MediterraneanConnection2021 DaysOFF
È ormai più di un decennio che, almeno una volta l’anno, faccio un giro in Spagna: breve o lungo, a piedi o in bici, con lo zaino pesante o in versione light.
E capita quindi di incontrare persone e costruire amicizie: il punto d’inizio di questo viaggio è stata la casa della prima persona incontrata al mio debutto sul Camino de Santiago; l’arrivo a Matarò, invece, avviene davanti il portone di una delle amicizie più recenti, in un momento in cui anche la visita di un pazzo in bicicletta che arriva da lontano può far piacere. O almeno così pare.
Nel passato, infatti, sono giunto in bici a casa di Jorn, a Berlino, altra amicizia risalente al primo cammino, e l’anno scorso, durante l’estate passata su una sedia causa problemi di atterraggio in bici, è stato lui a venirmi a trovare a pedali.
Non so spiegare come o perché, ma mi pare una roba che può fare differenza, se sei convalescente da qualcosa o se è un momento un po’ di merda.
Forse c’entra Chatwin: in un suo libro, forse “Che ci faccio qui?”, mi pare racconti di come un regista (Werner Herzog?) si rechi a piedi, attraversando la Germania d’inverno, a trovare un maestro morente (Leni Riefenstahal??? Possibile?) convinto che questa sorta di pellegrinaggio possa avere un effetto taumaturgico…
Non sto a verificare, e in fondo non credo sia importante: il senso dell’aneddoto, però… bè, quello sì.
Ps
E invece poi ho controllato, che ho del tempo da ammazzare qui a Barcelona Sants, ed ecco un racconto interessante, scritto da uno che sa scrivere.
Quando Herzog andò a piedi da Monaco a Parigi per salvare Lotte Eisner