MAGS day03 Rifugio Racollo _ Campo Imperatore _ Rifugio Racollo _ Pineto, 151km 1910mD
Il salottino con il caminetto acceso è zona d’elezione per appendere ovunque sia possibile maglie, giacche, caschi, guanti, calzini, solette, scarpe ed attrezzi vari ed in vari stadi di macerazione: una birra o un bicchier di vino aiutano nell’attesa di un miglioramento del tempo atmosferico per chi riparte, o più semplicemente della cena per chi rimane.
Zuppa di legumi, pasta al sugo, salsiccia con patate ed una fetta di crostata, per terminare con la Genziana 100% fuorilegge di Dario: Ermanno, carismatico Capitano del Team Aku, tiene banco intrattenendo magistralmente gli astanti fino allo scoccare del coprifuoco… tutti in branda!
La notte scorre veloce, ed alle 05.45 sono in piedi, ovviamente preceduto di almeno un quarto d’ora dal Mario scalpitante: c’è da rinnovare l’assalto al Gran Sasso e terminare il Trail! D’altronde sono stato richiamato dal socio appositamente a questo scopo, dato che il resto del Team spezzerà il percorso rimanente in due tappe.
L’alba sui pascoli coronati di picchi e cime, tra i quali si sfaldano i veli della notte, vale l’alzataccia: rapida colazione autogestita, pulizia trasmissione e affardellamento mezzi, ed è ora di partire.
Pochi minuti alle 07 e raggiungo Mario, già in attesa oltre il pratone del rifugio: torniamo sui nostri passi di ieri verso il bivio di San’Egidio e pieghiamo a destra inoltrandoci nel vallone, dove l’eco delle eroiche imprese a pedali del Pirata riecheggia ad ogni curva, e si fa boato sull’ultima rampa che conduce a Campo Imperatore, 2100metrisopraillivellodelmare proprio così!
L’ambiente è ciclopico e suggestivo, il vento che cala dalla testa della valle aggiunge difficoltà e sforzo alla pedalata, ma l’aria è sottile e pulita, ed il verde splende come nuovo: non vorremmo essere da nessun’altra parte! Anche se, bè, magari con qualche chilo in meno sul cancello a due ruote me la godrei pure di più!
È talmente presto, in questa domenica mattina, che pochissime sono le auto e le moto, ed un unico ciclista ci supera in scioltezza, gilet svolazzante ed alto sui pedali che pare proprio un’altro sport, il suo!
Sia come sia, anche gli ultimi tornanti che si avvitano verso l’alto sono ormai alle spalle: di fronte solo gli edifici deserti che contornano la spianata… ore 08.25, km14,5 ed eccoci qua!
L’ultimo edificio alla nostra destra è l’ostello, e ci uniamo agli escursionisti ed ai camminatori al banco del bar per un caffè ed una brioche: qualche chiacchiera mentre ci bardiamo per la discesa e poi, allo scoccare dell’ora, si va!
Lo sbatacchiare degli antivento ed il fischio dell’aria nelle orecchie fanno da colonna sonora al nostro rientro verso il rifugio: se non ho interrotto la salita per scattare delle foto, però, posso farlo ora che risulta molto più facile! Che posto pazzesco!
Giusto mezz’ora e rieccoci al punto di partenza (09.30, km29), dove ci concediamo giusto dieci minuti per toglierci un po’ di roba di dosso e dare ufficialmente il via all’ultima tranche del MAGS: si riparte in saliscendi, e poi è nuovamente discesa vera, solcando in direzione sud verdi pascoli punteggiati di fioriture multicolori e serpeggiando tra rotonde pendici ed incredibili vallate.
In vista del borgo di Santo Stefano di Sessanio, assiso su di un promontorio al centro della valle, tiriamo dritti ad un tornante dove lasciamo l’asfalto, proseguendo idealmente lungo una carrareccia che taglia decisa verso sudest in direzione di Rocca Calascio (10.10, km40).
È un tratto breve ma spettacolare, sospesi a mezza costa tra le valli sottostanti e le creste incombenti, sullo splendido sterrato veloce bordeggiato di ginestre: arrivare al bivio che permette di accedere alla rocca è questione di poco tempo di ma di gran meraviglia (10.25, km43,5).
Purtroppo oggi non saliremo a Rocca Calascio: la traccia non lo prevede, e la deviazione per Campo Imperatore non lo permette… torneremo!
Giusto una breve sosta alla fontana e si riparte, costeggiando il paese per poi scendere e puntare verso nordest: i primi chilometri sono comodi, ma poi si lascia l’asfalto per un sentiero (km47) che conduce alla Piana di San Marco, punteggiata di boschetti (10.45, km49), da cui si arrampica duro verso Castel del Monte, lungo piste sabbiose innervate di sassi e ghiaia.
Un’ultimo tratto all’ombra degli alberi ed un’ultima rampa scassata conducono all’asfalto alla base del borgo: improvvisando un po’ tra stradine lastricate, sempre belle ripide, guadagniamo la piazza sotto la rocca, dove un mezzo di radere ed un panino crudo e formaggio sono il minimo sindacale (11.30, km55).
