Dìa09, Domenica 21, Aljucen-Aldea del Cano, 38km

 

plata_062109_2208_01Cazzo, meno che a Merida, ma caldo fa caldo, niente da dire. Dalla prossima, se posso, dormo fuori. Comunque, da ieri mattina, tra una cosa e l’altra, riposato ho riposato. Apro gli occhi alle 04.30: troppo presto. La volta dopo sono le 05.15. Ok, su. Svuoto la lattina della notte, poi me ne faccio un’altra: tè al limone, fanta vade retro! L’idea di mangiare mi fa schifo, mi sento debole, vediamo come va… il programma prevede di finire la tappa di ieri, sono solo 21, ce la posso fare.
Esco, ed il fresco della notte è ritemprante, mi asciuga il sudore di dosso… il cielo è nero, trapunto di stelle. Gironzolo per l’albergue, mi sembra manchi qualcosa, poi mi decido, sono quasi le sei, e parto. Il passo è subito sciolto e rapido, dopo poche falcate mi sento già bene: divoro la strada.
Albeggia, e la silhouette nera e silenziosa di una gru sembra dividere il cielo in due parti, una scura ed una rosata. La luna è solo una falce sottile, le stelle ormai sono tramontate. L’aria è fresca, quasi frizzante.
Una breve sosta alle otto, mi concedo 15 minuti di cui farei anche a meno: bevo un po’ di tè, mi viene fame, sbrano un paio di indecenti e zuccherosissimi dolcetti al cocco. Un venticello fresco mi accompagna da stamani, se regge posso fare un sacco di strada, sto benissimo!
Il sentiero attraversa il Parque Natural de Cornalvo: una valle disseminata di querce e massi erratici, muretti a secco e armenti al pascolo… Ci sono lupi, in Extremadura? Ho trovato una pecora ammazzata da un preciso morso alla gola… non è stata sbranata: i cani devono aver allontanato subito dopo il predatore… ed ora mi seguono con lo sguardo, senza allontanarsi dal gregge, all’altro capo del recinto. Mentre penso a quanto possano esser grandi le volpi da ‘ste parti, quasi ne pesto una! Sta a due metri da me, sul ciglio del sentiero: sto rumorosamente soffiandomi il naso dalla polvere, quando un movimento mi attira a sinistra… eccola là. Pacifica mi guarda, si gratta un po’. E’ grande come le nostre, non può averla ammazzata lei, la pecora. Dopo un po’ ci salutiamo, ognuno per la sua strada. Scusa, ti avevo sospettata senza motivo!
Il sentiero si trasforma poi nella solita, larga, canada e si procede veloce. Alle nove meno un quarto, dopo una veloce salita, raggiungo la sommità del colle che sovrasta Alcuescar, meta della giornata… ma sto troppo bene ed è troppo presto, ed il vento fresco è troppo invitante… e sono solo altri 17km… tiro dritto.
Sosta alle 10.10 per un po’ di tè e ad arieggiare i piedi, poi via e alle 11 posso bere alla fontana (la quarta da Sevilla!) di Casas de Antonio. Tiro diritto fino alle 11.25, altra pausa, i canonici 15 minuti: svuoto la prima borraccia… un litro, 30 e passa km! Con un tempo così il sole non riesce a fare grossi danni!
Manca poco, ormai, e alle 12.30 entro a Aldea del Cano. Vado al bar Las Vegas per chiedere le chiavi dell’albergue: l’oste e sua moglie fanno a gara a chi riesce ad ignorarmi più a lungo (come quello di ieri sera, che, addirittura, invece di elencarmi il menù, mi ha messo in mano un foglietto!), e mi girano subito. Faccio finta di niente ma salterei di là dal banco… alla fine lui cede e, di malavoglia, mi dà le chiavi.
L’albergue è fichissimo! Cucina completissima, lavatrice, frigorifero, tutto bello pulito. Niente aria condizionata ma c’è un ventilatore. Doccia e un paio di lavatrici, così la roba si prende una bella sgrassata. Oggi c’è un gran premio, il bar non chiude: vado a prendermi un paio di calippo (questo si chiama Pirulo) e un po’ di limoni: preparo acqua e limone e la sbatto in frigo. Altro no, che è domenica e la tienda è chiusa. Un po’ di diario, e dopo vediamo. Per adesso ciao.

Rieccomi: tranquillo pomeriggio di riposo, confortato dal ventilatore. Steso sulla branda aspetto che la temperatura cali: non sarà come ieri ma il sole batte, cosa credete? Mi rifilo la barba, che ieri mi si è scaricata la macchinetta dopo la prima sgrezzata, e poi vado a cena. Al bar dell’oste musone no, che stasera la cucina è chiusa, vado dalla concorrenza, che mi rifila un bacon poco entusiasmante (no, diciamola tutta: fa schifo!), due uova all’occhio (una buona, una no) e patate fritte nell’olio fresco. Cerveza y limon. Gioca l’Italia, e come entro si prende subito due gol dal Brasile. Intanto mangio olive e aspetto il mio plato combinado. Arriva, la partita riprende, l’Italia è sempre nella metà campo avversaria ma non combina niente: quando la tv inquadra un disgustoso bambino rosso e ciccione che si spalma il gelato in faccia e nei capelli me ne vado, che senza di me magari la nazionale può rifarsi… mah.
Sono le 22 passate, e fuori si sta proprio bene. Faccio una passeggiata per verificare la partenza di domani, poi eccomi qua. Torno fuori, ad osservare i gechi passeggiare sul muro.
Buonanotte.

 

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