Dìa30 Deba_Gernika, 49km
Venerdì 05 Agosto
La città è universalmente conosciuta con il nome di un’opera di Picasso: Guernica.
La meta di oggi è stata rasa al suolo dai bombardamenti del 1937, durante la guerra civile spagnola, prova generale per la seconda guerra mondiale…
Ma andiamo con ordine: sveglia h 0545, grazie alla tipa che ha impostato il timer e lasciato il cell in fondo allo zaino… per recuperarlo ci ha messo 5 minuti, e così ha svegliato tutta la camerata. E vabbé. Mi alzo alle 06 ed in breve sono operativo: 0620 son fuori dall’albergue.
Fuori è proprio scuro, ed i segni si distinguono con fatica… incrocio i primi a partire, poi, dopo le prime rampe, più nessuno.
Si parte subito duri, in forte salita: oggi si abbandona la costa e ci si inoltra nell’entroterra, ritrovando i paesaggi boschivi e pastorali che si pensavano ormai alle spalle, sul Baztan o in Francia, e l’Oceano scompare dalla vista.
0750: la prima salitona, quella del Calvario, ci porta ad una ermita e poi ad una seconda, ad Aparain, per poi calare ad Olatzl e risalire il Col Gorostolamendi e calare ancora fino a Markina (1040). E così la prima tappa delle due di oggi è andata: 24,5km, dice la guida, ma il tempo nuvoloso e fresco li ha fatti passare in un baleno.
Supersosta (30min) con cervezaylimon e pinchos di acciughe e peperoni, poi spesa all’Eroski (pane e frutta secca) e un litro e mezzo d’acqua… Sarà che esce il sole ma… cazzo come pesa lo zaino, adesso! Ancora salite spietate e bruschi cali di quota… il primo luogo è Bolibar (1215 +10di sosta), paese di quattro case che ha dato i natali a quel Simon Bolivar, padre riconosciuto dell’indipendenza di molti stati sudamericani, da qui partito per piantare il germe della rivoluzione dall’altra parte del mondo. Bevo una birra alla sua salute (oggi ogni scusa è buona) poi riparto.
In breve raggiungo il monastero di Ziorza, che il cammino attraversa… con l’idea di tirare un paio di foto, metto il naso in chiesa (ne ho viste tante!)… il passaggio dalla luce alla penombra (con gli occhiali da sole) mi acceca, e riesco solo a schivare le colonne… non capisco da dove venga il suono, suppongo dal coro sopra di me: poi la vista si adegua, e scorgo una ragazza all‘organo, in un angolo. Sta provando alcuni passaggi… Poi attacca a cantare, e non ho più fretta: scarico lo zaino a terra e mi appoggio ad una colonna. C’è qualcosa, adesso, in questa chiesa, sotto la volta innervata sostenuta dalle alte colonne: chiamatelo Dio, armonia o bellezza, fate voi.
Io so solo che finché non ha suonato l’ultima nota e chiuso la tastiera non ho avuto motivo di andarmene… poi si è girata e mi ha visto… ha raccolto il suo zaino e si è avviata x uscire: le ho aperto la porta, e l’ho ringraziata. Mi ha sorriso, timida… ho chiuso la porta e me ne sono andato. Le parole a volte sono inutili.
Mi viene solo da pensare che niente accade x caso…
Sono le 13, son rimasto al monastero una ventina di minuti: riparto, e non so cosa sia ma lo zaino sembra più leggero.
Le salite, in compenso, restano delle gran bastarde! Il caldo è umido e pesante, le nuvole si fanno scure… si mette male, sembra. Dai, tira e tasi!
Passo Gerrikaitz, paesino di quattro case perso tra i colli, e poi Arbatzegi-Munitibar (o viceversa, h1340) dove mi concedo una sosta sotto il portico dell’Ermita: attacca a piovere e temo che sia l’ultima possibilità di mangiare al coperto.
Poco più di 20 minuti e riparto: a Zarra un’ora dopo, e smette di piovere, Elexalde-Arratzu alle 1540 ed infine Gernika-Lumo alle 1640.
Albergue pieno, sistemazione alternativa piena come un uovo (il doppio della capienza prevista, mancano i materassi), hotel troppo caro, pension ed hostal al completo: cazzo, son fregato! Faccio gli occhioni alla ragazza dell’OT che chiama la Helga, una signora tedesca con agriturismo 2km più in su (in salita, intendo!) e, magicamente, salta fuori un letto! Oh yess! Sono ormai le 18, mi dice di aspettarla in città che viene a prendermi in auto… obbedisco sedendomi ad un bar con cervezaylimon e pinchos d’ordinanza. La ragazza al banco dopo un po’ mi chiede se ho ancora fame (che domande!) e mi offre un altro giro: Raul Re di Hokuto, spostati! Oggi ho l’aura che va a mille! Mi dispiace che non mi ricordo il suo nome in basco, ma mi ha spiegato che è l’equivalente del castillano Pilar… grazie, Pilar (ma in basco)!
Poi arriva la Helga, con teutonica precisione, proprio alle 19: mi mette a disposizione un letto nella casa di un suo inquilino che proprio oggi è partito lasciandola libera… di norma non darebbe la cena, ma la mia aura è irresistibile ed ecco apparire uova e salsiccia, pomodori, yogurt e arroz con leche, frutta… e birra! Vai aura, continua così!