Ripartiamo allo scoccare del mezzogiorno: ci inerpichiamo sui sampietrini fino alla sommità del paese, e da qui ci inoltriamo su sabbiosa mulattiera che solca le pendici del monte. Siamo nuovamente diretti a sudest: la traccia aggancia un singletrack, a tratti anche tecnico, che si ricuce alla mulattiera successiva con un bel discesone cazzuto… giusto all’ultimo metro pianto la ruota davanti nel sabbione e tiro un capitombolo gratuito! Esticazzi!
Appena appena mi impolvero il fondo dei pantaloni, la bestia invece ho il forcellino piegato: in discesa non si nota, però… agganciamo l’asfalto (12.35, km62) e giungiamo pennellando tornanti fino a Villa Santa Lucia degli Abruzzi senza nessun problema (12.45, km66,5).
Attraversiamo il paese ed ecco una rampa di sabbia e ghiaia, che da queste parti pare andare per la maggiore: quando l’inclinazione si fa seria e inizio a scalare le marce, il risultato del rabaltòn si fa sentire! Letteralmente!
Un suono secco e la catena casca all’interno, incastrandosi nel pacco pignoni: ci vuole del bello e del buono, ma alla fine si riesce a riportarla al suo posto: pochi colpi di pedale dopo, però, ci risiamo, tutto da rifare. Ci riprovo, ma il colpo successivo ha l’aggravante: uno schianto e la catena si spezza.
Da qua è tutta salita, per chilometri: se non posso usare le marce basse, decido di bloccare la catena e portare su la bestia a spinta, poi di aggiustarla in vista della discesa (13.15, km67).
Preceduto da Mario in avanscoperta, spingo per un’ora abbondante in costante pendenza, mentre i prati lasciano posto ai pini e lo sguardo vaga a valle, verso Capestrano: finalmente un ultimo tornante e, poco sopra i 1400 metri di quota, ecco il valico (14.25, km72,8), dove la mulattiera si unisce all’asfalto che scende sul lato opposto dello spartiacque, verso est.
Mario è già su che mi aspetta, ed in breve la catena è di nuovo al suo posto: basta evitare la corona piccola e mezzo pacco pignoni e dovrei poter finire il trail!
Giusto un quarto d’ora, tra manutenzione e vestizione, ed è ora di scaraventarsi in favore di gravità sull’asfalto di terza mano: in vista delle case della prima contrada (km79,5) si molla il bitume e via di sterrata a ritrovar la strada verso Contrada Fratte e poi Colvertieri (15.25, km89,5), dove un paio di centinaia di metri di mulattiera scassatissima ed incisa dalle acque permettono di imboccare un tratto di carrareccia allagata e superfangosa, percorso di ardimento per gli adepti del trail!
Venti minuti a sguazzare nel bosco allagato e ritrovare l’asfalto (15.45, km92) che in breve porta a Catignano (15.55, km96) dove arraffiamo due pezzi di pizza ed un radler nell’unico bar aperto. Per fare mezzora tonda ci mettiamo anche un Magnum al cioccolato, ma poi si ritorna in sella: giusto cinque minuti e, causa i miei problemi meccanici, ci dividiamo (16.30, km100).
Mario resta in traccia, io proseguo sulla regionale per evitare di spingere sui previsti muretti al 18percento: non che la principale sia in piano, ma è più abbordabile! Infatti eccomi in breve a Cepagatti (16.45, km107) ad aspettare il socio sorseggiando una coca.
Ovviamente l’attesa è breve: venti minuti e stiamo nuovamente pedalando, adesso sull’argine lungo il rio Nora in direzione Chieti, per poi piegare verso nord sull’asfalto a fiancheggiare la A25 diretti verso Pescara.
Dopo Villanova passiamo dal lato adriatico dell’autostrada e seguiamo la sponda del fiume Pescara che, prevedibilmente, seguiremo fino alla foce: alla periferia del capoluogo imbocchiamo la ciclovia del lungofiume FluVia (18.00, km126).
Più ci avviciniamo alla costa più il percorso si fa affollato di ciclisti, camminatori e cani: meglio andare con calma! Un ultimo tratto urbano, punteggiato di barche da diporto o da lavoro, conduce al lungomare (18.25, km133): da qui è proprio un altro pedalare… tipo campo minato! Bambini, cagnetti, palloni, monopattini, bici elettriche, passeggini, rimorchi, turisti, carretti del gelato, stabilimenti balneari, chioschi, campetti, locali, parchetti: andare piano non è una scelta!
Un ultimo tratto, più periferico e meno affollato, è il set ideale per un paio di foto celebrative in riva al mare (18.50, km141): poco più in là ritroviamo la Ciclabile Adriatica, dove tutto è iniziato tre giorni fa… basta seguirla (sempre schivando i turisti, beninteso!) ed eccoci a Pineto (19.25, km151). Non resta che festeggiare con una birra, fare una doccia e rimontare in furgone!
Bella avventura, l’Abruzzo Trail!
352km, 6130mD+