Dìa31, Lunedì 13, Laxe-Outeiro, 33km (-16km, ma la targhetta non c’è!)
Sveglia alle 06, nonostante la falsa partenza causata dall’orologio di Ebhart alle 05.15, Gli alemanni sono lenti a reagire, stamattina, e mentre io esco dall’albergue loro stanno ancora tentennando: credo aspettino apra la gasolinera per fare colazione al bar relativo.
Parto, ed il sentiero è un fiume da guadare: l’erba alta e fitta mi inzuppa scarpe e calzini, senza pietà! Impossibile conservare i piedi asciutti: ci sono riuscito, con molta attenzione, guadando torrenti e torrentelli, ma ora è proprio mission impossible! E via con i piedi a mollo tra campi e boschi di roveri, tra campi e boschi di eucalipto, tra campi e boschi di roveri ed eucalipto fino ad attraversare il rio Deza sul bel ponte de Taboada, che dev’essere l’unico non romano, ancorché romanico, incontrato fino a qui. Poi tutto un tiro, tra campi e boschi di ecc ecc, fino a Bandeira: sono le 10, e da un ambulante compro una forma di pane; una signora mi regala un po’ di gocce d’oro e faccio colazione così.
Approfitto della sosta per cambiare le scarpe e le calze: tiro fuori le nuove e appendo allo zaino le mitiche e vecchie asics… Non le ho spedite a casa, dopo Salamanca, ma le ho tenute in previsione dei saliscendi galleghi… attendevano pazienti sul fondo dello zaino il loro momento! Ed è stata una scelta indovinata: ad Orense le ho tirate fuori dal sacco e mi hanno accompagnato, comode e sicure compagne, fino a qui. Adesso però si possono riposare un po’, tocca alle altre, ma domani saranno loro a portarmi a Santiago.
Riparto, e con i consueti sali e scendi tra boschi di ecc ecc (ok, bello tutto, bel sentiero, bei paesaggi ma, alla fine, oggi mi risultano lunghi e pesanti) raggiungo un bivio di recente istituzione, dovuto, ancora una volta, all’AVE: qua si abbandona il camino e, con discesa assassina sul pianeta Cubo, si salta la visita all’ermita di Gundian, famosa per lo spettacolare panorama sul Pico Sacro e sul rio Ulla,, e si giunge direttamente al paese di Ponte Ulla il cui ingresso, tra l’altro, è reso più complicato e pericoloso dalle solite obras stradali.
Piccola sosta a rosicchiare un po’ di pane e, senza indugio, si riparte: l’albergue è a soli 4km e rotti. Salire tutto, scendere, risalire, riscendere…. Aaaaarghhh! Basta! Cazzo, oggi non finisce più! Sono le 14.20 e arrivo, finalmente, all’agognata meta… non c’è nessuno, ma in camerata riconosco gli zaini dei granadini: sistemo le mie cose e, tempo di una doccia, eccoli qua, reduci di una bella mangiata! Lavo ed appendo, finisco il pane e mi sbatto in branda: il bar è ad 1km, e ci vado solo una volta: stasera per cena!
Dopocena: alle sette e mezza si scende al bar a tapear fino alle otto e mezza, ora in cui alle birrette e ai pinchos seguono una bella sopa di verdura, accompagnata dal buon pane locale, ed un buon churrasco (sarebbe una costata, non un bisteccone) con patate fritte, tarta di queso e, per buona misura, un cornetto ed un maxibon.
Carlos è nervoso, e non vede l’ora che sia domani; gli altri sembrano più tranquilli… per me la meta è il nord, domani una tappa che segna l’inizio di alcuni giorni di riposo… bah, domani vediamo!