Dìa17 Buiza – Pajares, 27km
Poco prima della solita mi sveglio, ma è solo per buttarmi addosso una coperta… mi svegliano i rumori dei primi che si alzano, e sono le 0710. Assaporo un po’ il tepore del letto, poi mi alzo anch’io… solita colazione, bagno, controllo alle zampe, preparazione zaino e via: sono le 0820! Tanto oggi è corta!
Subito all’uscita dal paese si imbocca un sentiero, un sentiero vero!, che sale deciso arrrampicandosi sui contrafforti rocciosi che chiudono la valle. L’aria è bella frizzante ma la salita mi scalda subito e non vedevo l’ora di trovarmi tra valli e montagne: è proprio un altro mondo, rispetto a ieri ed ai tristi giorni delle carreteras della Rioja!
In breve si scollina alla Forcada de San Anton, una forcella a lato della Pena Prieta, e si raggiunge poi il Collado omonimo, a 1462 metri: bellissima la vista sull’ampia valle sottostante, Val de la Tercia, dominata sull’altro lato dai Montes de Penalaza.
Son talmente contento di trovarmi qui, e me la godo così tanto, che vado pianino, per farla durare: mi fermo a chiacchierare con dei vaqueros e scatto un sacco di foto…
Passo al lato del pueblo di Rodiezmo e tiro dritto fino a Poladura de la Tercia, dove arrivo alle 1020: un sorso alla fonte, due chiacchiere con un paio di tizi e via ancora, che ho voglia di andare.
Altra salitona, su sentiero poco transitato e non sempre di facilissima interpretazione: l’ambiente è molto bello, con ampia vista sulla valle e, verso ovest, sui primi contrafforti dei Picos de Europa, gli Occidentali, credo.
Poco prima di scollinare mi concedo una mezz’ora di sosta, a rimirare il panorama sgranocchiando biscotti. Alle 12 riparto, ma senza fretta.
Si guadagna in fretta el Collado del Coito, raggiungendo così la massima altitudine sul camino del Salvador, 1568 metri, poi si inanella una serie di salite e discese, tra scoscesi pascoli sui quali pasturano mandrie di vacche, guardate a vista da uno stormo di gipeti: sai mai che ne crepa qualcuna!
E invece, a momenti, possono banchettare con le mie povere ossa, che, dopo aver scattato una foto, faccio un passo falso e finisco faccia a terra tra grossi pietroni e grosse merde di vacca: non avrei saputo cosa scegliere!
Tra lo zainone, i bastoni in una mano e la macchina nell’altra, cado scompostamente ma, miracolosamente, solo qualche botta e neanche uno schizzo di merda! Che culo! Un po’ pesto, e sotto gli occhi di alcune mucche, mi rialzo e me ne vado… fortuna che non mi ha visto nessuno!
In breve, anche se un po’ dolorante, raggiungo la carretera che, mezzo km più in là, mi accompagna al Puerto de Pajares, il passo montano che segna il confine tra Leon e Asturias: sono le 1325, ed il sole è bello forte, anche se un simpatico venticello permette di non notarlo più di tanto… fin qui, devo dire, con il tempo ho avuto parecchia fortuna! Un paio di foto e giù per la carretera, per raggiungere Pajares ed il suo albergue: sono 5km, ed i primi 3 me li sparo correndo, per avvertire un po’ meno la fatica di una pendenza del 15% e la ingombrante compagnia di camion e macchine; gli ultimi 2 al passo e… eccoci qua! Non son neanche le 14, e, presa una branda e fatto conoscenza con i quattro spagnoli che già son qua, mi faccio una doccia: la senora Marisa sta già spignattando, e ha gentilmente aggiunto un piatto in tavola! Grande! Riso con uova fritte, wurstel ed insalata di patate, salsichon y judias; pane, coca (cola!), yogurt e caffè! Direi che ci siamo! Mi prenoto anche per la cena e la colazione, visto che nel pueblo manca tutto. Poi lavalava e un po’ di manutenzione ai piedi…