Dìa30 23/08 Arzua – Monte de Gozo (30km, -4)
ok, c’è da dire che qua i conteggi con i chilometri non tornano…
se calcoliamo le ore di cammino e la nostra media oraria, se confrontiamo le pietre miliari con le indicazioni della nostra guida… qualcosa non va.
la tappa odierna, in realtà, si sviluppa per 36km, ma ho scritto 30 per non falsare il conto alla rovescia nella titolazione… secondo una signora tedesca le pietre miliari non tengono conto delle variazioni fatte nel tracciato del cammino negli ultimi anni che, di fatto, lo hanno allungato di 6km: ecco che, quindi, al fatidico pietrone con scritto 100km, in realtà se ne devono percorrere ancora 106…
comunque sia, e le gambe lo confermano, più di 30 di sicuro!
partenza alle 05.40: caldo umido, non fa fresco come al solito… nuvole basse e cariche di pioggia ci minacciano, la visibilità è ridotta… ci addentriamo in un bosco di roveri ed ecco che il temporale, preannunciato dai lampi, ci sorprende. il folto degli alberi ci protegge, e ci lascia il tempo di coprire gli zaini e infilare il poncho (io no, che lo odio: finalmente posso usare l’ombrello!).
nell’oscurità qualcosa di peloso mi sfiora: un grosso pastore tedesco si infila tra me e lo zaino, forse cerca riparo dalla pioggia… lo carezzo, carico lo zaino e riparto, e il cagnone parte con noi: ci precederà, gironzolandoci attorno, fino alle 08.10, quando ci fermiamo per la colazione più cara di tutto il cammino. buona, per carità, ma 7 euro per cappuccino e brioche sono più del doppio del solito! probabilmente la signora se ne approfitta perché il suo è l’unico bar/tienda per chilometri…
dopo la canonica mezz’ora ripartiamo, e il sentiero ci conduce per folti boschi di eucalipti!
come si chiama un bosco di eucalipto? son piantati, a volte, in file regolari, come i pioppeti da noi… eucalipteto?
bon, tra eucalipti, conifere e querce, il cammino prosegue. il tempo si mantiene umido e nuvoloso, il vento si fa sentire a tratti… ci fermiamo per una pausa all’Alto de Lacolla, ultima possibilità di sosta prima di arrivare in vista dell’aeroporto (che però si sente, eccome).
poi via, e, in compagnia di paco, oli, jacob, arthur, si arriva al Monte de Gozo: sono le 14.20, e possiamo vedere Santiago…
c’è un pellegrino inginocchiato davanti al monumento che ne bacia e abbraccia il gradino… un altro più semplicemente sta seduto e guarda la piana verso la città.
io lascio andare avanti gli altri e aspetto che la mia cuoca giapponese arrivi su, poi salgo anch’io.
se lei è in lacrime e gli altri fanno casino, bhè, a me non viene in mente niente di particolare, è solo una collinetta: magari domani.
comunque foto di rito, e poi a registrarsi all’albergue, che è un immenso complesso. ci vuole il suo bel tempo, ma alla fine ci sistemiamo e, lavati e profumati, si va a fare la spesa per pranzo e cena: stasera pasta con sugo di sardine.
in cucina incontro un tipo e dall’accento capisco che non solo è veneto, ma anche trevisano: è di Riese, infatti… e facciamo due chiacchiere in dialetto.
dopo cena si va in caffetteria, a birrette, amari e caffè. e chiacchiere.
poi a letto.