Dìa11, Martedì 23, Cacères-Canaveral, 46km

 

plata_062309_0924Nonostante la folla festante (rima!) in plaza major, sulla quale la mia terrazza affaccia, riesco a dormire il sonno del giusto, che cessa solo alle 05.30. Finisco di preparare lo zaino, veloce toilette e… sorpresa! La porta della pension è chiusa a chiave e non c’è modo di aprirla… tocca suonare all’appartamento dei paroni! Lo siento, ma ve lo avevo detto che entro le sei partivo…
Riuscito ad evadere, percorro per tre quarti d’ora una strada indicata come secondaria dalla guida, e di conseguenza poco trafficata: quanto basta per farsi ammazzare, comunque, e sono ben felice di abbandonarla per un sentiero sulla sinistra che mi porta fino a Casar de Cacères, a quanto pare famoso per uno speciale formaggio. C’è un grazioso passeggio che, dall’inizio del paese, conduce verso il centro, impreziosito da una fontana alla quale riempio la borraccia, che poi correggo con il limone tratto dallo zaino.
Felice paese, tu che possiedi un bar aperto alle ore 08 del mattino! Presto, barista, un café con leche e tostada! Mi godo il quarto d’ora di sosta, poi via, inizia un bel sentiero di sabbia fine e quarzosa, bianca e luccicante… e abbronzante, probabilmente! Mi inoltro in una landa brulla e desolata, fatta di pascoli aridi, rocce abrasive e stenti cespugli. Gli animali pascolano, ruminando con soddisfazione.
Il cielo presenta qualche nuvoletta, in aumento. Un filo d’aria fa sentire la sua presenza amica. Mi muovo veloce, e già, in lontananza, appare l’embalse di Alcantara, patria degli interni per auto, meta di oggi.
Lasciatemi alle spalle le numerosissime upupe che abitano questi pascoli, scendo su sentiero più scosceso verso l’embalse, costretto poi, per quasi un’ora (6km, più o meno), a camminare lungo la solita stradetta secondaria. E come no: sarà anche secondaria, ma per spacciare un tipo a piedi un solo camion di ghiaia è più che sufficiente… quando poi ne passano a ripetizione… se fosse una via più trafficata, quella della Plata, prima o dopo qua ci scapperebbe il morto!
Non io, però, e non oggi! Arrivo al bivio: lago a sinistra, camino a destra. il programma prevede l’operazione descanso… il destino, invece, mi presenta davanti quattro, dico quattro, pellegrini, tutti in un colpo solo! Da stropicciarsi gli occhi!
Sono tre signore belghe carbonizzate dal sole e super equipaggiate, ed una ragazza: alta, occhi azzurri, capelli rossi, pelle chiara… irlandese? No, italiana, da Merano! Facciamo due chiacchiere, poi vado giù verso l’albergue… desolazione!
Là mi vedevo al fresco, sotto gli alberi in riva al lago, a dormicchiare con una bibita in mano… il lago è, in realtà, un invaso artificiale, che reca evidenti i segni della piena invernale: lil livello dell’acqua sta una quindicina di metri più in basso, lo spazio intermedio è bruciato. Alberi? Neanche l’ombra. Panorama lunare.
D’improvviso la possibilità di scarpinare altri 13km mi sembra attraente… ma sono già le 12.30… C’è l’arietta fresca, però… vaffanculo, casomai muoio nel tentativo.
Torno indietro e al bivio mi fermo sotto gli alberi, a descansar fino alla una. Poi riparto. Sentiero senza storia, salitona, poi spianata. Prima della discesa finale un gruppo di grifoni si dà appuntamento a lato della pista, roteando lentamente nell’aria: ci sarà qualcosa di morto, e di abbastanza grosso, da poter richiamare la loro attenzione così numerosi.
Dopo la discesa una risalita, ed un colpo di genio: individuo il giro del sentiero, taglio in quota, arrivo quasi alla strada e… filo spinato bello massiccio e più alto di me! E già, qua è il regno del coto de caza privado, l’avevo scordato… torno indietro, mi abbasso e guadagno la strada seguendo il camino, arrivo al fondo del paese e, sono le 15.30, ordino una cerveza y limon grande e gelata, e me la godo. Mi faccio dare le chiavi dell’albergue, ed eccoci qua: è un appartamentino con tre stanze da letto e sei brande, cucinotto e salotto, bagno. Faccio un fischio al pellegrino tedesco che, seguendo il gps, ha girato mezz’ora a gratis a trovare l’albergue. La prima doccia se la fa lui, che è massacrato, poi io. Bucato e la ropa a secar. Arrivano poi anche Andrea, l’italiana della provincia autonoma, e le signore belghe. Urca, quanta gente! L’albergue adesso è pieno, e ognuno ha le sue cose da fare…
Alle 18 il pellegrino tedesco, un altro carlo anche lui!, va in cerca di un ristorante aperto, che vuole cenare! Sì, come no, ma se non lo ha ancora capito…
Prima delle 20 scendo alla tienda sotto casa a prendere qualcosa per domani, poi vado a farmi una cerveza y limon: guardando la corrida la mia bevanda prediletta mi sembra meno buona…
Poi, alle 20.30, orario di apertura del ristorante, ho appuntamento con gli altri per la cena, stavolta ottima ed abbondante, con super torta al limone finale. Una bella serata in compagnia, dopo tutte queste sere a mangiare da solo. Un paio di orujos al bar, e sono pronto per fare la cuccia: pensa che fa così fresco, stasera, che tiro fuori il sacco a pelo!
Wow!

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