DAY 18: Refuge Renclusa – Salardu, 14,5km, 250mD+
2x/07/2012
Un altopiano sassoso, desertico…
Con i miei compagni siamo accampati tra alcuni grossi massi, una sorta di naturale baluardo contro la minaccia che ci opprime…
Solo io sono sveglio, tocca a me stare di guardia: i grossi blocchi di pietra che ci circondano sembrano avere occhi luccicanti di malevola volontà, scintillano sinistri nel buio…
Lo vedo!
Si muove furtivo, scivola tra le ombre ma… sono sicuro! L’ho visto!
Devo restare sveglio, pronto a dare l’allarme!
… Alti e severi, le mani appoggiate all’elsa della pesante spada da cavalleria, i tre nobili stanno sulle mura del castello: osservano il manipolo di guerrieri irrompere al galoppo sul ponte che attraversa il fossato, il rimbombare degli zoccoli sul selciato coperto dal suono profondo, come di cornamusa, degli oggetti metallici che essi trascinano appesi ad una corda, stranamente leggeri… sembrano senza peso, fluttuano come aquiloni e diffondono una melodia melanconica… noi bambini facciamo ala al drappello, urlando festanti: il rito per scacciare le nubi che tutto avvolgono si sta finalmente svolgendo…
Una presa di ferro mi cinge la gola, strappandomi dal sogno! Rotolo sul fianco, diretto sinistro doppiato dal destro, calcio frontale a seguire…
Il povero Leo, di fianco a me su un materasso nel comedor del ref Renclusa, incassa i colpi destinati a Gollum, che nel sogno cerca di strapparmi l’Anello!
Il risveglio non è dei migliori, diciamo, ma cazzo, mi ha toccato proprio mentre sognavo sta roba, probabilmente anche grazie all’aiuto di una cena particolarmente abbondante e pesante!
Per fortuna che tirare pugni nel sacco a pelo imbriglia la potenza! Cmq si limita a chiedere, con grande understatement: “Ma cosa stavi sognando?” e ci facciamo quattro risate! Vabbè, ci si rivede alle 07, và!
Alla mattina, durante la colazione, continuiamo a ridere come scemi… mangiamo un sacco e partiamo tardi, tanto abbiamo poca strada da fare, che oggi si descansa a Salardu, in Val d’Aran, territorio isolato dal resto di Cataluna da alte montagne ed in cui, grazie all’influenza secolare dei francesi, si parla un dialetto occitano. Il programma è di lavare, lavarci, mangiare come bestie, rilassarsi e fare provviste: le prossime dieci tappe sono quasi tutte senza appoggio, a sentire la guida! Bè, il mio programma a riguardo è semplice: velocità. Fisico permettendo, diamo una bella accelerata e cerchiamo di avvicinarci il più possibile alle zone abitate, x avere un minimo di supporto, almeno il cibo… bè, staremo a vedere.
Intanto gran mangiata tipo picnic estemporaneo x svuotare la bombola di butano di Leo, e troviamo alloggio al Refugi Rosta, tanto x non stare in un posto da montanari dove ti mandano a letto presto!
Accompango Leo a farsi rasare a zero con cresta mohicana rossa e ci facciamo quattro risate con la parrucchiera occitana… il sole è ancora alto, ma stiamo ancora mangiando aspettando la cena…