OrientXpress Day24 Ohrid_Burrel, km152

Venerdì 26 luglio

Ottima cena, qualche chiacchiera in ostello e poi si dorme. Sveglia alle 0700, colazione autogestita in ostello e tentativo di bis in paese: tutto chiuso. 0830, via lo stesso, direzione Struga: dapprima su principale, poi su stradina pseudopedonale lungolago.
Giungo nella località balneare dalla passeggiata, gironzolo un attimo, e poi, complice un dedalo di sensi unici, ci metto un po’ a trovare l’uscita che mi interessa. Finalmente imbocco il bivio per Debar (0935, km3341): inizialmente la strada si presenta semibombardata, poi migliora notevolmente ed anche il traffico diminuisce sempre più.
In leggera salita risalgo dal lago verso monte, seguendo il percorso scavato dall’ampio fiume Drim, verde come i boschi che ammantano le pendici entro cui scorre serpeggiando.
I chilometri scorrono facili fino ad incontrare uno sbarramento idroelettrico (1035, km3363), dopo il quale il fiume, ridotto a torrente, scorre tra strette gole e spoglie falesie: si scende e poi falsopiano.
Poco oltre incrocio Clarisse: è partita da Lione sei settimane fa e si dirige verso la Grecia. Due chiacchiere e bonvojage, ma’mselle!
Si lavora ancora di pedali, ma ora con più decisione (1120, km 3377) dato che la pendenza rinforza un po’, in media un 6% per due chilometri almeno fino a raggiungere Dxephiste (1140, km3380) da cui si scende un attimo per risalire subito e tornare a scendere mentre riecheggia il richiamo del muezzin: è mezzogiorno. Begli scorci sul bacino del fiume che si allarga tra le montagne punteggiate di paesini e minareti.
Raggiungo in breve la diga sul Debarsko Ezero (1215, km3391), che preannuncia l’ultima cittadina macedone: Debar (1235 km3396).
Ricevo il benvenuto dall’inedita coppia Minareto e Campanile, e, visti l’orario e la temperatura, mi fermo per pranzo.
L’idea sarebbe di liberarmi di un po’ di valuta macedone: non ci riuscirò.
Mi ritrovo il conto saldato da un boss locale: firmatissimo, occhialoni da sole, suv d’ordinanza, zoccolone al traino, mi scruta, mi saluta ed andandosene mi intima “conto pagato, amico italiano!”
Non si discute, ci mancherebbe! Grazie mille!
Mi limito ad aggiungere qualche coca, poi riparto: ore 1400, ed il confine è dietro l’angolo, giusto il tempo di percorrere quattro chilometri dietro ad un corteo diretto, mi par di capire, al cimitero… il venerdì è giorno importanti per l’Islam, mi pare…
Quindi, eccoci qua: 1415, km3400 tondi, dogana macedone, vai pure amico ciclista!
Ore 1430, schifatissimo, e con buona ragione, dalla mia cartacea carta d’identità (avete ancora queste, in Italia?!?!) il poliziotto in servizio mi concede di entrare in Albania.
Niente cartelli, chiedo ad un paio di ragazzi davanti un barber shop e pedalo via verso sud-ovest, per iniziare a disegnare un gancio (una sorta di V se preferite) che mi farà poi tornare a nord-ovest, seguendo i capricci del fiume.
Verdissima, montuosa, ricchissima d’acqua, in costante saliscendi: così mi si presenta l’Albania in questi primi chilometri.
Una richiesta informazioni diviene occasioni per una pausa: Nico insiste per offrirmi un caffè (1515, km3415), mi racconta del suo lavoro in Italia e del ritorno in patria…
Venti minuti e ci salutiamo: riprendo a salire mentre le pareti si avvicinano, la strada impenna, appaiono i ruderi di alcuni bunker…
Ancora niente cartelli, non ho idea di dove sia di preciso: un’ultima rampa ed ecco la risposta (1650, km3432).
La valle che si apre davanti a me, circondata su ogni lato da alte montagne, è nota come Vaikal di Bolqiza: qui Giorgio Castriota, lo Skanderbeg, fermò nel 1465 il condottiero Ballaban Pasha, fermando l’espansione ottomana verso occidente.
Un monumento è qui a ricordarlo.
Tre chilometri ancora tra i verdi pascoli ed ecco l’odierna Bolquize: tiro dritto, mi inerpico verso la testa della valle (1725, km3438,5) e posso vedere dall’alto l’intero campo di battaglia da un lato e la mia via di discesa dall’altro, che serpeggia a mezzacosta verso nord-ovest.
Niente parapetto, a volte sul filo di cresta, si va giù in picchiata: pennellare bene le traiettorie, tagliare le curve, schivare le buche, ma sempre un occhio al panorama, magnifico!
Un tratto incredibilmente malmesso e sfondato esige un’andatura pedonale; un paio di tornanti ancora e la strada risulta interamente fresata dai macchinari: pericolosa in discesa per la due ruote e polverosissima!
Giù fino a Klos in una nuvola di cemento, su fondo variamente ghiaioso o triturato (1805, km3454), per giungere poi a Soc (1830, km3463) su asfalto appena steso, liscio e scorrevole: un quarto d’ora di chiacchierare con Leonardo e via, ancora qualche colpo di pedale!
Una parte su asfalto nuovo di zecca e poi gli ultimi quattro chilometri, ovviamente in salita, su fondo appena triturato, respirando polvere di cemento e sputazzando a più non posso.
Burrell, finalmente (1925, km3472)!
Mi aspettavo di avere un po’ di scelta in quello che pareva un centro di una certa importanza, ma l’unica opzione è il Grand Tourizm Hotel… e a questo punto, direi che va bene così!

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