theDesertSessions day11 Imsouane _ Essaouira, 107km 1360mD

Ottima ed animatissima cena ieri sera: Said passa tutto il pomeriggio in cucina e ne esce solo verso le 21.00 con tajine di pollo, di pesce, di verdure, riso ed insalata.
In tavola siamo una dozzina, in rappresentanza di Marocco, Francia, Germania, Filippine, Portogallo ed Italia: la conversazione, abbastanza prevedibilmente, si svolge in inglese.
Si parla di un po’ di tutto, ma principalmente di viaggi… e del Marocco!
Ovviamente qua son tutti surfisti, ed i loro ritmi sono dettati dall’alta marea… quindi tutti in branda presto, stasera!
Va bene anche a me, ed alle 23.30 mi ci butto pure io!
La notte è fresca e passa veloce: 05.45 com’è oramai abitudine e, fatta colazione con succo e biscotti, sveglio Said per le onde del mattino!
Mentre lui indossa la muta io finisco di preparare la bici. Ore 06.30 e ci salutiamo: lui scende verso la spiaggia, io dirigo verso l’interno.
L’aria del mattino è satura dell’umidità dell’oceano mentre esco dall’ostello, risalgo fino alla periferia della cittadina ed imbocco il nastro d’asfalto che mi porta, ovviamente in salita, a seguire uno ouadi: quest’ultimo in breve mi accompagna ad un piccolo valico, dove mi fermo per gettare un’occhiata alla foschia sottostante, mentre del mare si sente solo il rumore (06.55 km03).
Uscito dalla valletta rimane il versante a monte, alla mia destra, su cui la strada scorre a mezza costa sopra l’oceano, che si intravede tra la bruma in basso a sinistra.
Procedo in facile falsopiano verso il promontorio, oltrepassando in breve il villaggio di Tillilt (07.15 km07), dopo il quale scelgo la secondaria P2201, che prosegue in quota per un buon venti minuti prima di scendere anch’essa (07.40 km13).
Altro villaggio, e scendo brevemente fino alla spianata sottostante, tra i campi di ghiaia segnati da bassi muretti a secco e da piccole siepi di  arbusti spinosi e tamerici, punteggiati da pochi grandi alberi: un paio d’asini pascolano impastoiati mentre un gregge di capre bruca tra le foglie degli alberi.
Giungo in breve alle prime case del villaggio successivo, quando la strada torna a salire dolcemente (07.45 km15) in direzione di Timizguida, dove nella piazza del mercato tutto è ancora chiuso (08.00 km19).
Appena oltre lo spiazzo asfaltato la strada prende a scendere ed in breve si inizia a sterrare a filo scogliera (08.15 km21,5).
Il duro fondo è a tratti anche molto sassoso, ma la gravità aiuta e si procede celermente: peccato che l’umidità del mattino impedisca ancora di godere del panorama sottostante!
Qualche tentativo di foto ogni tanto, e si procede fino ad una lunghissima spiaggia che sembra perdersi verso nord (08.50 km29): la si bordeggia dall’alto perdendo quota e si traversa un corso d’acqua, per trovarsi ormai nella baia coltivata a palme e piccoli campi in cui pascolano i dromedari (09.15 km35). Ancora cinquecento metri e si incoccia nell’asfalto: nel villaggio di pescatori di Tafedna,  stanno già tirando in secca le barche.
Ne approfitto per un paio di foto ed una sosta tè veloce, mentre i trattori rimorchiano le barche in secca e viene scaricato il pescato.
Ore 09.40 e si risale, ovviamente subito duro per la prima parte, guadagnando così pendenze più lievi che conducono fuori dalla baia di Tafedna e dalla sua campagna.
La strada, infine con più ragionevole pendenza, guadagna una prima cresta in corrispondenza di un gruppo di ripetitori (10.00 km37,5): qui si trova un bivio dove tengo la principale che scende ripidamente e subito risale con una ampia curva, da cui la sterrata e ghiaiosa RP2201 si stacca in decisa pendenza, mentre l’asfalto principale RP2226 scende (10.10 km39).
Si sale ancora, insomma, ed in cinquecento metri conquisto un altipiano arido su cui proliferano solamente i soliti alberi, tuttora senza nome, tra cui si procede in falsopiano sui 300 metri di quota.
