MediterraneanConnection2021 Day15 Beteta _ Cortes de Tajuna, 121,5km 1512mD
Gli strapazzi di ieri e la speranza di una vera colazione impongono la sveglia alle 07.30: 08.15 bici affardellata e si risale al paesone, nel freddo vento del mattino, per scoprire che l’unico bar aperto non ha niente da mangiare (niente proprio) tranne due tristissimi donut di ieri. I quali, nonostante le resistenze del ragazzino al banco, vengono affogati in un cafè con leche ciascuno.
Scendo verso la carretera general ed alla gasolinera incontro un biker nel senso giusto del percorso: solito scambio info (non c’è da fidarsi del poco che si sa, meglio considerare che non ci sia mai nulla), saluti e buen viaje, e spesa dal benzinaio, unico ad aprire presto e ad avere un po’ di tutto.
Una “barra de pan de manana” (il pane è tutto surgelato), due confezioni di affettato, stecca di cioccolato, pacco di biscottoni secchi e via sul serio (09.00).
Asfalto fino a Valsalobre (km7), pueblo deserto dove al cafè con leche il barista aggiunge un paio di madalenas ed una valenciana, confezionate ma sembra già una festa: spazzolo tutto, sistemo un paio di cose e stavolta cerchiamo di fare sul serio!
Il pueblo è proprio in testa alla valle, sui 1200mslm: ore 09.35 e si imbocca la pista subito in dura salita, che migliora notevolmente giunti sull’altopiano (0955 km10, 1400m) tenuto a pascolo.
Le vacche non sembrano molto intenzionate a lasciar passare il povero ciclista, ma qualche raffica di campanello si rivela sufficiente a riprendere il cammino, ancora su buona pista forestale che, tra prati e pini, conduce al bel refugio Valsalobre (10.10 km13).
Da pista si passa a track nel bosco, sempre veloce e divertente, che connette com altra forestale, stavolta sassosa (10.30) ed in dieci minuti ad una carretera (10.40 km20,5), che seguo per un chilometro buttandomi nella foresta dell’Alto Tajo: ancora buon fondo, a tratti sabbioso, che si snoda nei pinares per poi raggiungere una zona più alta e spelacchiata, dominata da una torre d’avvistamento del servizio forestale. (11.10 km31).
Poco romanticamente la pista finisce sulla carretera all’altezza del centro raccolta rifiuti: pochi colpi di pedale in discesa ed ecco Zaorejas (11.30 km37), meta finale di questo sezione di Montañas Vacias.
Di fronte una cerveza y limòn ed un gran bocadillo studio a grandi linee il prossimo tratto che intendo percorrere: riparto a bomba su carretera asfaltata in modalità appenninica (ore 12.15) e copro velocemente i sette chilometri che mi separano dall’inizio del track, che coincide con la fine del tratto in uscita da Molina de Aragon di pochi giorni fa (12.35 km44,5).
A destra sulla sterrata si seguiva il fiume, quindi si ripercorre l’asfalto quel poco che basta (12.40 km46 900m) per lascio il fiume salendo sul costone godendo di un bell’asfalto da poco rifatto che un po’ smorza l’impatto delle rampe al 15%!
Su con calma un tornante alla volta, con grandi aperture sulle ombrose gole sottostanti, e finalmente si arriva sulla sommità della sierra boscosa (13.25 km52 1200m): passo senza storia Villar de Cobeta (13.30 km 54,5 1170m) per poi traversare un altopiano coltivato a grano.
Quasi mezz’ora, leggera discesa ed ecco il bivio per il Monasterio de Buenafuente del Sistal (13.55 km60) cui faccio una breve visita, ammirando la fuente che sgorga dal fondo roccioso della navata.
Un quarto d’ora non di più e si riparte su bellissima secondaria in falsopiano, nella bionda valle tenuta a grano tra pareti rosso nere e pini verdi scuro, per giungere ad Ablanque (14.40 km71), che riassumo così: no hay nada!
Cinque minuti e scavalco il Rio Ablanquejo, dove devo imboccare il sentiero, proprio davanti la Fuente del Cura: è qui che scopro, orrore!, che il camelback si è misteriosamente bucato! Addio ai due litri d’emergenza… speriamo bene.
Allo scoccare dell’ora si riparte, dapprima in falsopiano su sabbia, ghiaia, roccia, attraversando un bosco e costeggiando un torrente, ma solo quando le capre sono d’accordo!
Tre quarti d’ora e la gola si apre, il sentiero sale, attraversa l’arrojo su ghiaia buona o al limite del pedalabile, sempre in uno scenario policromo e primitivo, selvaggio, di gole, boschi, creste e forre.
Mezz’ora ancora (16.15 km85 1300m) e raggiungo la sommità della sierra, contemplandone l’intricata orografia.
Qualche foto ed in breve (16.25 km86,5 1250m) anche a Ciruelos del Pinar è tutto chiuso: ma il curioso e logorroico Miguel, con la complicità dell’altrettanto piccolo Jorge e della abuela, mi procurano una bottiglia d’acqua con cui posso sventare la morte per disidratazione.
Ringraziamenti e saluti e si riparte (16.40) per Luzòn (16.50) dove, guarda un po’, non c’è in giro nessuno. Ovviamente niente bar.
Prendo allora la sterrata San Roque che percorre una fresca gola il cui fondo è allietato da un arroyo: ambiente molto verde e bello, le pareti del canyon sono traforate di grotte e nicchie che fanno pensare ad una lunghissima frequentazione umana.
Poi di nuovo coltivi, una zona di mesetas. Delle orecchie spuntano dal grano: un fischio e la cerva, sbigottita, mi guarda negli occhi… qualche lungo attimo e poi scappa via a grandi balzi.
Giungo ad Anguita (17.40 km105, 1100m), sul Camino del Cid: tutto chiuso tranne il chiringuito nel pioppeto (ore 18.00).
Urge un doppio bocadillo con doppia cerveza, visto che la cucina, maddai, è chiusa.
Un buon quaranta minuti e si va, su bel camino tierra, che fa tanto Santiago, lungo un rio fino a Luzaga (19.05 km116, 1100m) e, poco dopo, Cortes de Tajuna (19.20, km121,5 1512mD).
Uhm uhm, qualcosa mi spinge a fermarmi qui: il portico dell’iglesia sembra il posto giusto… appoggio la bici e mi rilasso un po’.
Carlos mi nota, si fanno due chiacchiere ed in breve riappare con un brodo di lenticchie, pane, mela ed una birretta… e la proposta di dormire nella sala comune del pueblo!
Claro que sì, hombre!
Muchas gracias!