S2N day20 Olhao _ Alvor, 107km 870mD

Tenda, bici, chiacchieratona con Hans e Ute, inveterati harleisti da Stuttgart poi cena e in branda col fresco!
Così fresco che verso le tre di notte mi alzo a prendere il sacco a pelo, che fin qui non ho mai usato…
06.30 sveglia alle prime luci, smonto il campo, carico la bici, colazione con il batido de cacao ed i brownies presi ieri al minimarket: ore 07.45 e si può andare.
Ore 08.00, km05, dopo aver lasciato il campeggio si percorre la zona portuale ed industriale del paese e una volta usciti lungo il paseo marittimo si segue nuovamente la linea dei binari lungo le saline, ritrovando la ciclabile ed i fenicotteri: la via è ben segnalata, ma imbocco un pezzo chiuso per obras e mi ritrovo lungo una coltivazione di arance prima e dei ragazzi poi che parlano un po’ di italiano “stanno raccogliendo la cioccolata”… suppongo che sia il cacao (08.10 km08,5)!
Attraverso la loro aia ed arrivo alla strada a doppia corsia per Faro, abbastanza trafficata a quest’ora del mattino, ma sono solo un paio di chilometri prima di prendere uno svincolo per un cavalcavia che mi permette di passare di nuovo sul lato del litorale e raggiungere la città (08.35 km15).
Cazzeggio un po’ nel centro di Faro, semideserto così presto, e raggiungo la darsena, azzero i contatori e cambio traccia: pronto a ripartire (08.50, km16).
Appena dopo la darsena un passaggio pedonale permette di attraversare i binari che separano la pista ciclabile ed il fronte del porto dal resto della città: si inizia quindi subito a pedalare sulla bianca sterrata, ma la traccia si sviluppa poi in una parte urbana per uscire dalla città in direzione dell’ospedale e dell’università, dove si ritrova il fondo più divertente (09.10 km05 da Faro).
A breve si pedala nella pineta, in una zona in cui i pini sono stati sostituiti dai cespugli, probabilmente in conseguenza di un incendio: sulla destra, infatti, una zona in cui uno scavatore sta ancora ammucchiando materiali bruciacchiati, mentre intere colline nere di cenere fumano ancora, appesantendo l’aria.
Procedo nel parque del rio Formosa, ed attraverso il piccolo puente che accede al camino Arabe, che è una secondaria in salita, in realtà (09.20 km10).
Lungo la via altri evidenti segni lasciati dal fuoco, anche molto vicini alle case: la strada asfaltata ha fatto da tagliafuoco, ma le viti sono comunque appassite ed accartocciate a causa del calore.
Sono ora a Quinta da Lago, enclave turistico residenziale commerciale, in cui sembra che la lingua ufficiale l’inglese (09.45 km13,5); poi Vale de Lobos, ed anche qui agenzie immobiliari, avvocati, interior designers, negozi, campi da golf ed anglofonia (10.00 km17,5).
Ed è proprio il campo da golf che si costeggia scendendo dalla collina dei resort: si attraversa un piccolo ponticello e si scorre sul fondovalle, tra i resti di antiche tecnologie di irrigazione e stoppie bruciate dal sole fino alla periferia di Quarteira, di cui raggiungo il lungomare un chilometro dopo (10.15 km21,5).
Visto che i bar stanno aprendo, mi tolgo lo sfizio di far colazione con cafe con leche e i famosi pastel de nata… sono pur sempre in vacanza, no?
Giusto un quarto d’ora e in sella: basta seguire la pista ciclabile che mi accompagna lungo il passeggio ed i viali pedonali fino all’uscita dalla città (11.00 km30)
Dopo l’overdose di resort e di complessi turistici finalmente di nuovo su tranquilla secondaria tra i pini e ville isolate (11.20 km38), per poi entrare in un campo da golf e giungere alla periferia di Albufeira (11.40 km42 ): mollo la traccia e cerco di raggiungere il centro in un delirio di sensi unici… alla fine spalleggio la bici sulla scalinata Travessa de Malpique e scendo giù in piazza (11.50 km47,5).
Diciamo che non è a misura di due ruote, ecco: un paio di rampe in salita e trovo il passeggio sopra la falesia, poi, in breve, mi lascio la città alle spalle, attraverso una zona residenziale turistica multicolore dopo la darsena (12.10 km 47), incastrata tra due linee di colline parallele, da cui fuggo per sostare in un minimarket e seccare al volo una fanta (12.25 km50).
Cinque minuti e due chilometri ed ecco la Praia de Galè, che poco dopo propone una serie di percorsi su passerelle sospese tra le dune e l’acquitrino delle lagune salate (12.40 km54): purtroppo dopo un solo chilometro devo abbandonare il ritmico rumore delle tavole sotto le ruote per una bella pista bianca che si allontanano dalla costa, intercetta l’asfalto ed accompagna ad Armacao de Pera, dov’è ora di pranzare all’ombra (13.15 km61)!
Finalmente seduto sotto un ombrellone, ma è solo ora che sento veramente il caldo: finito il pranzo rischio di cadere addormentato, mi sento pesante ed intontito… il cellulare frigge e da i numeri, tocca chiudere la traccia e caricarne un’altra… mortacci!
Vabbè, azzero e riparto: ore 15.00 e seguo l’affollato lungomare, uscendo dalla città sulla carretera che abbandono per zigzagare tra le stradine e trovare una sterrata tra campi bruciati di stoppie e arbusti (15.15 km04).
Brutto pezzo di strada per evitare la Lagoa (km12), ma alla rotatoria si abbandona la principale per girare su una secondaria: molto meglio sicuramente la parte rurale di quella urbana, una tappa per gran parte trascorsa in un mondo finto, fatto di resort e campi da golf con i colori della schermata di benvenuto di Windows… non fa per me sta roba!
Aridatemi la wilderness!
Il villaggio di Ferragudo, sulle sponde del fiume, è alle spalle ormai (16.05 km18): ancora un quarto d’ora e si entra a Portimao dalla carretera con ciclabile che diventa poi ponte con passerella sulla ria Alvor (1620 km20, pare che i fiumi qua siano femmina).
Lascio perdere la traccia suggerita e rimango sul lungo fiume dotato di pista ciclabile (16.35 km23,5), arraffo una coca al volo e via sul lungomare: poi un’ultima parte pallosa sulla carretera fino a lambire il centro di Alvor (17.15 km30), ma proprio sulla traccia c’è un campeggio… ok, affare fatto (17.20 km30,5)!

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