Dìa28 Arca – Santiago, 18 km
E allora tutti in branda, sul materasso messo a disposizione dall’Ayuntamiento (qua si chiama Concello, tanto per dire), per qualche ora di sonno nell’affollatissimo polideportivo: effetto serra (o meglio: stalla) e una risacca di molteplici (e per la maggior parte molesti) rumori di origine umana culleranno il nostro meritato riposare!
Sono le 0430 ed i colombiani del materasso accanto si alzano per prepararsi: follia! Mi giro dall’altra parte… Sono le 0530 e la maggior parte dei presenti si mette in moto: non ci penso neanche, e mi rigiro. Sono le 0630, e restiamo solo io, Mario e pochi altri reietti duri al risveglio: breve toilette, frugale colazione e anch’io mi unisco alle schiere dei camminanti, lasciando Mario a presidiare il poli…
Fa ancora buio, alle 07, e tra i boschi di eucalipto ancor di più, ma lo sterrato è leggero e veloce e si va che è un piacere: non c’è storia, e mentre la luce disvela le cose del mondo io procedo spietato macinando chilometri e puto turistas domingueros (e anche alcuni veri pellegrini), giungendo in un paio d’ore presso il monte de Gozo. Scatto una brutta ed inutile foto e via di nuovo, lungo la pista, dapprima, e lungo la carretera poi, fino ad entrare nella periferia di Santiago. Fame maiale e faccio colazione, ma in venti minuti sono fuori di nuovo e, alle 1015, rieccomi qua.
Anno Xacobeo: la porta Santa è aperta per lasciar entrare i pellegrini. Mi avvicino ma lo sbirro di guardia mi informa che lo zaino deve restare fuori: scordatelo!
Mi dirigo all’oficina dei pellegrini per la compostela: coda, e che coda! Tempo stimato: due ore e mezza, forse tre! Di sicuro non ho camminato fin qua per fare la coda per un pezzo di carta, meglio dedicarsi ad altro: coda per entrare in chiesa e prendere il posto per la messa, coda per far visita al titolare della cattedrale nella sua cripta, coda anche alla porta dei pellegrini, ora!
Vado alla pension di Maria, basta suonare il campanello e, magicamente e senza attesa, doccia bollente, pedicure e un po’ d’ordine tra le cose che da un mese porto con me: domani tutto in lavanderia!
Poi un giretto per la città in attesa dell’arrivo di Mario, con cui spartirò la stanza: ma eccolo, e anche per lui il programma descanso total, poi un paio di birre e un bel menù… e per me barba e capelli!
Pomeriggio all’insegna del riposo: passeggiata defaticante e ogni tanto un’un occhiata alla coda per la compostela, a controllare se arrivano faccie conosciute… per ora niente!
Allora, un po’ appesantiti da birre e menù, ci si concede un bel riposino.
Sveglia alle 19, scendo le scale e mi imbatto in alcuni reduci del camino primitivo: sono appena arrivati. Si chiacchiera un po’ di chi è rimasto indietro e di chi dovrebbe arrivare; un’occhiata alla pila di bastoni, ormai inutili, abbandonati dai pellegrini nell’atrio dell’oficina; qualche aneddoto ed il tempo passa: non fosse stato per loro non avrei affrontato le due ore di coda per la cartaccia compostelana, per quanto giubilare!
Arrivare qua è un traguardo che non necessita di alcuna conferma ufficiale o quel che è… e se penso a quanto sbuffo e mi irrito in coda alle poste per pagare le bollette, bhè…
Sia come sia, alla fine (e sono le 21!) usciamo con il rotolino che attesta il compimento dell’impresa: strette di mano e congratulazioni, poi i ragazzi vanno a farsi la doccia e a riposare… io raggiungo Mario e le valenciane per fare un po’ di festa. Qualche birra nella caligine serale di Santiago, che presto si tramuta nella famigerata “nebbia” asturiana, quella a goccioloni che ti bagna e che noi chiamiamo pioggia, poi il rombo di un amplificatore ed il rullare di una grancassa ci chiamano una piazzetta più in là: è tempo di Rock’n Roll!
Oh yesss!!!
E pogare in infradito sotto la pioggia non è mai stato più divertente!!!!