Dìa25 18/08 Villafranca del Bierzo – Alto del Pojo (39km, -143 a Santiago)
ok, visto il titolo di questo post?
È iniziato il conto alla rovescia: qui in Galizia finalmente appaiono i cippi con su scritto quanto manca al luogo fatidico… ma andiamo con ordine!
dunque, la sera facciamo tardi come al solito: sono le 12.30 passate quando si va in branda.
la mattina si rivela ostica e ci riserva la decisione di giacomo: resta per un giorno ancora a villafranca, per unirsi ai rasta suoi simili e godere del festival traditionalflamencodidgeridgootribalpercussionetcetc. prendiamo atto e ci disponiamo a partire… in realtà il rasta un po’ mi frega, che non posso schizzare avanti come vorrei: la azusa arranca, preda della supertendinite da 1200km e più, e non ho cuore ad abbandonarla tipo cagnetto in autostrada nei giorni di ferragosto. si procede comunque ad un buon passo, e alle 09.30 siamo a la Portela per una sosta breakfast + antidolorofici di vario tipo. ripartiamo alle 10 e raggiungiamo Hospital alle 11.30, dove ci concediamo una pausa di 15 minuti: azusa cammina faticosamente, accusa il dolore, e infatti una nuova sosta si impone alle 12.30 a Laguna, ultimo paese del Leon, prima di passare in Galizia. ne approfittiamo per rosicchiare pane e formaggio ed io per spararmi una cervezaylimon.
da segnalare che fino a qui il percorso è stato quasi interamente su asfalto: solo da La Faba si procede su buon sentiero sterrato, tra l’altro molto selettivo. ci si presenta infatti una dura salita tra boschi di castagni e roveri, molto ombreggiato (e per fortuna, la giornata è torrida) che miete vittime tra i pellegrini: almeno 7 su 10 sono in difficoltà, e considerate che molti sono partiti da Villafranca affidando la loro mochila al servizio taxi! nonostante questo faticano e stramazzano di caldo e fatica!
io ed il mio zainone oversize tiriamo diritto, e solo alla succitata Laguna ci fermiamo per un pitstop azusa…
decisamente il tratto migliore della giornata, per me! ero stufo di procedere in piano su asfalto del cazzo! i piedi, cotti dal calore, si spaccano, e le vesciche si rifanno vive, fastidiose e, nei casi peggiori, dolorose.
ok, ma siamo qua al bar di Laguna, con soundtrack celtica: la galizia è infatti definita l’Irlanda di Spagna, e, decisamente, mi sembra si meriti questa definizione! verdi colline, corsi d’acqua, boschi ombrosi, armenti al pascolo, vari tipi di colture, muretti di pietra a secco, paesi di poche case, tutti in pietra: e’ una terra affascinante, la più romantica visitata fino ad ora… peccato per l’asfalto di merda!
lasciata Laguna il sentiero procede, ancora in salita, e, in un’oretta scarsa, ci porta a O Cebreiro.
delusione colossale: il bel paesino, arroccato sotto l’omonima altura e decisamente tipico e romantico, non ha posto per noi… l’albergue è full e così i rifugi privati (a meno che non si voglia sborsare un 40euro). buon viso a cattivo gioco, e spedisco la azusa verso il fondovalle, mentre mi trattengo per salire il cebreiro e visitare il paesino: spero trovi posto in uno dei primi villaggi.
cosi non è, purtroppo: parto alle 15.45 di gran carriera e velocemente raggiungo Hospital (solo 45 minuti, di fatto ho letteralmente corso! ma la discesa era troppo invitante per non farlo…). cazzo, niente giapponesi, qui. giro per il villaggio ma nada, allora riparto e, alle 17, raggiungo Alto del Pojo: ed eccola qua.
per 16 euri letto e cena: eccheccazzo, affare fatto! abbiamo percorso 10km in più del previsto, e la povera giapponesina era già in lacrime prima di Laguna… tra l’altro la sistemazione si rivela buona. la cena è gustosa ed abbondante, ed ho anche l’occasione di aiutare un trio di ragazze spagnole a finire la loro… se siete in difficoltà, chiamatemi!
e per oggi basta così.
È quasi mezzanotte, ormai, e l’oste, anche parecchio incazzato, ci manda a letto.
ciao