OrientXpress Day04 Gorenje Gradisce_Cigoc, km172
Zuppa all’acqua di cimitero scaldata al fuoco fatuo, rallegrata da temporale inesorabile; sonno sepolcrale con sporadici risvegli d’oltretomba causati dal campanile che batte i quarti come Marky Ramone; lampi, tuoni, saette… e nonostante tutto, mi sveglio riposato!
Son le 0600, giusto un quarto d’ora accademico e poi fuori dal sacco che c’è un sacco da fare: ieri notte sotto il diluvio ho dovuto incasinare i borsoni!
Quindi colazione con tè, pane e miele, biscotti e poi si smonta il campo e si riordina.
0740, cielo plumbeo e nubi basse ma via in canotta incurante del fresco mattutino che qua mica si scherza: un quarto d’ora e quattro chilometri e passo Sentjernej, dove la valle si apre e si spiana, rendendo la pedalata fluida e veloce.
Raggiungo in breve Kostanjevica (0815, km430) villaggio che è in realtà isola fluviale sul Krka: entro da un ponte in legno, esco da un altro, nel mezzo gironzolo un po’.
Riprendo la strada ed un’ora dopo (0915 km449) ecco la confluenza del Krka con la Sava. Ancora avanti tra i campi, devio verso Brezice e subito prima di salire per il centro prendo la n420 verso la Croazia: tra Rigonce ed Harmica posa la frontiera (0935, km456).
Incredibile, ma mi controllano il documento sia da un lato che dall’altro: non mi capitava da… Boh?!? Anni, direi.
Appena alzata la sbarra, deviazione causa lavori in corso: rampa in salita selvaggia (ma sul serio), ma con con le gambe fresche me la cavo con qualche bestemmia. Discesa fondifreni e sfondacerchi e riprendo la principale, solo per inchiodare in capo a dieci minuti per arraffare un paio di krapfen.
Cazzo!!! Non c’è l’euro! Ancora le kune??? Maddai! Comunque vabbè, paga con gli spiccioli e facciamo lo stesso. Grazie.
Cinque minuti in tutto: salto in bici, il tempo si decide… piove. Chissenefrega via lo stesso, neanche mi vesto. Ancora cantieri e deviazioni. Cheppalle.
Una dozzina di chilometri dalla frontiera è già quasi Zagabria: l’idea era di evitarla girando per sotto. Chiedo e mi informo: a quanto pare, nada.
Essia: dai di tangenziale e poi via tra i vialoni sovietici e gli autisti un po’… disinvolti. Un’ora e venti chilometri senza capir bene come funziona la circolazione, diciamo, e, finalmente, il centro (1140, km486) bagnato da qualche raggio di sole.
Parecchio movimento ed un sacco di biondone al galoppo, ma a mezzogiorno e qualcosa me ne vo comunque, approfittando della pausa pranzo: strano a dirsi, uscire è quasi meno complicato che entrare, pur restando in ogni caso poco piacevole.
Notevole il comfort offerto dalla sede stradale ottenuta con lastroni di cemento armato: alla guida di un carrarmato lanciato verso l’occidente borghese e decadente suppongo possa essere un vezzo trascurabile, ma con una dueruote carica e non ammortizzata, bè, parliamone!
Per protestare contro il fondo stradale bolscevico, il piano quinquennale e la pioggia governo ladro, mi fermo ad attaccare una doppia braciola di supermaiale ricoperta di uovo all’occhio su letto matrimoniale di patate al forno (1300, km502). Con doppio radler e caffè. Grazie.
Un’ora e mezza spesa bene: riparto con una rotta rinnovata e a Dugo Sevo (1450, km510) mollo la pallosa principale per dirottare verso la Sava. Certo che la allungo, ad occhio di un ottimistico 30% (facciamo un realistico 50?) ma se gavevo paura pedaeare, gnanca no partivo!
Ed insomma di nuovo solitario nella campagna: non più quella slovena da cartolina, ma una più dura, meno patinata ed anzi a tratti già balcanica.
Scavalco l’autostrada ed ecco Jezevo (1520 km518): derrick petroliferi, pseudo isbe diroccate, cicogne. Strano mix.
Passo Posavski (1550, km523) e poi giungo a Topolje (1615, km535), riagganciando l’ideale percorso che avevo immaginato: qui un piccolo traghetto permette di traversare la Sava. Io giro a sinistra ed inizio a seguire l’argine, che si snoda contorcendosi tra i campi ed i villaggi.
Quasi un’ora assecondando le bizze del fiume per giungere a Mahovo (1710, km550) dove si taglia un’ansa del fiume e si ammirano le oche tornare dal pascolo in bell’ordine; proseguire fino a Galdovo (1750, km563), girare per Popovaca e subito dopo per Budosevo, passare Preloscica e Lukavac e giungere a Gusce (1905, km585). Moltissime in questo tratto quelle che sembrano essere delle isbe oversize con balconate e scalinate, per la maggior parte molto belle e molto diroccate: i villaggi oscillano tra parti molto curate ed altre semiabbandonate.
Un sacco di gente indaffarata a tagliare, potare, annaffiare, falciare, ed almeno altrettanta intenta a cenare all’ombra in giardino o sotto una veranda. Pochissime le auto, qualche trattore, un paio di scassatissimi motorini.
Alberi di pere, mele, cartelli che pubblicizzano paprika (peperoni), piante cariche di albicocche, campi di cipolle, di mais, di grano, cavalli al pascolo, oche che sculettano rientrando al recinto, vacche sugli argini, pecore in giardino, capre sugli alberi.
Cani dappertutto. Gatti in caccia. Gatti con la preda. Cicogne a manetta.
Ultimo sforzo: giungo a Cigoc, paese, appunto, delle cicogne (1935, km592), dove la locanda Tradicije Cigoc, con regolamentare cicogna sul tetto, ha un piccolo campeggio ed ospita un festival blues…