Tierra de Alma day04 Aliaga _ Teruel _ Rubiales _ Jabaloyas 115km 2010mD+

Ceno al camping, che in paese è sempre tutto sprangato: di fatto è il bar del pueblo, e la vispa Teresa la jefa indiscussa!
Ormai ora di chiusura, rimasti in pochi, ci intrattiene con storie, battute e cantando grandi successi italiani… che tipa!

Notte umida ma tranquilla di fianco al tavolo da pingpong: ore 07.00 sveglia, routine del mattino, affardellamento mezzo e si va alla gasolinera, che altro aperto non c’è: un kinder bueno ed una lattina di  fanta è il massimo di colazione disponibile.
Ore 08.30 e si parte sul serio, basta fare un chilometro e, appena fuori del paese, ecco a sinistra il ponte sul rio La Val che attraverso in direzione Camarilla, sulla A2403 subito in salita.
La traccia segue la carretera alzandosi sul lato sinistro della valle mentre la strada principale corre sotto di me, sul fondo della gola stretto e ricoperto di alberi.
Prendo quota abbastanza velocemente seguendo le morbide curve asfaltate: in basso a destra un pueblo si adagia lungo una curva a gomito della principale nella gola stretta e tappezzata d’alberi, dietro di me le crrste rocciose e le verticali pareti nascondono già il villaggio di partenza.
L’asfalto si allontana verso l’interno della sierra, scollina tra i pascoli ed i campi, scende dolce, e poi spiana (09.00 km04,5).
Ancora un quarto d’ora e lascio lo storico territorio del Maestrazgo (oggi diviso in almeno tre entità burocratiche differenti, mi spiegava Teresa: Matacana, Maestrazgo, Cuenca Minera) entrando in Comunidad de Teruel (09.15 km07 1300mslm): via subito su sterrato tra pascoli, campi e casas de campo… erba alta o altissima, cardi, fondo sconnesso: costeggio a naso i muretti a secco delle antiche divisioni dei poderi per un paio di lenti chilometri, poi aggancio, finalmente, una pista di terra veloce che porta all’asfalto di fronte al cimitero di Camarillas (09.35 km11).
Su pista compatta e scorrevole attraverso la fertile vallata dalla terra rossa, ancora umida del temporale della notte precedente: mi arrampico sui rotondi panettoni che sostituiscono rocce, creste e crinali delle sierras alle mie spalle.
Percorro l’altopiano fino al bivio de La Tafulla (09.55 km15,5 1340mslm), da dove mi butto giù a bomba: ecco emergere dietro ad una cresta il campanile di Aguilar del Alfambra, che rintocca il richiamo per una sosta birra e panino (10.00 km16,5)!
Mezz’ora e spiccioli e son pronto:  attraverso la principale e pedalo su secondaria che sfila tranquilla tra campi e corso d’acqua… al km20 la lascio per attraversare il rio ombroso sulla destra: altra secondaria tra i campi per un paio di migliaia di metri e poi, all’altezza di un vecchio ovile, si sterra duro e sasosso a solcare un secco altopiano arato di fresco.
Salgo, scollino e scendo nella vallata successiva (11.20 km25), giungo ad un bivio e si risale tra campi e “cotos privados de caza”, tra pesanti argille umide ed appiccicose.
Taglio l’altopiano disegnando un labirinto di linee a novanta gradi o quasi… innumerevoli bivi dopo, raggiungo la strada asfaltata in corrispondenza di un allevamento (12.00 km35,5 1400mslm): proseguo veloce tra i campi di grano ancora da mietere fino al pueblo di Cedrillas, dove mi fermo giusto il tempo per una cervezalimon da mezzo ed un po’ di fresco (12.15 km39).
Batte la mezza e via sull’asfalto per qualche colpo di pedale: appena fuori paese sterzo su bella pista gravel a fianco del rio, diretta alla ermita de Santa Quiteria (12.40 km43), dal cui bivio prendo la traccia che si stacca dall’acqua, sale decisa su ghiaia e scende tra i pini in una verde conca.
Sale ancora in bosco fino a raggiungere un pascolo dove ruminano poche vacche rosse (13.10 km47 1440mslm): lo attraverso tutto per continuare a guadagnare quota sul versante opposto… giusto un paio di chilometri  e, durante la scassata salita, la catena salta con un rumoraccio da tragedia e si incasina di brutto!
Gran spavento, ma riesco a sistemare tutto e ripartire (13.25 km49) finendo la salitaccia in pochi minuti, per prendere a sinistra a mezzacosta al bivio successivo.
Le ruote scorrono facili sulla secca sabbia viola della pista, e pedalo in continuo su e giù sulle pendici boscose della sierra, alternando pezzi duri ad altri più tranquilli.
Scendo ad un bivio sospeso tra una valle ed una gola, una casera in mattoni crudi sul crinale (13.55 km54): giù deciso nella strettoia tra i pini, su tratto scassato ma veloce.
Dieci minuti son sufficienti per giungere alla carretera (14.05 km55,5 1320mslm): giù a bomba per un chilometro, poi curva secca a sinistra ad imboccare il ghiaioso sentiero per Teruel, sfilare di fianco al pilastro della Baronia e a dei campi di lavanda dagli ordinati filari per giungere sotto al ponte sopra il quale scorre la Via Verde Ojos Negros, già in parte percorsa qualche anno fa (14.35 km64).
Raggiungo quindi la ciclabile sgroppando sulla rampa sassosa che affianca il viadotto e proseguo in favore di gravità verso Teruel, con qualche vista sulle terre rosse: una via di raccordo si stacca sulla sinistra (15.15 km74,5 920mslm) e mi permette di guadagnare le alture che sovrastano la capitale delle sierras.
La città, anche stavolta, è in festa: sono i giorni della Vaquilla!
Breve sosta per riempire la tanica e bere qualcosa, poi cerco un pranzo veloce: come al solito gran casino, gente ovunque e quasi tutto chiuso… a plaza del Torico, però, trovo ombra, cibo e birra: e sosta sia (15.30 km75 1090mD+)!
Fa caldissimo, quaggiù (siamo comunque sui 900 metri, ma…) e non vedo l’ora di scappare!

