HeartQuakes day02 Matelica _ Camerino 27km 970mD
Cena di un certo spessore, passeggiate by night, supplemento di doccia e diario, e si prova a dormire nonostante il caldo.
In qualche modo passa anche la notte, e si tira mattina tra camion del vetro ed altro motori dalla destinazione meno sicura: tanto vale alzarsi.
06.45 su in piedi e giù al bar per colazione, poi toilette, affardellamento e vestizione: un’ora e si va.
Dal centro si ripercorre il corso e poi verso l’ospedale si va a cercare una secondaria tra i campi che si fa strada bianca (08.15 km02,5) tra grano, girasoli e verdicchio, e che tra gli alberi progressivamente si restringe fino a farsi sentiero (08.20 km03) che sale tra i pascoli, bordato di recinzioni, rovi e cespugli.
Ad un bivio torna poi a farsi pista sabbiosa (08.45 km04,7), a tratti solcata da piccole dorsali rocciose, e dopo un tratto in quota scende.
Dopo un deciso gancio in forte pendenza scorre all’ombra, finalmente, tra gli alberi gremiti di cicale (09.05 km06). Di nuovo al sole il bivio successivo: curvone a destra, strada inghiaiata in salita, casotto dell’acquedotto (09.20 km06,8) e su verso un pratone solcato dalla pista di un vecchio motoclub e percorso in velocità da una giovane cerva, unica presenza animata fin qui.
Un bivio in discesa (09.30 km07,5) conduce all’asfalto nei pressi del borghetto di Castel Santa Maria (09.45 km08,8), arroccato poco sopra la strada: preferisco però non deviare, sia pur di poco, e proseguo sul percorso verso Castel Sant’Angelo (10.00 km10), dove approfitto di una fonte sostando cinque minuti.
Subito dopo una strada vicinale si stacca violenta sulla destra e guadagna quota, raggiunge un podere e mi palleggia ad un sentiero tra arbusti ed erbacce al limitare tra prati e bosco (10.20 km11).
Si procede un po’ a naso, ma la direzione è chiara nonostante le sterpaglie: ancora un chilometro di giungla afosa e si diradano abbastanza da permettermi il quarto d’ora canonico di pausa liquidi all’ombra di un bel rovere (10.30 km12).
Dall’altimetria sembrerebbe il punto più elevato del percorso, oltre i 700mslm: procedo in quota per poi scendere al bivio della Costa (questo a 700mslm) da cui l’invitante pista ghiaiosa invita alla discesa rapida e sicura: invece no, la traccia si infila in quel che pare più uno stretto scolo inciso dall’acqua che un sentiero, e che scende ripido ad intercettare una più ampia traccia a mezzacosta.
La seguo finché anch’essa si butta verso valle, ora in decisa pendenza e su fondo molto mobile di graniglia e roccette, per poi risalire il versante opposto tra radici e scalini di roccia, e finalmente scendere in maniera definitiva, tra corrimano in legno e gradoni turistici, fino al letto del fiume ed alle sue cascate.
Un ponte permette di attraversare la gola e giungere così al centro storico di Pioraco (11.50 km15,5): il tempo di chiedere qualche info ed eccomi al tavolino del bar con una coca ghiacciata (12.00 km16).
Poi un paio di focacce con lonza e formaggio, una birra da 66, un gelato e mi sbatto a ronfare nel fresco del chiostro che attualmente ospita gli uffici del comune, lo zaino come cuscino.
Me la prendo comoda, che fa caldo ed il grosso della tappa è alle spalle, ma alle 14.45 è ora di andare: atraverso il paese e scendo verso la cartiera Fedrigoni, lungo il fiume.
La traccia prima della galleria imbocca una vecchia asfaltata convertita in ciclabile e percorso pedonale che fiancheggia il fiume stando sulla sinistra orografica: l’obiettivo è impedire ai non motorizzati di farsi ammazzare nel tunnel, direi, visto che appena oltre si prosegue sulla strada, si gira a destra al ponte e si imbocca la secondaria che conduce al cimitero
(15.05 km17,7) che lasciamo sulla destra per proseguire all’ombra degli alberi che fiancheggiano l’asfalto.
Bivio con strada bianca e cartelli CAI che indicano Seppio (15.20 km18,5): come sempre la salita è subito decisa, ma cede presto il passo ad una sorta di fosso, ingombro di arbusti, rami, sassi, rovi, ortiche e detriti vari (15.25 km19): non particolarmente invitante, ma tant’è…
Porta a riprendere l’asfalto oltre una stalla (15.35 km19,5): a sinistra mi aspetta il borgo di Seppio (15.45 km20) dove approfitto di una panchina all’ombra di una casa per una breve sosta acqua.
Oltre le case si scende fino al fondovalle: al ponticello si risale sgocciolando (16.10 km21,5), poi giù dall’altro versante a raggiungere uno snodo “pericolante” poco dopo il quale una salita a senso alternato, probabilmente dai giorni del sisma, mi offre un semaforo portatile come panchina per sostare (16.40 km23,5)!
Quindici minuti all’ombra che gli ultimi 3km saranno tutta una salita, a tratti anche dura e, ovviamente, tutta al sole.
Dopo una prima, dura, rampa appaiono i primi quartieri di prefabbricati d’emergenza, una sistemazione temporanea che dura da almeno 8 anni, mi diranno poi.
Poi iniziano a vedersi segni del sisma: muri sbrecciati, campanili decapitati, zone commerciali e di servizi “fuori posto”.
Ancora su, oltre la porta d’accesso imbrigliata dalle impalcature, raggiungo la fine di questa tappa a Camerino (17.30 km26), nella parte esterna del centro, diciamo: ovunque muri franati, finestre sbarrate o puntellate, facciate imbrigliate, cantieri e transenne, mezzi pesanti.
Gironzolo per trovare un bar e bere una coca, che sono lesso, e poi raggiungo il Convento Santa Chiara delle Clarisse di Camerino (18.00 km27), dove suor Cristina mi aspetta.
Del convento originale restano un paio di muri perimetrali: quello attuale è un prefabbricato in legno, comunque con una foresteria dotata di 8 posti su letti a castello… uno è per me, grazie mille!
Bucato, doccia, un po’ di relax, poi giro per lo spettrale centrocittà, deserto e privo di vita, senza gente o negozi… tranne il Noè Errante, dove mi fermo a cena: Stringozzi piselli e limone, Arrotolato di coniglio in pancetta, pomodori arrosto, rosso di Vernaccia e Merlot, crescia fogliata di Fiuminata con vino di visciole!
Resistere, resistere, resistere!