theDesertSessions day06 Aguinane _ Tissint, 82km 550mD

Dopo il tajine, un’oretta di riposo e poi tutti sul vecchio Ford con Abdul al volante per andare alla fonte a riempire le taniche di acqua.
A seguire tè alla menta nelle isolate rientranze sopra i campi terrazzati, cui si arriva seguendo le antiche canalette dell’acqua e scalando un paio di facili paretine.
Non so se sia stato più avventuroso risalire con la prima ululante la strapiombante mulattiera della gola o andar su e giù per sentieri e roccette in infradito… comunque è andato tutto bene!
Certo che il riposo è un’altra cosa, questo sì!
Poi pausa con ulteriore tè caldo, pane berbero con burro, olio, miele e l’Amlou, la tipica salsa con arachidi.
Mentre le donne di casa preparano tappeti e giacigli per dormire in cortile, Jamal e Mohamed mi portano a chiacchierare con l’altro Jamal, animatore del club locale: sono le 23 passate, ormai, e quasi svengo di caldo e stanchezza appoggiato alla ringhiera!
“Allora andiamo a cena e dopo puoi dormire!”
Ahahah! No, Jamal, grazie ma se provo a masticare qualcosa mi addormento col boccone in bocca!
Preparato un giaciglio sul tetto di casa, pulisco la bici e riempio la tanica… e buonanotte!
Resto a guardare il cielo per un po’: le stelle, qui, son così luminose che le principali le vedo anche senza occhiali!
Suona la sveglia: 05.45, oggi si parte presto!
Mezz’ora e sveglio Jamal per salutarlo, altri dieci minuti ed eccomi in partenza (06.25): seguo la pista fino al limitare del villaggio, dove la via si fa asfaltata.
Sterra poi nuovamente e procede tra i villaggi dell’oasi, ancora addormentati: a Timzoughine attraverso il letto ghiaioso dello uadi e ritrovo il veloce bitume che, principalmente a mezza costa ed in favore di gravità, conduce lungo la gola sotto gli aggettanti paretoni (06.45 km06).
Si passa sull’altra riva traversando la larga lingua ghiaiosa e si risale: bastano dieci minuti per uscire dalla gola (07.10 km12), superare un altro dente di un centinaio di metri, tornare a scendere e… tirare dritto al bivio!
Me ne rendo conto un po’ in ritardo, ma quella era la mia pista, cazzarola (07.20 km16)!
Vabbè, giro la bici, che tanto un chilometro è un attimo, ed eccomi qua: si presenta rossa, polverosa e selvaggia, e punta decisa a sudovest, ad infilarsi tra due dorsali segnate dal tempo (07.30 km17).
Inizialmente sabbiosa ma compatta, si rivela in breve molto ostica e sassosa: marce basse e lavoro di braccia per procedere in sella, sia pure lentamente, costeggiando i canaloni incisi dalle acque.
Vaste distese ghiaiose scolorano verso i monti che racchiudono la valle… e là in fondo sulla sinistra qualcosa di scuro e peloso si muove!
Gambe lunghe, una gobba… dromedari!
Un piccolo branco si sposta senza fretta a metà ghiaione: che peccato, sono così lontani (07.45 km20)!
La pista si fa ancora più dura, ma comunque pedalabile: un quarto d’ora e sembrerebbe rabbonirsi… Sabbia (08.00 km22)!
Cazzo!
Pista piu dolce? Prima mi scardinavo la cervicale, adesso affondo a metà copertone: non saprei cosa scegliere!
A parte un paio di brevi salitine, comunque, si può ancora procedere in sella fino ad una sorta di passo (08.10 km23) in cui le vene di sabbia sono intervallate da rocce dure… così non ci facciamo mancare nulla!
Lentamente, ma procedo: il sole è ancora basso, ma già lo si avverte prendere forza… oggi sarà dura!
Giungo ad un pozzo che pare trivellato di recente, circondato com’è di residui di scavo e munito di motore elettrico (08.20 km24,5): è in prossimità di uno uadi sabbioso, che traverso a spinta, e qui trova anche inizio una vera pista, non un burbero sentiero com’è stato finora.
