Jour09 Murat sur Vebre_Anglès, 40km

Giovedì 14 Luglio
Sveglia alle 0610, ma certo che sotto la trapunta si sta proprio bene!
Siamo sopra gli 800m e la temperatura è sui 10°… e lì, com’è? Fa fresco?
Bhe, c’è la colazione da preparare e la roba davanti al radiatore elettrico si è ben asciugata, siamo a cavallo! Magnà go magnà, i piati i xe neti, el zaino parecià… ndemo! Sono le 7, ed il gilet non ci sta male, devo dire.
Mi lascio il villaggio alle spalle dapprima su forestale e strada, fino ad infilarmi nel solito bosco di castagni, anche oggi umido e silenzioso. Si va così per alcuni km fino ad uscirne su forestale ed agganciare il percorso che bordeggia il Lac de la Raviège fino a Villelongue. Nel paese ancora addormentato (sono solo le 0915, e oggi è festa nazionale!) mi fermo a rammendare i talloni e bere qualcosa. In 15 son di nuovo operativo e riparto: la foresta mi aspetta! Veloci salite e discese sul morbido sottobosco fino a sbucare in una zona prativa e costeggiare lo stagno di Landes, sulle cui rive pascolano pacifiche alcune vacche. Ancora un po’ ed eccomi alle prime case di Salvetat sur Agout: son le 11 è c’è parecchia animazione. Il villaggio è molto più grande della media di quelli incrociati fin d’ora, e le sue stradelle in salita sono percorse da un sacco di gente: mi accodo alla truppa e raggiungo la piazza… ne approfitto x fare bancomat e godermi il sole. Un po’ di biscotti, rattoppo ai piedi e son già le 1140, meglio andare, siamo solo a metà strada.
L’uscita dal paesone è una palla assurda, tutta su asfalto… mi sembra infinito ed in breve, interpretando un segnale come più mi piace, mi infilo nel bosco… la direzione avrebbe anche potuto andare, peccato che le chemin non passasse di là!
Mi ripiglio un attimo e torno alla strada, e poco più in là becco il cammino: vabbè, mi son regalato un paio di km in più, che sarà mai! Cmq ancora asfalto, poi forestale fino all’incrocio de la Gruasse (1240)… poco più avanti un pietrone è piantato per terra tra i faggi: è il menhir de Gieussels. Ancora un po’ e poi un tuffo nella faggeta, umida e scura e, soprattutto, enorme! Becco una prima radura degna di questo nome solo alle 1350 e piazzo lo zaino a terra (ed il culo pure) che è ora di fare merenda: pane, formaggio, biscotti e cioccolato. Il sole è caldo, ma il vento è ancora bello forte e le nuvole corrono veloci, nascondendo il sole e procurando bei brividi.
Sistemati anche i piedi è ora di partire. La sosta è volata, ma sono le 1440, ora dell’ultimo strappo. Ripartire è sempre una tragedia, ma in breve ci siamo e si va a manetta: ancora bosco e poi forestale; si guadagna un crinale e da lì, purtroppo, gli ultimi 4-5km son su strada. Alle 16e qualcosa son già al cartello del paese, ancora un po’ ed eccoci al bar, a ritirare le chiavi della Gite ed espletare le formalità di rito.
1630: minchia, che posto! Rispetto agli altri un buco, piccolo e umido… ma il monastero di Oseira era anche peggio, c’era l’acqua sui muri! Cmq lava lava, barba e doccia… e l’acqua era bella calda, quindi gnente da lamentarse!
Sul Cammino
A piedi, allora.
Camminare è il modo che l’uomo ha avuto per millenni per rapportare la propria dimensione a quella del creato: “Quanti passi da qui a là? Quante parti del ciclo giornaliero del sole? Quanti cicli completi?”.
E’ un modo per misurare sè stessi e misurarsi con sé stessi: capire i propri limiti, conoscere la propria resistenza alla fatica, alla sete, alla fame, agli agenti atmosferici… capire se la propria volontà è o no sufficiente a superare certi ostacoli.
E’ un modo per entrare in contatto con la terra: sentire l’energia sprigionarsi dal impatto del piede con il terreno; altre volte, invece, venirne assorbita, annullata.
E’ un modo rispettoso dei tempi necessari a conoscere e ad appropriarsi dei luoghi che si attraversano: carpire suoni, afferrare odori, valutare colori, apprezzare sapori, abituarsi alla musica di lingue e dialetti differenti.
Ecco… io cammino.
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