S2N day30 Pontevedra _ Fisterra, 126km 2430mD (+ Cabo de Fisterra ida y vuelta)

Sveglia alle 06.45, routine accelerata dalla comodità dell’ostello ed alle 07.30 si parte, unica dueruote nel flusso dei pellegrini a piedi.
Un po’ di ghirigori tra i sensi unici per uscire dalla città, solito ponte obbligatorio, poi si costeggiano i binari e ci si infila tra i boschi, ovviamente tra felci ed eucalipti, schivando in numerosissimi gruppi di camminatori più o meno zoppicanti.
Esco dal bosco e dalla processione pellegrina per un tratto asfaltato in discesa (08.15 km11): si costeggiano poi i binari tra i consueti boschi, le tipiche vigne sorrette dai pali di granito, i campi di mais, seguendo sempre le pietre miliari che scandiscono il percorso fino a Santiago.
Il sentiero torna ad essere una bella pista sterrata tra i boschi di roveri (km15), ma la furgoneta della Guardia Civil fa da tappo e non mi lascia passare!
Un paio di chilometri e me ne libero al ponte sul rio Agra (km17), che permette in breve di giungere a Briallos (08.45 Km18).
Lasciato l’asfalto dopo un breve tratto in statale, si torna tra i campi: ci sono ancora le viti, il mais, i roveri e qualche salice, ed il cammino è sempre una bella pista di terra bianca, polverosa e scorrevole, rispetto le colline del mattino: questo è il fine tappa per la maggior parte delle persone che ho visto finora, e quindi non c’è più nessuno sul camino, arriveranno più tardi.
Giungo dunque a Caldas de Rei (09.05 km23), e mi infilo tra i vicoli per poi scendere sulla statale: si abbandonano in fretta entrambi e si torna tra le colline.
Lascio così anche il Camino de Santiago, che prosegue verso nord, mentre io devio verso la costa.
La traccia sale subito decisa tra i boschi tornati silenziosi, tra felci, eucalipti e roveri, e mi porta a scollinare 150 metri più in alto, per trovare un nastro asfaltato che mi conduce all’ennesimo ponte che non si può ignorare: è un sottopasso dell’autostrada, in realtà, ma comunque la pendenza per risalire è da brivido… ed infatti, con uno schianto secco, la catena si smaglia (09.35 km27,5)!
Fortunatamente poco più su c’è una piazzola in cemento con un qualche impianto: ottima per un pitstop! Dieci minuti in tutto e sto già pedalando (09.45): eseguita la riparazione continuo a salire e, giunto a quota 200mslm, infilo una stradina minore che, dapprima in falsopiano e poi con pendenza controllata, si inoltra tra le felci (09.55 km29).
Discesone tra gli eucalipti e piombo tra le case (10.05 km32), lasciandomi in breve alle spalle A Menda (1015 km35,5): poi, sulla principale, c’è il ponte sul rio Ulla da attraversare per giungere a O Rigueiro (10.20 km37,5).
Il vento oggi è molto forte, oltre che a essere contrario come al solito, ed una coppia di poiane ne approfitta per giocarci, facendo evoluzioni sopra di me mentre costeggio l’area umida ed i meandri che fiancheggiano il fiume.
Poi si sovrappassa l’autovia (10.40 km41) e, un chilometro dopo, si abbandona la principale per tornare su secondaria a pedalare in una zona di rimboschimento, pare, fino a Teaio (11.00 km44).
Si sale ancora sulla secondaria che procede a scalini, ma sempre con pendenze severe, tra felci, pini eucalipti ed cespugli di erica: rampa brutale per superare la quota dei 300 metri, sempre immerso nei boschi silenziosi, e ancora si continua a salire (11.10 km46,5).
Passo così Bustelo (11.25 km47,5 360mslm) e giungo al parco eolico del Monte Treito (11.40 km49 470mslm), dove si conclude questa scalata: giù in picchiata nel bosco e poi tra i borghetti agricoli, senza ombra di bar ma ricchi di campi di mais, muretti ed alberi.
Il bar lo trovo all’incrocio di Vilachàn, e la sosta birra e panino è d’obbligo (11.55 km53,5): lascio la bici appoggiata ad una transenna ed il vento ne approfitta per lanciare entrambe un metro più in là!
