Day01 Cagliari_Villamassargia_Rosas, km26

Giovedì 26 dicembre
La giornata di ieri, Santo Stefano, è trascorsa controllando gli zaini per l’ultima volta, buttandoli in auto, lasciando quest’ultima in parcheggio e saltando su di un aereo diretto a Roma.
Rendezvous con l’amico Jorn, altro imbarco ed atterraggio ad Elmas; treno tragicamente in ritardo ed eccoci finalmente a Cagliari, ore 20 e spiccioli.
Qualche minuto a piedi, qualche rampa di scale, il tempo di fare il check-in e depositare lo zaino ed eccoci in centro, in cerca di cibo: ristoranti tipici chiusi, ripieghiamo su di una pizzeria, che la fame incalza e gli affamati incombono… Appena in tempo!
Un’oretta di attesa spiluccando antipasti vari nel locale strapieno, in piena emergenza da giorno festivo, pare, e finalmente se magna!
Ore 23 abbondanti, passeggiata lungo il corso illuminato e affollato, godendo della piacevole temperatura e della mancanza di umidità, ed è ora di dirigersi verso le brande, che domani si inizia!

Venerdì 27 Dicembre
Qualche ora di sonno et voilà, è già mattina e la sveglia ci ricorda che il treno verso Carbonia è prossimo alla partenza: rapida toilette e vestizione, afferriamo due croissant al volo ed eccoci in partenza puntuali, ore 0744.
Il treno semivuoto percorre la periferia della città e le sonnacchiose e verdi campagne che la seguono, un paio di fermate ed ecco la nostra, una stazione in bilico tra due paesi, Villamassargia e Domusnovas, ore 0835.
Smontiamo, superiamo i binari grazie ad un cavalcavia, ci dirigiamo genericamente verso sud ed in mezzora raggiungiamo, via pista ciclabile, il paese di Villamassargia, dove ci fermiamo al bar per fare colazione un po’ più seriamente.
Mezz’ora seduti passa veloce, ed è tempo di ripartire: tra campi e pascoli per le pecore, contornati da ulivi e fichi d’india, su strada secondaria solchiamo la fertile vallata e raggiungiamo S’Ortu Mannu, uliveto storico in cui dimorano alberi secolari, alcuni dei quali davvero enormi (ore 1020). Si stima che Sa Reina, la regina, oltre ad essere l’ulivo più grande del mediterraneo sia pure il più vecchio, avendo all’incirca un migliaio di anni!
Attraversato l’uliveto monumentale iniziamo a risalire su mulattiera le pendici dei colli che, muovendo verso est, abbiamo sino ad ora tenuto alla nostra destra. Trovandoci dunque sul versante nord, lasciamo il sole, che ci ha scaldato finora, per camminare all’ombra, e la differenza si sente!
La salita ci aiuta comunque a mantenerci in temperatura, e continuiamo tranquillamente ad addentrarci nella foresta demaniale del Monte Cadelano, ricca di lecci, roveri e corbezzoli, sempre diretti verso oriente.
Sempre con ampi sguardi alla valle sottostante, raggiungiamo così il punto più alto di questa tratta (342 mslm) in località Sedda Andria Cannas: da qui iniziamo a scendere con decisione fino a giungere al fondovalle, solcato da un allegro torrentello fiancheggiato da eucalipti (ore 1200). Giriamo a destra, imbocchiamo un ponticello per scavalcare il torrente e risaliamo l’altro lato della valle per giungere in breve, sorpassando alcuni ruderi, al piccolo e deserto villaggio minerario di Orbai (ore 1220).
Evidenti i lavori di restauro e manutenzione svolti in tempi recenti: è un peccato dover segnalare che alcune porte sono state sfondate e gli antichi alloggi dei minatori trasformati in ricoveri per il bestiame, a giudicare dallo spesso strato di sterco che ricopre i pavimenti dei locali.
Difficilmente in queste condizioni sarà possibile accogliere camminatori o viandanti.
In ogni caso, tutto sprangato e nessuno in vista: venti minuti di sosta e si riparte, mentre un venticello fastidioso si fa sentire.
Torniamo sui nostri passi per poche centinaia di metri, usciamo dal borgo, fiancheggiamo un paio di ruderi risalenti agli impianti minerari e continuiamo a fiancheggiare le pendici dei colli, serpeggiando in alternanza tra sole ed ombra, in prevalente salita per cinque-sei chilometri: giunti ad una sterrata compatta e veloce, giriamo decisi verso est e percorriamo in falsopiano il boscoso crinale per un paio di chilometri, affacciandoci ancora una volta verso la valle del Cixerri a nord e quella del Sulcis verso sud, in lontananza. Al termine del tratto pianeggiante, una sinuosa discesa di circa sei chilometri verso sud-est ci porta al villaggio minerario di Rosas, attualmente convertito in centro turistico e hotel diffuso (ore 1445).
Inganniamo l’attesa al bar e, sono le 1600, è finalmente possibile fare il check-in: formalità di rito, breve passeggiata, ed eccoci comodamente alloggiati nelle confortevolmente ristrutturate casette dei minatori.
Doccia e riposino, magliette pulite ed è ora di cena… niente ristorante nemmeno oggi, che il cuoco locale ha disertato: siamo dunque costretti a ripiegare sulla pizzeria del villaggio.
Ovviamente ce la facciamo andare bene ma… comunque sia, porceddu, non ci sfuggirai!

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