Giusto un’oretta e mi muovo, sia pure cazzeggiando: esco dalla città, attraverso il ponte e salgo verso il camino de el Campillo.
La rampa asfaltata è rovente, ed il sentiero che imbocco in un paio di chilometri abbondanti pure!
Sabbia chiara e scistosa, pietruzze luccicanti, distese aride e vuote, non un filo d’aria: magari potevo aspettare un po’!
Raddoppio la distanza ed il panorama delle Terre Rosse fa dimenticare il caldo: canyon rugosi e profondi incisi nella terra, picchiettati di verdi e gialli, sembrano teletrasportati da un film western!
Mi godo il panorama pedalando lentamente e fotografando, poi proseguo sulla pista guadagnando quota tra arbusti, pini ed aride praterie.
Giungo al pueblo di El Campillo (17.50 +km13): tutto chiuso e deserto, nessuno in giro.
Due turisti in auto mi regalano una bottiglia d’acqua; poi mi accorgo che più oltre c’è una fontana attiva, di fronte alla quale faccio una breve sosta.
Le 18 e spiccioli, risalgo alla sierra e percorro una pista forestale tra i pinares, all’orizzonte solo pini e montagne a perdita d’occhio.
Un tratto scassato mi costringe a spingere brevemente, poi più facilmente guadagno la Balsa del Pinar, verde area umida ad interrompere la monotonia dei pinares (18.50 +km18).
Solco l’altopiano gravel tra i pini, poi scassatissima discesa al pueblo di Rubiales, deserto anch’esso (19.00 +km19,5 430mD+): livello l’acqua e breve sosta alla fonte davanti all’Associazione Culturale mentre azzero tutto e carico la traccia successiva.
Potrei fermarmi: c’è l’acqua ed il frontòn per la pelota va bene per dormire, ma… ore 19.05 e torno in pista, letteralmente!
Via tra boschi, campi e pascoli prevalentemente in salita per quasi mezz’ora: poi lascio la pista gravel per la carretera TE6 (19.30 +km02,5) che sale tranquilla verso el puerto Muela Mediana.
Sono ormai nell’area protetta dei Pinares de Rodeno: folta e fresca foresta di pini dove si pedala piacevolmente (19.45 +04,5km 1300mslm).
Abbandono la carretera al bivio per Jabaloyas, da dove la pista scende veloce su fondo ghiaioso (19.55 +km07 1330mslm).
In breve eccomi pedalare sul fondo della valle sotto ai maestosi paretoni rossi della Masia de Ligros; ancora cinque minuti e sono davanti la Casa Forestal de Ligros, dove faccio il punto mappa… ultimo assalto (20.10 +km09,5)!
Sempre pini, sempre ghiaia, sabbia, sassi, sempre salita: scollino al tramonto, le campane battono l’ora (21.00 +km19 1400mslm).
Cinque minuti per scendere in paese, altri cinque per appoggiare la bici ad un muretto: a Jabaloyas, villaggio delle streghe, oggi è giorno di festa (21.10 +20,5km 490mD+)!
Il giardino del bar è rumoroso ed animatissimo: per la festa di San Cristobal, patrono del pueblo, gli abitanti son tornati a riunirsi sulla sierra… e non mi hanno lasciato niente da mangiare!
Ma un bocadillo, un paio di cervezas, cafè ed orujo riesco a procurarmeli, per fortuna!
E per dormire… sotto il portico della lonja!
A posto!

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