CMSB day05 Villacidro _ Monti Mannu, 20km 390mD

Venerdì 06 Gennaio

Doccia rovente e via in branda con tre chili di coperte!
Cazzeggio col telefono, visto che c’è il wifi, e sonnecchio un po’ aspettando l’ora di cena… breve giretto tra le strette strade semideserte ed eccomi da Vittorio e Giovanna: pizza salsiccia secca e pecorino, seadas leggendaria, il segretissimo liquore Villacidro (a base di finocchietto, zafferano e chissà che) e direi che si può buttarsi definitivamente a dormire!
Sveglia con calma alle 08.15, che la colazione è servita alla mezza e la signora Margherita ha promesso di portarmi i pantaloni rammendati a regola d’arte assieme al caffè!
Dolcetti tipici, pane fresco, briosche, nutella, spremuta, marmellata: benzina ne abbiamo?
Torno in stanza a sistemare lo zaino e con calma scendo a salutare: meno cinque alle dieci e si parte… grazie mille!
Gironzolo tra le vie, sotto una fastidiosa acquerugiola, cercando il famoso lavatoio in stile liberty, vanto ed orgoglio del paese, da cui parte ufficialmente la tappa allo scoccare dell’ora: torno sui miei passi verso il municipio ed imbocco via Garibaldi, che esce dal paese a mezza costa ed inizia a scendere da un belvedere, poco dopo le ultime case (10.20 km02).
Giusto cinque minuti per prendere una sterrata, quasi parallela all’asfalto, tra ulivi e siepi di fichi d’india: si continua in discesa ad incrociare la strada e proseguire dritto su bitume (10.30 km03) che in breve torna in piano a sterrare tra gli ulivi, i mandorli e gli aranci.
O son enormi mandarini?
Comunque: poi sterrata acciottolata che fiancheggia il letto del torrente tra i mandarini (stavolta son sicuro) e lo attraversa a riguadagnare la strada, che inizia a salire (11.00 km05,5).
Bastano dieci minuti a segnare la fine dell’asfalto: ora si sterra tra le sughere per raggiungere in un amen la chiesa campestre di San Sisinno, circondata da un ampio loggiato e di olivastri millenari, che forse imprigionano ancora gli spiriti delle Cogas, le streghe di cui il santo era nemico (11.10 km06).
Si impone una sosta di dieci minuti: piove, e almeno lo zaino è meglio coprirlo! A me basta il gilet antivento, che c’è da salire e ho già caldo così.
Subito rampa cementata bella decisa, poi su a strappi tra i muretti e gli ulivi, con la valle che rimane sulla destra e risuona di spari e richiami: sembra sia in corso una battuta al cinghiale.
Raggiungo la strada (11.35 km07,5) ed infatti ecco le vedette con le radio ed i giubbotti catarifrangenti ed una muta di segugi finita fuori traccia: mi sento molto felice del mio coprizaino arancione fluo! Non si sa mai!
Venti minuti ancora e raggiungo il bivio dove si inizia a scendere, dapprima duro, verso la diga, già ben visibile (11.55 km09 quota 544m): bastano dieci minuti ed un chilometro per ritrovarsi a bordeggiare l’invaso 150 metri più sotto.
I chilometri scorrono senza storia e senza particolari attrazioni: il lago a destra, visibile ogni tanto tra siepi e recinzioni; il bosco a sinistra, che sale verso monte; le nuvole sopra, che si abbassano e poi tornano a salire o si sfilacciano; la pioggerella che va e viene, il vento che la rincorre: noioso ma facile tanto da slacciare completamente le scarpe e lasciare più gioco alle zampe maltrattate.
Giusto un’ora e, superata una grande fattoria male in arnese ed un pascolo di cavalli a destra, ed un folto di pini marittimi a sinistra, con annessa area picnic, ecco il bivio per Monti Mannu (13.05 km15).
Finalmente una bella pista forestale fangosa tra eucalipti, sughere, lecci, cipressi, roverelle, con il torrente che scorre sonoro sulla destra, tra i graniti più in basso.
Anche questa stretta e selvaggia gola risuona di latrati, spari e richiami: giornata dura oggi, per i cinghiali!
Basta mezz’ora per raggiungere gli edifici della ex miniera di stagno di Canale Serci, dove mi fermo a chiedere info al custode (13.35 km18): dieci minuti d chiacchiere e poi cinque di cammino per traversare il rio Leni su ponte in cemento, circondato da grandi eucalipti.
Si cammina ora lungo la riva sinistra del torrente, risalendolo tra evidenti affioramenti di granito ricoperti di lecci e sughere: manca poco ormai!
Supero le rimesse del vivaio e salgo la rampa di scalini che mi separa dalla Posada Monti Mannu, dove sono atteso (14.10 km20).
Simona mi consegna le chiavi ed un po’ di spesa, fa partire i termoconvettori e mi spiega un paio di cose: grazie mille, ora tocca a me!
Alla mezza inizio ad organizzarmi per il pranzo: spaghetti al ragù, così finalmente faccio fuori la lattina acquistata il primo giorno a Nebida!
Un caffè americano, una lavata alle stoviglie, mi butto una coperta sulle spalle e mi accingo ad ammazzare il pomeriggio a forza di diario e letture, mentre fuori ormai piove sul serio…
Un tè caldo, qualche biscotto e son ormai le 18.30: ha smesso di piovere ma tra i lecci, fuori dal corpo principale della vecchia caserma della Forestale è buio pesto.
Con la frontale faccio un salto alle camere per vedere se la temperatura è più accettabile: bè, va meglio… e una doccia bollente è sempre un toccasana!
Ancora qualche capitolo di libro ed è ormai ora di cena: bisso gli spaghetti, così finisco il pacco comprato, lui pure, a Nebida; un piatto di pomodori e mezza pagnotta.
Mezz’ora di lettura, chiudo la sala comune/cucina e vado in camera: ancora qualche pagina sotto quattro coperte, e poi si dorme! 

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