Neanche mezz’ora e si riparte, ancora sulla principale (12.20), che si lascia a breve per secondaria  (12.40 km61) che porta ad attraversare un rio (12.45 km62,5)  e poi, in decisa discesa al fiume e al ponte sul rio Tambre (13.20 km67,5).
I freni fischiano indiavolati, sarà il volo con la transenna: mi fermo e provo a regolarli un po’, che mi stanno facendo impazzire!
Una secondaria laterale risale A Barreira (13.40 km71), poi a Serra de Outes è tempo di una pausa: il sole picchia, ed io mi scolo un bottiglione di limonata all’ombra mentre faccio il punto (13.45 km73).
Mezz’ora e qualcosa e riparto sulla principale, fin qui evitata quanto possibile, al prezzo di chilometraggio maggiore e salite a tratti brutali: approfitto dell’ora di pranzo per portarmi un po’ avanti su pendenze più gentili, che ho già le gambe dure!
14.20 via sull’asfalto veloce in costante salita, gocciolando sul manubrio anche nel vento contrario: un paio di controlli (14.45 km76 200mslm) danno un’idea dei progressi… sembra si scollini, ma invece no (15.05km79 360m), si passa ancora un borgo, rimasto senza nome per non fermarsi a controllare la mappa (15.15 km80 400mslm), ma in cui realizzo il dislivello già affrontato (1830mD): si scende un po’ in una bella valle profumata di fieno, mais e bovini, ed ecco Valadares (km81).
Da qui è un attimo ritrovare l’asse viario maggiore (15.30 km84) che abbandono al bivio per Amanda e Fornis (15.35 km86): a quest’ultimo arrivo in fretta (15.45 Km 88), tra felci, campi di mais e muretti a secco, e proseguo tra le colline bordate di pini in direzione delle creste adorne di campi eolici, si sale e poi si scende a bomba a Xestoso, dove niente bar, ma trovo un’ottima fuente (15.55 km91).
Raggiungere O Fieiro costa un po’ di più, ma da qui è discesa dura, a curve strette e cattive fino alla diga (16.25 km97,5 1980mD), che si attraversa strattonati dal vento feroce.
Risalgo dalla diga, ovviamente (km99), ed arrivo finalmente sulla strada che dovrebbe portarmi fino alla costa: si sale ancora un po’, alla sinistra le dirupate e scoscese montagne composte da rocciosi lastroni, a destra il bosco di pini bordato di cespugli di erica… ancora un chilometro cattivo, quindi, ed ecco il colle, il ventosissimo e panoramico Mirador de Eazaro (1645 km100).
Qualche foto, sperando che la bici non venga lanciata giù dalle raffiche imprevedibili, poi a scaldare i freni su pendenze illegali e atterrare a plaia As Lagoela, nel villaggio di Ezaro (16.55 km102, 2040mD).
Pranzo tardivo, che ho i serbatoi vuoti, e tarta de queso con doppio radler da mezzo, cazzo!
Un’ora passa in fretta, e ormai ho deciso: entro sera a Fisterra, la fine del mondo!
Mai stufo di fare cazzate, abbandono la strada litoranea per una parallela che scorre più vicina alla riva: ovviamente scende, quindi poi mi toccherà risalire (km104), però giuro che non lo faccio più!
Torno sulla strada costiera e attraverso Cee (18.30 km111), per poi salire e scollinare (18.55 km115), probabilmente nel punto più basso disponibile lungo la costa, e quindi si spera basta salita che son drio morire: giù in discesa e si torna sul litorale passando i villaggi di Corcubiòn e Sardineiro (km119) e, finalmente, eccomi a Fisterra, quattordici anni dopo (19.25 km125).
Bè, è come la ricordavo!
Trovo l’albergue, doccia, cambio, spesa di liquidi e frutta, che spazzolo senza pietà e… “Non vai a vedere il tramonto al faro?”
Ah, cazzo!
Bè, fatto 30… son solo 3 chilometri… chissà quando mi ricapita…
E insomma, rieccomi in sella, ma in infradito!
Al Faro di Fisterra (21.35 km03), ci arrivano con l’autobus, oramai, e l’atmosfera si è persa… o forse sono io… comunque me la sbrigo in fretta, giusto un paio di foto svogliate e, per fortuna, adesso è discesa!
Torno all’antico villaggio di pescatori (10.15 km06) e, per festeggiare, cosa c’è di meglio che una carbonara da Tito?

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