soffietto… Sosta in piedi reggendo il velocipede fino a Padova, scendere in precario equilibrio, due rampe di scale, regionale veloce per Bologna, misericordiosamente dotato di ampia entrata altezza banchina, assicura la bici, goditi il viaggio con un libro in mano.
Fino a Bologna: qui il tempo per cambiare con calma c’è, ma il regionale per Ancona arriva già strapieno ed è preso d’assalto da torme di passeggeri…
Mi arrendo all’evidenza: salire non è possibile, resto giù (stai zen, stai zen…).
Un’ora da ammazzare: mi sposto a leggere al sole, a fine binario.
Il treno successivo mi trova pronto in posizione: posto ce n’è, per fortuna.
Carico la bici e mi siedo sullo strapuntino per altre tre ore di viaggio… il treno si ferma per qualche minuto in più ad ogni stazione, accumulando ulteriore ritardo sulla mia tabella di marcia, ma alle 15, finalmente, ecco Ancona.
Il piano era: ore 1320, se magna e se parte.
Nada: si pedala subito.
Via lungomare, subito in salita attraverso il centro fino al “passetto”, dove il lungomare impenna subito spietato lungo le pendici delle prime balze del Conero: pedala, l’Adriatico a sinistra, a volte ben visibile, altre appena appena tra case e vegetazione.
Pedala: in prevalente salita, con strappetti decisi e rare discese, passando Pietrasanta e Monte dei Corvi, mentre sotto a sinistra sfilano lo Scoglio della trave, la spiaggia di Mezzavalle e, giù in picchiata scaldafreni per due km su fondo sconnesso, Portonovo (ore 1625, km16).
Non prima di un panino onto e birretta dal furgoncino strategicamente piazzato sul belvedere, che son le 16 e la colazione è un fugace ricordo.
Portonovo, dicevamo, e se scendere è un amen, risalire è una lunga litania!
Comunque rieccomi qua, dopo la discesa (e risalita) alla spiaggia, per riprendere la statale fino al bivio per Camerano, ben visibile arroccato su di un colle a mano destra. Ovviamente per arrivarci la modalità è: 5 minuti di discesa coi freni fischianti e 20 minuti in piedi sui pedali. Comunque eccoci qua (ore 1700, km21) e, attraversato il piccolo borgo sonnacchioso, via andare: giù in picchiata, sovrapassare autostrada e ferrovia, attraversare una sorta di centro commerciale e poi sempre dritto (in salita, che te lo dico a fare) tra verdi prati e campi arati, direzione Osimo.
Entro in città, su pavè oversize, ovviamente in salita (ore 1820, km34) e gironzolo un po’ ma l’equazione passeggio del sabato + pavè + bici cicciona + salita mi fa propendere per proseguire tout de suit: discesa spietata e mi sa che manco un passaggio perché, troppo ad est, sono costretto a prendere per il Padiglione e da lì proseguire per Montoro (ore 1925 km46), destinazione Filottrano.
Basta continuare a pedalare in salita.
Poco prima di entrare in centro mi fermo per un po’ di spesa per domani, ed alle 2000, km52, sono in piazza Mazzini: mentre consulto le mappe i piccoli Abdul ed Ibrahim con l’amichetto Simone mi chiedono, like a boss, cosa leggo e dove vado… che bulli!
Facciamo due chiacchiere e poi intervisto un po’ di indigeni per trovare da mangiare e magari un posto per piantare la tenda: alle 2045, ormai buio pesto, piombo all’osteria della Contesa, un paio di km fuori traccia (ed ovviamente in discesa), per riempire il serbatoio.
Pappardelle al cinghiale, tagliata con crescia rucola pomodori e patatine, birra e caffè.
E parlando con l’oste viene fuori che, causa imprevisti in autostrada, c’è una stanza libera: affare fatto!