OrientXpress Day06 Selna_Novi Sad, km186

 

 

 

 

Sabato 06 luglio 2019

Motelsma chissenefrega basta che la doccia funzioni. Dovendo scegliere, cambio la doccia che spruzza solo il soffitto con il water che non scarica, e siamo a posto così!

Solita carnazza per cena con un paio di birre, poi finalmente posso farmi barba e capelli ed un’altra doccia.
Sveglia 0630, ma anca no! 0700 evabbè dai, avanti! Scendo a sistemare la bici, poi colazione a base di bacon ed uova e, borsoni già pronti, non resta che caricare e si va: 0820 ed è ancora la main street della Slavonia, un’infinita sfilata di villaggi tipo Far West con le due file di case ad affrontarsi ai lati della strada rettilinea, separate da una striscia d’erba ben tenuta sulla quale stanno in bella mostra auto, trattori, tosaerba, cerchioni, seminatrici, frutta e verdura, varie ed eventuali, accomunati dal cartello “vendesi” in tutte le declinazioni.
Nei cortili: oche, galline, capre.
Sul retro delle case, campi: frutteti di albicocche o prugne, mais, grano, vigne, girasoli.
E, ovviamente, a sorvegliare il tutto, il vecchietto sulla panchina all’ombra del noce. O del tiglio.
La strada piatta e dritta come il ponte di una portaerei, come una pista da aeroporto: specie quando l’asfalto è liscio e veloce mi dà una sensazione di rincorsa, di slancio prima del decollo… Sarà il caldo.
Sovrappasso l’autostrada, attraverso Cajkovci (0900, km762), poi Vrpolje (0915, km767) dove un manipolo di ragazzotti sembrano marciare al passo (o quasi, qualcuno glielo insegni, cazzo!) dietro una bandiera croata, con addosso braghe mimetiche e magliette nere: nazi scouts?
Ancora mezz’ora ed i boschi di querce sembrano stringere la valle in un imbuto, aumentando la velocità di fuga…
Mi spingono verso Vinkovcj, che circumnavigo sulla cintura tangenziale (0915, km767) e che interseco a malapena, tirando dritto verso xxxx.
Passo Mikanovci (1005, km784) ma fermo ad Ivankovo (1035, km795), che necessito di una ricarica: strudel di mele e mezzo di tè, mentre un signore mi indica ed esclama “Verona!”. Giusto il canonico quarto d’ora e si riparte, con il sole ormai a regime come incentivo, per raggiungere Vinkovcj (1125, km807) dove lascio la n46 per la n55 che mi porta dritto dritto a Vukovar, sulla sponda del Danubio (qui chiamato Dunav. 1245, km835). Gironzolo un venti minuti ma mi rassegno, niente info, a beemi qualche radler in riva al fiume. Mi cerco poi qualcosa da rosicchiare e, son le 1500, tolgo le tende.
Avvisto i primi segnali in caratteri latini e cirillici ed un cristo pantocrator che pare già un’icona ortodossa: l’oriente si avvicina!
Dopo Vukovar riappare la modalità saliscendi: pendenza media delle salite 8%, parolacce incluse. Si suda tra vigne, mais, grano e pareti simil tufacee con tanto di cantine ipogee.
Ad Opatovac chiesa sventrata dalla guerra, a Starengrad ci si riaffianca al grande fiume.
Ad Ilok, visita alla villa ed alle mura che sovrastano la città (1705, km873) poi giù a bomba, sosta rifornimento liquidi per esaurire le kune e ritemprare le energie e, ormai le 1800, doppio controllo, con graaande calma, di identità ed eccomi in Serbia!
Scavalcato la Dunav su quasi 800 metri di rugginoso ponte post sovietico, mi accoglie la città di Blatska xxxxx: nonostante il cirillico la direzione è chiara ed è solo quando il coso segna 890km che mollo la principale per infilarmi tra i campi e riguadagnare l’argine… adesso basta seguire la corrente.
Mancano ancora 40km, son le 1900 passate e non ne sono sicuro, ma cerco comunque di arrivare a Novi Sad: 1950, km914, e vedo se a Futog si trovo qualcosa oltre al bancomat… Niet! Proseguo nel crepuscolo, provo un paio d’altri affittacamere ma Niet! anche lì. Ok, no choice: Novi Sad!
Mollo il Danubio e percorro gli ultimi sei chilometri in città: il traffico ed il movimento del sabato sera sono in piena, ma raggiungo comunque la città vecchia. Un po’ di chiedi e domanda e raggiungo l’alloggio in piena zona pedonale, lato cattedrale.
C’è ancora un ascensore con cui fare i conti, e l’Exit festival su alla fortezza di Petrovaradin ci mette del suo per riempire di ragazzi l’ostello e la città, bellissima.
Una doccia rovente lava via la stanchezza, e mi tuffo nel passeggio serale in cerca di un pasto adeguato…

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