S2N day21 Alvor _ Aljezur, 108km 1140mD

Sveglia alle 06.15, solita routine ed alle 07.30 si parte: si esce dal campeggio e dopo un chilometro sono già sospeso su uno sterrato single track tra un piccolo canale e la laguna affollata di trampolieri mattinieri, poi si va di carretera (km05) fino ad Odiaxere, in cui infilo una stradina a lato del cimitero (08.05 km11).
È una tranquilla secondaria tra i campi ed i pascoli animati da cavalli, pecore, bovini… e le capre portoghese con i corni strani! Boschetti di querce, pini ed eucalipti, sterpaglie ed alberi da frutto fiancheggiano la traccia, in cui si alternano parti asfaltate alle bianche sterrate polverose, poi siepi di fichi d’india, melograni, agave, mandorli qualche ulivo, alberi di fichi, campi di stoppie, bianche casette e muretti di fango.
Giungo così alla periferia di Lagos: eccomi su asfalto ai primi palazzoni turistici (08.25 km 15), poi seguo il lungofiume e giungo all’estuario a Ponta da Piedade, dove si trova la darsena sorvegliata da un antico forte (08.30 km18).
Breve giro tra le viuzze della città che si risveglia, poi nuovamente su carretera per proseguire: sembra che questo tratto sia obbligato sia per la bici da gravel che per la mountain bike e quindi proseguo senza altra possibilità fino ad imboccare una piccola secondaria, che fortunatamente, scorre parallela alla trafficata arteria principale (09.00 km23).
Incrocia poi la principale e diviene sentiero sul lato opposto (09.10 km27): comincia così uno zigzag secondaria-principale-sentiero che porta a Budens (0935 km35) e poi a Figueira (09.45 km47), dove si gira verso la costa: finalmente un bel tratto di sentiero, che scorre principalmente in salita, tra vecchi frutteti rinselvatichiti, ventose brughiere, cumuli di sassi ammucchiati chissà quando, recinti e reticolati, basse piante arbustive, e conduce verso il crinale di una collina (10.05 km40).
La bianca sterrata diventa rossa, salendo sul versante ora con fondo molto sassoso e, in generale, divertente: si pedala sulla sommità ventosa del piccolo altipiano per giungere a filo di scogliera e godere della vista sugli scogli e le onde che si frangono rumorose là sotto (10.30 km44).
Per scendere alla caletta sottostante bisogna giocare di pazienza ed equilibrio, ma, ovviamente bici a mano, si può fare: dieci minuti e son giù sulla sabbia, tra gli istruttori che consegnano tavole ed impartiscono istruzioni.
Dalla caletta dei surfisti percorro una parte in blocchi stabilizzati da cui poi si stacca una dura rampa non pedalabile, tutta da spingere per riguadagnare l’altopiano sopra la scogliera, battuto dal vento, dove ritorna la rossa pista compatta e molto rocciosa, secca ma non veloce.
Il cielo oggi è coperto: il sole quindi non ha la solita forza e questo permette di pedalare relativamente al fresco: ottimo momento per fare su e giù sulla scogliera in modalità hike-a-bike! Panoramica da morire, ma qua non si pedala proprio un cazzo, e anzi bisogna stare all’occhio!
Finalmente eccomi a Martinhal: un breve tratto di morbida e sicura sabbia e poi si si pedala (11.25 km49)… bastano venti minuti per arrivare a Sagres e chiudere la prima parte della giornata (11.45 km53,5).
Traccia conclusa, azzero i contatori, carico quella nuova e via ancora: raggiungo la Fortaleza in un attimo (11.50 km01) ma la coda all’ingresso mi scoraggia e vado a gironzolare sul filo della falesia, a guardare i surfisti affollarsi sulla riva là sotto.
Ritorno su all’incrocio, dieci minuti di sosta birra e si pedala nuovamente (12.20), a raggiungere il Forte do Beliche (12.40 km07), chiuso.
Dieci minuti in più ed eccomi a Cabo San Vicente (1250 km08,5): mi mescolo brevemente ai turisti, qualche foto e adios.
Ripartenza sul bitume e poi sterrata rossa nella steppa sulla sommità della scogliera, una brughiera fiorita dove, quando non soffia il vento, si ode il rumore delle onde che si infrangono sulle rocce sottostanti (13.05 km11).
Venti minuti e giungo a Vale Santo, fattoria con recinti e allevamento bovini (1325 km13,5) da cui dirigo, sempre offroad, verso Vila do Bispo, dove è ora di pranzare (13.50 km20)!
Un’ora e mezza e si riparte (15.20): si esce dal pueblo su breve tratto di asfalto e poi subito pista dal fondo sabbioso ma, con un po’ di grinta, pedalabile, anche se in continua salita e discesa, tipo montagne russe, solcando le pinete o la steppa oceanica.
Ma ecco che spiana un po’ e rimane in quota tra eucalipti ed aeromotori (15.45 km24): tre chilometri facili e, alla fine degli impianti eolici, si sterza perpendicolare verso l’interno (km27) su sentiero molto segnato che non ammette distrazioni, specie in discesa nei boschetti di roveri e querce da sughero: la pista è profondamente incisa, punteggiata da fossi di sabbia e mucchi di ghiaia e rocce, perdere il controllo è un attimo.
Giungo comunque a Pedralva (16.10 km30), bel villaggio che ha l’aria dell’hotel diffuso, da cui si prende immediata il sentiero per Carrapateira, che scorre sul bel fondo di una barranca: un lato della valle riporta evidenti tracce di incendio, l’altro invece è ancora verde e rigoglioso, dev’essere scampato al peggio!
Dove la valle si biforca mantengo il ramo di destra, facendo una sorta di gancio (16.25 km34) e guadagnando il diritto ad un bel 700 metri a spinta, prima terrificanti, poi semplicemente brutali: pendenza assassina e fondo a dir poco instabile (700m in 20 minuti, ore 16.45).
Stravolto, guadagno il falsopiano: breve tratto in quota, poi giù duro a toccare il fondo della valle al di là, con gli imponenti ruderi di una vecchia hacienda (17.10 km40).
Il track sarebbero quelle vecchie tracce di copertoni tra l’erba alta un metro: resto sulla pista e raggiungo la strada, che se trovo un’altra rampa così… scelgo quindi di restare sull’asfalto per provare a recuperare un po’ di tempo: anche la carretera sale, ma vuoi mettere?
Eccomi al passo, ed è subito discesa (17.15 km41) verso un gruppetto di case isolate (17.30 km44) e da qui in un attimo si trova la principale (17:45 km49): un quarto d’ora è sufficiente per arrivare al pueblo di Alejuzur (18.00 km55) dove mi scolo un litro e mezzo d’acqua ghiacciata e trovo conferma dell’esistenza di un campeggio qualche chilometro più avanti… ovviamente in salita, però!
Evabbè,  facciamo anche questa: ore 18.10 parte l’ultimo assalto della giornata che, in venti minuti, mi permette di varcare il cancello del campeggio Serrao, immerso tra gli eucalipti (18.30 km60).

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