Day08 Nebida_Iglesias, km20

Cena all’unico ristorante aperto in quel di Nebida: è quello giusto, perché all’Oasi si mangia davvero bene… e le dosi di “filu e ferru” sono molto generose!
Dopo le grappe, però, è ormai ora di rientrare… Notte ventosa e fredda, ma ci svegliamo pronti per l’ultimo tappa di questo nostro giro: percorreremo a ritroso il tratto ufficiale Iglesias – Nebida.
È nuvoloso e pioviggina, ma alle 09 usciamo in strada e risaliamo le vie del paese per raggiungerne la parte superiore: da qui imbocchiamo una sterrata, mentre il vento rinforza e la pioggia cessa.
Proseguiamo sulle carrabili di servizio ai cantieri minerari (anche se andando contromano è sempre complicato azzeccare le svolte) e, mentre lo sguardo corre da Portoscuso al Pan di Zucchero, risaliamo una valle ricoperta dalla macchia mediterranea e punteggiata da strutture e cumuli riconducibili alle attività estrattive.
A mezz’ora dal via, scolliniamo tra una vecchia laveria ed un vecchio casale con pecore al pascolo, per poi scendere un po’ e risalire fino ad un grande ovile, da dove si perde ancora quota, ma con più decisione.
Un’altra vecchia laveria, poi si sale alla sella del monte Scorra (ore 1015) e si raggiungono, in discesa serpeggiante, l’omonimo villaggio minerario fantasma e poi il silenzioso paesino di Monte Agruxiau (ore 1100).
Un’oretta di pausa, compresa la ricerca del sentiero, prima di risalire verso la miniera di Monteponi procedendo tra i vari impianti abbandonati, cumuli di detriti e rossi fanghi di lavorazione, mentre lo sguardo viene attratto dalla grande miniera di San Giovanni, sul lato opposto della valle, e dai numerosi siti posti invece più in basso.
Poco più di mezz’ora ed eccoci all’ingresso del grande impianto parzialmente demolito: enormi strutture su più livelli, officine, magazzini, uffici, argani, binari, una villa “padronale”…  un eccezionale monumento di archeologia industriale, che attraversiamo salendo verso l’alto fino ad uscire, mezz’ora dopo, da un apposito cancello dedicato ai camminatori di questo percorso.
Procediamo su una camionabile in salita verso gli scavi Cungiau, di cui costeggiamo strutture e cumuli detritici su ampie sterrate, poi, nella fitta macchia, scendiamo a valle e risaliamo verso il monte Casua.
Ci lasciamo alle spalle una casetta abbandonata tra querce e lecci, scolliniamo, ed in breve un enorme cantiere si presenta a complicare decisamente le cose: nonostante molteplici tentativi nel bosco sventrato, la traccia è persa (ore 1400).
Riusciamo comunque a fare il punto e a raggiungere la strada asfaltata per dirigerci verso Iglesias: un ultima deviazione su un percorso “pedonale” lastricato ci permette di giungere direttamente alle mura della città in corrispondenza di Porta Sant’Antonio… arrivare in centro è ormai questione di minuti (ore 1515).
Nessuno in giro, locali chiusi: passeggiamo tra le vie del centro storico, piccolo ma interessante, e tiriamo fino alle 16, mentre ormai piove, quando possiamo prendere possesso della nostra stanza per stanotte… Il Cammino è finito!

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