Si sale con lenta certezza fino ad un plateau (08.35 km27 1100mslm), ma bastano altri dieci minuti per giungere ad un piccolo valico ed iniziare a scendere verso valle (08.45 km29).
Inizialmente scabroso, perdendo quota il sentiero diviene più scorrevole e conduce ad un villaggio da cui, poi, mi inserisco sul manto d’asfalto (09.05 km32,5).
Arrivare alla RP1800 è questione di un chilometro: una volta passato lo uadi affiancando un ponte in cemento schiantato, giro a sinistra (km33,5) e la route mi porta dritto ad Akka Ighane, importante villaggio dove, finalmente, è ora di colazione (09.20 km41)!
Frittata, bottiglione zuccheroso ed una teiera di immancabile e bollente tè alla menta, seduto tranquillo all’ombra: ci voleva proprio!
Cinque alle dieci e torno in strada: a destra sarebbe tutto asfalto, a sinistra un po’ sì e poi pista… sinistra (09.55)!
Mezz’ora scorre veloce mentre mi inoltro in una landa desolata, fatta di ghiaie, sabbie ed acacie calcinate dal sole: l’aria rovente spazza la pianura ricoperta da una pesante cappa bianca, opprimente, le montagne sono una presenza quasi impalpabile sullo sfondo… avrò mica fatto una cazzata?
Bè, indietro non si torna, quindi al bivio prendo a destra sulla RP1800 (10.20 km51) e proseguo fino al “guado” sullo Oued El Aine, dove lascio la secondaria asfaltata e mi butto sulla pista sabbiosa (10.51 km63).
Procedo nell’abbacinante distesa pedalando a fatica: tratti duri e sassosi si alternano a soffici zone sabbiose, ma la pista è sempre di facile lettura e, caldo assassino a parte, non presenta particolari difficoltà.
Giungo così ad un bivio nel nulla: ignoro la traccia che stacca a sinistra e proseguo diritto, fiancheggiando un boschetto di acacie, dove la situazione cambia (11.15 km68,5). Pedalare non è più una possibilità: tocca spingere.
Per fortuna sarà solo un chilometro, e poi si può riprendere a sobbalzare e cigolare sulle roccette affioranti, con qualche fosso sabbioso a ravvivare la situazione.
Lentamente ma si procede, finché la pista si affianca decisa allo ouadi e la bici… sprofonda (km75)!
Faccio il punto, consulto mappa e ora: sono in traccia, ho tempo, posso farcela, basta fare con calma.
Un passo alla volta, un po’ spingendo, un po’ tirando, un po’ sollevando, l’incudine a pedali si sposta in avanti, mentre qualche bestemmia motivazionale mi carica nei punti più difficili.
Attraverso boschetti di palme ed acacie, dove mi concedo brevi pause al fresco (relativo) per bere un sorso d’acqua calda (assoluta).
Un piccolo dosso compatto si eleva sulla riva, ma è un’illusione: dopo la terra crostosa è sabbia di nuovo, e poi c’è lo oued ghiaioso da attraversare (km76,5) e la bici da trascinare ancora, stavolta lungo l’altra riva, fino ad una vera pista, finalmente pedalabile. Sono solo 500 metri, ma sembrano almeno il triplo!
E finalmente, la strada (12.10 km77)! Cigolando e squittendo bastano cinque minuti per giungere alla rivière, dove i due fiumi, uno d’acqua dolce ed uno d’acqua salata, si mescolano: non so in quale de due, ma inzuppo camicia e cappellino per abbassare la temperatura del motore affaticato (12.15).
Salutati gli indigeni festanti e sciaguattanti, risalgo la depressione per guadagnare l’argine e l’asfalto che lo percorre (12.25 km79,5): basta poco per attraversare la main street di Tissint ed inchiodare davanti al bar Al Aamal, dove, senza chiedere nulla, mi arriva una coca direttamente dal freezer (12.30 km81)!
Bravo! Così si fa!
Ne bevo anche un’altra e mi sento quasi nuovo: ora di tornare a sfidare la calura… almeno fino all’hotel
Kasbah Tissint (13.00 km82)!
E oggi si riposa.

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