CMSB day04 Montevecchio _ Villacidro, 36km 819mD
Bè insomma, non proprio chiuso: Valentina esce per delle commissioni, ma restano i suoi tre figli ed un amichetto a giocare con l’hoverboard o quel che è, mentre io mi faccio la doccia, un tè coi biscotti, aggiorno il diario e mi preparo la cena.
Valentina, infatti, torna con la spesa e quindi eccomi ai fornelli: spaghetti aglio olio urticanti, lonza di maiale, insalata, mandarini.
In branda: doppia coperta e via che si ronfa!
Sveglia alle 07.00, colazione, affardellamento e, ore 08.00, si parte: dalla piazza del villaggio minerario, dominata dal Palazzo della Direzione, si scende tagliando i tornanti tra i lecci e si accede al Pozzo Sant’Antonio: l’antico sito minerario è ora un museo di archeologia industriale tutto da visitare (08.20 km01,5).
Mi aggiro tra piazzali, binari, vasche di raccolta, macchinari e palazzine scendendo verso il cantiere Piccalina: affascinanti vestigia di una realtà produttiva ormai tramontata. Solo dopo gli alloggi degli operai imbocco il sentiero che porta a Guspini tra muretti, sughere e lecci
(08.45 km03,5).
Dopo la vecchia Casa Orti lo stretto ed umido sentiero si fa mulattiera (09.00 km05): attraverso dei querceti, aggiro una fattoria, bordeggio degli ovili, rabbonisco dei cani troppo possessivi ed ecco ormai le fornaci Scanu e l’asfalto alla periferia del paese (09.35 km07,5).
Seguo viuzze minori ed eccomi in centro a Guspini (09.50 km09): in dieci minuti mi porto sulla strada principale in direzione Gonnosfanadiga, che abbandono all’uscita del paese per la sterrata Sa Tella. Purtroppo dura poco e, costeggiati alcuni orti e poderi, ritorno in strada (10.15 km11): muso duro e barèta fracàda, si resta sul bitume fino al prossimo paese!
Ed eccomi alla periferia di Gonnosfanadiga dove sosto per cappuccino e briosche, pitstop vesciche e punto mappa (10.50 km14).
Venticinque minuti che volano: torno in strada, attraverso il centro e, visto che la chiamano “città del pane e dell’olio”, acquisto del pane fresco… di panifici ce n’è ad ogni angolo!
Suona le mezz’ora e son di fronte alla scalinata di San Simeone: spiacente ma il colle io lo circumnavigo (11.30 km16)!
Dieci minuti in leggera salita bastano per raggiungere la chiesetta campestre di Santa Severa: discesetta sterrata e via le scarpe, c’è il riu Piras da traversare! In dieci minuti guado, asciugo, rimetto le scarpe e ritrovo l’asfalto sulla riva opposta per risalire il riu controcorrente… e controvento (11.50 km17)!
Torrente ed aranceti a destra, il massiccio del Limas e l’arietta sferzante di fronte: in leggera pendenza arrivo a scavalcare nuovamente il rio, stavolta grazie ad un ponte (12.10 km19) ed in breve, mentre la valle si stringe, eccomi al cancello che segna l’entrata nel parco della miniera di Perd’e Pibera (12.30 km20,5).
È una grande area picnic, attualmente, che si sviluppa in salita tra il torrente a sinistra ed i lecci ad arrampicarsi sui due lati della valle: ancora cinquecento metri ed ecco una panchina al sole giusta per me (12.35 km21).
Due panini, un’arancia, manutenzione estremità inferiori, dieci minuti di sonno e riparto (13.15): dopo l’ultimo edificio si traversa nuovamente il torrente, c’è una sbarra, l’asfalto termina e si torna a calpestare una mulattiera sterrata dal fondo regolare ma in decisa salita nel bosco.
Mezz’ora ed ecco la sella di Genna Farracceus (13.45 km22,5), con area di sosta coperta, dove si abbandona la mulattiera in favore dell’erto e mobile sentiero Cai 107: giù sulla traccia scavata dall’acqua, dalle suole e dai copertoni, fino a guadare un torrente dopo il quale si cammina su comoda mulattiera, ma con ancora qualche tratto più bisbetico (14.00 km23,5).
Trenta minuti e quattrocento metri di dislivello più sotto si traversa il greto del Gutturu Derettu (14.30 km25,5) tornando sulla sponda destra, si oltrepassa un ovile e si ritrova l’asfalto, che porta in breve ai “giardini” di Villa Scema, famosa per le sue ciliegie (14.50 km27).
Tra i muretti a secco fanno bella mostra arance, mandarini, ulivi, querce, verdure… e alberi di ciliegio.
Da qui, senza storia, si segue il corso del torrente, lo si scavalca su un ponte tornando sulla riva sinistra (15.00 km28) ed è ancora salita per guadagnare il terrapieno dello sbarramento sul riu Leni (15.20 km29,5), dove sosto un quarto d’ora al sole.
Negli uliveti lungo la strada c’è chi pota, chi brucia e chi fa lultimo raccolto scuotendo gli alberi coronati dalle reti: ancora un bivio, stavolta con la principale (16.10 km33) e poi un paio di secondarie ancora.
Arrivo in salita nella grossa cittadina di Villacidro, che domina la ricca e verde pianura del Campidano: in breve eccomi al bnb… una doccia calda mi aspetta (16.45 km36)!