​#ilGiro2017 day14 Anagni_Monte Cassino, 91km

Sabato 15 Luglio

0630 e la sveglia suona in quel del parchetto sotto la piazza di Anagni: presto a sbaraccare che non si sa mai, e alle 0745 già in strada. Pedalando in salita raggiungo la sommità della cittadina, da cui mi calo in discesa a visitare la zona antica, molto interessante. Colazione in piazza e giù ancora, a chiudere l’anello da dove son partito e tornare su, per poi prendere in direzione Cassino. Segnali ad indicare la Francigena… Sarà poi vero? Per ora me ne frego e, fedele al piano, muovo verso Cassino lungo la Casilina: 0830 e 1550km.

Traffico scorrevole e si raggiunge Frosinone prima delle 10, con 25km in più sul coso: salgo un città e scendo dalla parte opposta a riprendere l’asse viario principale.

Uscendo dalla città, cartello francigeno… Ok, ci provo! Subito un muro di un kilometro da pedalare in piedi smadonnando, poi falsopiano, discesa e… puff! Addio chiarezza dei segnali! Ok, provato a destra e sinistra resta solo che prendere la direzione che, a occhio, riporta alla Casilina: discesa bruciafreni e opplá, rieccoci.

Via dritto verso Ceprano (ore 1115, km1595), breve pausa frutta ad Arce e pausa pranzo ad Aquino, ore 1245 km1618. Strada fin qui scorrevole e tasso di coglioni al volante nella media nazionale: non male!

Il paesaggio si fa più aspro, la valle stringe, le colline più scoscese e rocciose… Il vento spira forte in senso contrario e, con i nuvoloni neri, promette pioggia.

Mi godo comunque il mio menù ed un po’ di riposo, ripartendo alle 1430: in mezz’ora a bomba sono a Cassino (km1630) ed inizio a salire verso l’Abbazia, mentre i tuoni brontolano e le prime goccie cadono.

Quella che inizialmente è una pioggierella piacevole, ben presto diventa temporale e poi bufera: pedalo in apnea squassato dalle raffiche di vento, inzuppato fino all’osso. Il vento soffia così forte che pedalare è impossibile: scendo e continuo, spingendo la bici a testa bassa… Non si vede ad un metro, quindi seguo la linea bianca. Finalmente passo il tornante e la mole del monte fa da scudo al vento: riprendo a pedalare mentre i fossati laterali straripano, trascinando rami, foglie e chissà che altro sulla carreggiata… Alcune auto si fermano con le quattro frecce, io non ho scelta e tiro dritto.. bè, non proprio ma insomma… Subito prima di un tornante, mentre sono nuovamente sul lato sbagliato del monte ed obbligato a spingere, mi si materializza di fianco un furgone che spalanca il portello: Dalek mi invita a salire. Porca vacca, e adesso? Ok, non so quanto manca, ma credo di potercela fare, ma come lo spiego ai polacchi? Amen, carico la bici e mi scarrozzano al piazzale dell’abbazia, probabilmente un km e mezzo o due: il coso si ferma a 1637.

L’ingresso in bici sarebbe vietato, ma non me ne accorgo: chiedo di potermi cambiare e gentilmente la signorina della reception mi indica una stanza… tiro giù il borsone dei vestiti e via, asciutto e pulito! Non resta che visitare l’abbazia, con i suoi chiostri, le balconate verso valle e la chiesa su due livelli, di cui la superiore un profluvio barocco d’oro, marmi e stucchi, mentre l’altra un ibrido art nouveau-bizantino… Nelle aree aperte le colombe bianche svolazzanti ovunque fanno pensare ad un set di John Woo! Strane commistioni!

Quasi le 18 ed il diluvio sembra finire: esce anche il sole, ed è ora di ripartire… Antivento e bici pronta: giù!

150 metri ed una voce mi chiama: è Dalek! Con la compagnia di polacchi capitanata da Ezio, italiano che vive a Danzica, occupano un casale vicino all’abbazia: mi fermo per ringraziarli per l’aiuto, mi invitano per un drink… Ritorna a piovere e, vabbè, son fregato: doccia, branda e vodka garantiti!

Na Zdrovje!!!

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