#VenetoGravel day02 Trichiana _Quarto d’Altino, km210 883mD+

Nella tana del vulcanico Giorgio aka PeneTrail aka CicloSenso la notte, tra chiacchiere e cinghiale, è breve: 0615 e su dalle brande! Riordiniamo il materiale alluvionato e parzialmente asciutto, colazione titanica, affardellamento e manutenzione trasmissioni: poco meno di due orette e si parte nel fresco del mattino. Su e giù per i colli circostanti Belluno, tra verdi pascoli ed ombrosi boschetti punteggiati di borghi e chiesette, perlopiù su veloci sterrate, fino a giungere alla periferia della città. Il traffico ancora sonnolento non desta troppe preoccupazioni e, qualche inversione ad U dopo, eccoci oltre il centro al check da RobyBike (09.15, km15): timbro, due chiacchiere ed è ora di salutare, direzione Alpago. Bella e veloce ciclabile a mezza costa con vista sul Dolada ed in breve ecco il lago di Santa Croce (10.15, km37): pedalare sul ghiaione zuppo d’acqua si rivela troppo difficile e tocca accontentarsi di un paio di foto senza raggiungerne la riva, già affollata dai windsurfers. Il sole è alto e fa caldo, la giornata promette bene! Si costeggia il lago e, guadagnata la statale, si pedala a scavalcare il Fadalto: dopo la breve scalata è ora di una bella discesa che, dopo aver lambito il lago del Restello e la torre di San Floriano, ci scodella dritti a Serravalle (11.10, km56). Mario ha fame! È quindi ora di panino col San Daniele “mi raccomando: abbondante!”. Aggiungici anche una birra ed è mezzogiorno, tempo di ripartire. Si costeggia il Meschio, slalomando tra i ragazzini che festeggiano la fine della scuola: sempre sull’argine fin nei pressi di San Giacomo di Veglia, dove piegando ad ovest e poi ancora a sud ci spostiamo per scavalcare l’autostrada ed agganciare il bacino del Monticano. Bei saliscendi tra i vigneti sotto il sole, una rampa sassosa a spinta tra le vigne, un ultimo strappetto e, prima della una, eccoci sotto le mura del castello di Conegliano: sosta! Scendendo dalla panoramica altura si comincia a dirigere verso sudest, toccando Mareno di Piave e poi, sempre sugli argini, Oderzo. Son le 1430, abbiamo passato i 100 chilometri (son 104, in effetti), il sole picchia ed una sosta cocacola (al retrogusto di rapina) in piazza all’ombra ci vuole proprio! Giusto un quarto d’ora di relax e si riparte verso Motta di Livenza nei cui pressi, all’altezza di Calnova, il Monticano confluisce nel più ampio fiume Livenza, cui la città deve il nome. Cambio fiume ma strategia immutata: segui l’argine, biker! E così sia, allora! Oltrepassiamo San Stino (15.35, km124) e via ancora fino a Santa Maria (16.30, km142), dove attraversiamo il fiume: le colline vinicole sono ormai definitivamente alle spalle e, dall’alto dell’argine, il panorama è ormai un’unica distesa di campi, diversi solo per i colori e punteggiata dai tipici casoni colonici. Un agile sterrato giù dal terrapieno ci conduce alla CicloStazione (16.55, km148), inserita nella meravigliosa cornice di Ca’ Corniani, un’antica unità di produzione contadina ed operaia: un autarchico microcosmo d’inizio novecento, “terra d’avanguardia”. Caricare le borracce, scattare qualche foto, riguadagnare la strada, passare il bel ponte a bilancia dipinto di azzurro ed in breve eccoci costeggiare i motopescherecci parcheggiati nel canale che attraversa il centro di Caorle (17.15, km153). Il lockdown sembra non esserci mai stato: la spiaggia è affollata e si sente parlare in tedesco più che in dialetto veneto… me par ben! Qualche foto anche qua, una barretta ed un po’ d’acqua: dieci minuti passano in fretta, ed è ora di andare. Turisti alle spalle e via sull’asfalto in direzione Porto Santa Margherita, cui si arriva in fretta: 17.45, km160, ed è tempo di Check Point al La Fiesta Bike Cafè: segniamo il nostro nome sulla lavagna e ci concediamo una coppetta di gelato e mezz’ora di sosta. Si riparte principalmente su ciclabile ma con qualche incursione sterrata fino a riprendere su asfalto l’argine del canale Revedoli che conduce a Cortellazzo e poi lungo il Cavetta fino a Jesolo paese (1910, km182) dove troviamo il Sile appena prima che compia la curva verso sud che lo porterà a sfociare in mare all’altezza del Cavallino. Da qui si sente odore di fine tappa: si segue dunque il Sile sulla sponda sud (la destra orografica), costeggiando le valli da pesca su tratturi, strade bianche e tratti asfaltati. Barene, bricole, capanni, barche, rimesse, cormorani, gabbiani, aironi, canneti, alberi, filari di viti: bordeggiamo la laguna controvento fino a Caposile, piegando poi ad angolo retto per raggiungere Portegrandi mentre il cielo si fa sempre più scuro. La meta però è vicina: ancora un po’ di ciclabile lungosile Sile piegando nell’entroterra ed eccoci a Quarto d’Altino all’hotel Ambra (20.30, km210) giusto un chilometro fuori dalla traccia. Non siamo gli unici ad averlo scelto come posto tappa, viste le bici presenti… bene così! Spacchettare i bagagli, parcheggiare le bici, doccia bollente ed è ora di cena!

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