Ignoro l’asfalto che prosegue in linea retta e resto sulla pista a destra (10.25 Km41), e così faccio pure qualche chilometro dopo, quando la strada si ripresenta all’altezza di una torre dell’acqua (10.50 km45,5): un paio di chilometri ancora e giungo ad un insediamento con fontana e muretti, da cui ci si butta in sabbiosa e rotta discesa (11.00 km47,5).
Finalmente il fondo migliora divenendo più omogeneo e scorrevole e la gravità è decisamente più favorevole e mi lancio quindi in discesa tra i frutteti polverosi recintati dai muretti a secco (11.10 km49).
Una decina di chilometri dopo raggiungo un villaggio da cui scendo ancora un po’ fino a dover lasciare la pista per un singletrack da capre, ovviamente in salita: signori, si spinge (11.45 km59)! Primo vero tratto hike-a-bike del viaggio, tra i petrosi pascoli che mi separano da Aghanaje: il sentiero è a tratti di difficile lettura, ma la direzione piuttosto evidente mi permette di trascinare la bestia fuori dalla pietraia per infilarla in un singletrack inciso e scosceso che porta a traversare uno uadi, mentre un anziano pastore in groppa al suo ciuco 4WD mi osserva divertito e mi fa presente che non sia un percorso adatto alle bici… grazie, vecchio saggio!
Provo a risalire in sella, ma il tentativo dura poco: salitone dal fondo improbo tra i muretti a secco!
Insomma, il bivio tra la sterrata per la spiaggia e la bella strada asfaltata me lo guadagno a spinta (12.15 km60)!
Discesa! Evviva!
Tutto facile, adesso: il grosso del lavoro lo fa la gravità ed in breve,  traversato un ponte (12.40 km69), ecco il villaggio turistico ed i complessi fronte spiaggia di Sidi Kaouki, lunga e affollata di cavalli, cammelli, quad e surf. E qualche turista, in effetti (12.50 km72).
La sosta spaghetti al pomodoro a La Trattoria è meritatissima, ma allo scoccare dell’ora bisogna andare: basta un quindici minuti per lasciare il nastro di bitume e buttarsi tra le tamerici ancora una volta, a salire verso il parco eolico che svetta sulla collina (14.15 km75).
Il buon asfalto iniziale è un’illusione: un viottolo sassoso viene a sostituirlo (14.20 km77) e porta sulla sommità della collina, dove diviene pista forestale (14.40 km80).
Che purtroppo dura pochissimo: alla fine del parco eolico un’orrenda mulattiera ne prende il posto (15.10 km83)!
Scassata è dire poco: sassi enormi nella prima parte, alternati a fossi sabbiosi nella seconda, ma il risultato è lo stesso… si pedala di merda!
“Quando si pedala”, dovrei aggiungere: nella sabbia si spinge, poco ma sicuro, ed alla fine sui sassi pure, per non sbullonare del tutto le cervicali… e la prostata!
Evabbè, ce la posso fare, la traccia è chiara ed il tempo non manca.
No, non puoi: beccati questa recinzione poco prima di agganciare la pista finale (15.45 km87)!
Scendo dalla bici, la appoggio alla rete che taglia perpendicolarmente il mio percorso, ne percorro il perimetro per un tratto: non se ne vede la fine.
Guardo la cartina: o tento verso la costa, quindi sicuramente spingendo sulla sabbia in discesa, in piano e poi risalendo in traccia; o torno indietro, imbocco una pista tra gli alberi verso l’interno e, se tutto va bene, mi aggancio ad una sterrata e da lì alla nazionale.
La seconda: torno indietro per un chilometro ad imboccare la pista nella sabbia (16.00 km88) e poi spingendo e tirando per un altro paio aggancio la pista sterrata (16.25 km90) da cui raggiunge la strada è una formalità (16.30 km91).
Provvidenzialmente esco sull’asfalto proprio di fronte ad un chiosco: coca, s’il vous plait!
Uff, fatta anca questa: viaviavia a prendere la RN, abbastanza trafficata(16.45 km93,5) che lascio appena possibile tornando in traccia (16.55 km96) e, percorrendo secondarie, aggancio la RR2201 (17.05 km99,5) che mi accompagna in breve alla baia di Essaouira ed al lungomare (17.10 km101), da dove gironzolo un po’ inutilmente in città seguendo il navigatore: una volta corretta la rotta, però, eccomi allo Essaouira Beach Hostel (17.30 km107).
Uff, finalmente!

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