OrientXpress Day26 Bar_Dubrovnik, km155

Domenica 28 luglio
Brodo di pesce, insalata greca e grigliata mista per due, qualche birra e branda, please!
Risveglio alle 0645, fa già caldo.
Un salto al super per i liquidi da bici e quelli da colazione, qualche fetta di pane e miele e parto, direzione Croazia.
Due ore secche, e son già sudato prima di partire: l’umidità è assoluta, il cielo bianco e pesante. Subito trafficata la strada, e appena fuori da Bar si sale, anche di cattiveria, per un bel tratto (0945, km3632). Qualche saliscendi ed al bivio imbocco in direzione Kotor (1020, km3639), dove le auto iniziano ad incolonnarsi: sguscio agile tra le scatolette in attesa e procedo, continuando a scivolare nel traffico, per fermarmi solo davanti una panetteria prima di Budva (1100, km3654). Mangio un paio di krapfen, bevo qualcosa e riparto in quindici minuti.
Un paio di chilometri ed ecco la città: dev’esserci rinomata, questa Budva, vista la coda infinita e lo strombazzare! Tiro dritto e passo oltre, poi si sale un po’ e ci si infila in poco meno di due chilometri di galleria rumorosissima ed asfissiante, che tento invano di percorrere in apnea: manca l’aria, la si sente spessa, pesante…
Coda in uscita già nell’ultimo quarto di tunnel, incredibile! Di certo non starò in fila a farmi gassare: via dritto verso l’aria fresca!
Serpentone immobile fino giù a Kotor (1230, km3679), l’antica Cattaro della Serenissima Repubblica: bici a mano mi inoltro tra i vicoli del borgo fortificato, eretto nel posto più riparato di questo fiordo sull’Adriatico.
Un’ora di turismo, godendo dell’architettura veneta in terra dalmata, e recuperando un po’ dalla stressante guida nel traffico turistico, poi si riparte: la strada mi porta a circumnavigare tutto il golfo, con i suoi villaggi di pescatori in perfetto stile veneziano, con la chiesa, le case, i magazzini, le isolette trasformate in fari o piccoli eremi.
Pioviggina, ma chissenefrega: raggiungo Morini (1440, km3703) e proseguo verso un cielo sempre più nero, lì dove il mare entra nel golfo.
A Bijela un’oretta di pausa (1510, km3712) prima del balzo finale: parto alle 1600 che la pioggia sta rinforzando, e tempo dieci minuti mi ritrovo dentro al fratello minore del diluvio universale, con la strada trasformata in canale e le auto in motoscafi.
Un’ora in versione anfibia, con le acque vorticose che trasportano pietre, ramaglie, bottiglie, detriti vari, le auto che sollevano cavalloni più che onde e si piantano in mezzo alla strada quando l’acqua è troppo alta… un delirio, insomma!
È tutto nero, e sotto il cappuccio del goretex non vedo nulla se non un muro d’acqua: un’ultima salita mi porta ad attraversare il confine Montenegrino e, due chilometri più su, quello croato (1730, km3736).
Interruzione. Aneddoto educativo:
Salita, strada semideserta, due corsie più quella per i mezzi lenti: un’auto quasi scompare in quest’ultima, solcando una specie di trincea senza fondo lunga almeno trenta metri… Mi sposto verso la corsia centrale per non colare a picco, quand’ecco sopraggiunge un fenomeno al volante strombazzando rabbiosamente, tipo che gli invado la corsia: signorilmente rispondo con un gran dito medio ed il minimo sindacale di parolacce e bestemmie.
Mi fa un gestaccio, evabbè…
Dogana montenegrina, coda: quasi ce la faceva, e invece…
Il prossimo sarebbe lui, ma lo affianco, smonto, e gli busso al finestrino invitandolo gentilmente a suonare il clacson, mentre il poliziotto nel casello osserva attento.
Per qualche giorno, amici ciclisti, questo signore non suonerà a nessuno di voi.
Servizio offerto da Southofnonorth.it
Finalmente la pioggia, già notevolmente diminuita, smette. Espleto le formalità al confine et voilà, Croazia di nuovo!
Dal casello e per tre chilometri, mentre finalmente senza goretex scendo godendomi l’aria fresca, affianco l’immobile coda d’auto che premono per entrare in Montenegro: venghino signori, venghino!
Via in parallelo alle creste sulla mia destra che racchiudono questo altipiano: breve sosta all’aeroporto di Dubrovnik (1810, km3752) per rosicchiare un po’ di frutta secca e poi, discesa ormai finita, si raggiunge la costa e tocca l’eterno su e giù, con belle aperture su insenature ed isolotti, che, dopo ultima rampa spietata, mi conduce, in discesa, all’antica Ragusa (1945, km3773), l’odierna Dubrovnik.
Per finire in bellezza, all’ostello si può accedere solamente tramite stretta scalinata di duecento metri… alla faccia delle barriere architettoniche!